Cultura

SONDAGGIO SCRITTORI PER LA RURALITA’, VINCE IGNAZIO SILONE CON “FONTAMARA”

Seguono a ruota Camon, Malerba, Alvaro, Sgorlon, Jovine e Fenoglio. I lettori di “Teatro Naturale” hanno aderito numerosi; oltre le attese, visto anche il tema. Promuovere una cultura rurale attraverso la letteratura è un passaggio fondamentale per qualificare un mondo spoglio di riferimenti

02 ottobre 2004 | T N

Qualcuno avrà pensato che un sondaggio sugli scrittori non sia come tale una grande idea, in grado di suscitare la necessaria attrazione per portare a termine con successo l’iniziativa. Invece, eccoci a raccogliere con soddisfazione i riscontri dei lettori.
Abbiamo anteposto alla domanda del sondaggio la seguente precisazione, quasi a mo’ di avvertimento: “Invito alla lettura”. E in effetti, dietro la nostra iniziativa si cela ben chiaro l’invito ad acquistare i libri e a leggerli prima di votare. Cosa che in parte è avvenuta, in particolare considerando i titoli di Malerba (La scoperta dell’alfabeto) e Sgorlon (Gli dèi torneranno), meno noti al grande pubblico rispetto ad altri libri, più conosciuti e apprezzati, dei medesimi autori. In ogni caso, a parte alcuni testi, gran parte di quelli da noi proposti non sono purtroppo di stretta attualità editoriale, soprattutto per i temi che trattano. Il libro tra tutti più difficile da reperire è stato Le terre del Sacramento, del molisano Francesco Jovine. Ci auguriamo tuttavia che qualche grande casa editrice si ricordi della sua esistenza e lo rimetta in catalogo tra gli economici.

Ma veniamo ai risultati del sondaggio: Quale romanzo italiano del Novecento ha rappresentato con maggiore adesione ed efficacia il mondo rurale?
A vincere – e forse era prevedibile – è stato Ignazio Silone, con il classico Fontamara, seguito a ruota dal romanzo breve Un altare per la madre, di Ferdinando Camon, risultato anche questo in parte comprensibile. Entrambi i romanzi sono infatti sostenuti dalle scuole, soprattutto Fontamara. Segno, dunque, che se non fosse per la sollecitazione scolastica, ci sarebbe stato un risultato in parte diverso, sicuramente con meno preferenze rispetto alle oltre mille ottenute.



Noi abbiamo parlato di successo del sondaggio, però a ben riflettere rispetto al primo in assoluto, quello riservato ai telegiornali, con oltre quattro mila voti, si nota senza dubbio la minore attenzione ch’è stata riservata in genere ai libri. D’altra parte è un terreno non facile, lo abbiamo scritto a chiare lettere nell’articolo di “primo piano” di presentazione dei libri selezionati per il sondaggio sul numero 31 di “Teatro Naturale” del 31 luglio scorso. Il titolo del servizio è sintomatico: “Facciamoci del male. Torniamo a parlare di libri. Ecco titoli e autori da votare”: (leggi: link esterno).
Comunque, a parte tali evidenze, ci riteniamo più che soddisfatti dei risultati. Anche perché si tratta di un gesto di incoraggiamento alla lettura, di un invito appunto, che in parte è stato accolto. Magari la prossima estate sarà attivato un sondaggio analogo, con altri titoli. Noi insisteremo ancora.
Interessanti inoltre, al riguardo, anche le segnalazioni che ci ha fornito il critico letterario Daniela Marcheschi lo scorso 4 settembre nella rubrica “Voce al pensiero”: (leggi: link esterno).

Insomma, la redazione di “Teatro Naturale” si sta impegnando in una direzione ben precisa: far leggere ai propri lettori alcuni testi tra i più significativi che rimandino alla ruralità. Il perché? E’ facile da intuire: solo in questo modo si può ridare credibilità a un ambito operativo così poco compreso e valorizzato. Già, perché esiste un “pensiero operaio”, legato al mondo industriale, come pure un pensiero ben radicato nella società del cosiddetto terziario, ma a tutt’oggi manca – ed è purtroppo una grave lacuna - un riferimento forte, e non occasionale, che ponga la civiltà rurale in evidenza, soprattutto in ragione delle rapide evoluzioni della società contemporanea. Occorre che si formuli e si delinei un “pensiero rurale”.
Cosa si aspetta a cambiare le carte in tavola? Perché continuare in questa latitanza? Non sarebbe il caso di insistere nell’individuare un profilo intellettuale nuovo e più dinamico anche per la società rurale? O dobbiamo in continuazione pensare questo mondo come un’area a parte, di minorati quasi, di gente senza cultura, che non ha bisogno di ritrovarsi nei libri, nei “propri” libri?

Ci auguriamo solo che “Teatro Naturale” riesca a centrare l’obiettivo, spingendo i propri lettori all’acquisto di libri e alla lettura. Noi ce la mettiamo tutta.
Abbiamo la sezione “biblioteca” e “libri”: la prima riservata a pubblicazioni di carattere strettamente tecnico, la seconda che spazia su più fronti di indagine.
Abbiamo la macroarea “album” con la sezione “visioni”, in cui vi sono alcuni brani estratti da libri e autori che riteniamo essere significativi ed emblematici; la sezione “voce al pensiero” in cui di solito viene intervistato un personaggio della cultura, in genere narratori o poeti, ma non solo; la sezione “figli della terra” in cui si chiede all’intervistato alcuni libri da consigliare; la sezione “cultura”, la quale apre spesso a citazioni bibliografiche; e altro ancora.

Insomma: libri, libri, libri. Perché non leggerli? Non nuoce alla salute. Spengete i televisori, preservate piuttosto la vostra intelligenza e credibilità. Ammesso che vi interessi farlo. Ciascuno sceglie per sé, intendiamoci. Però dal pantano in cui siamo precipitati occorrerà pure risalire. Non vi pare?

L’editoria si è riunita a Roma nei giorni 14 e 15 settembre, per fare il punto della situazione. Volete qualche dato?
Ecco:
- Si legge di più nel Nord e la maglia nera al solito spetta al Sud e alle isole.
- Leggono di più le donne rispetto agli uomini, i figli rispetto ai genitori.
- L’Italia è tra le ultime nazioni europee: c’è da vergognarsi. Siamo il terz’ultimo paese. Dopo di noi il Portogallo e, ultima, la Grecia.
- E’ solo il 41,4% della popolazione ad aver letto almeno un libro all’anno, ovvero 22.834.000 di italiani. Togliendo tuttavia i gialli, i romanzi rosa e di fantascienza, i libri di cucina, i manuali, le barzellette di Totti e i libri dei comici, la situazione precipita.
- Sono poco più di 5 milioni le famiglie di italiani che in casa avrebbero una biblioteca domestica con più di due metri lineari di scaffali.
- Sono solo 1.935 gli esercizi commerciali che si possono definire librerie: 800 tra questi non superano i cento metri quadrati di superficie. Sono solo 290 le librerie con più di 300 metri quadrati e solo l’1% è rappresentato da megastore.
- Un valido aiuto viene dalle iniziative dei quotidiani: si contano non meno di 19 iniziative con più di 400 titoli e oltre 62 milioni di copie vendute nel 2003.