Cultura

FACCIAMOCI DEL MALE. TORNIAMO A PARLARE DI LIBRI. ECCO TITOLI E AUTORI DA VOTARE

E' un'opportunità da non prendere sotto gamba. E' la prima volta che si tenta di mettere in primo piano la civiltà rurale attraverso i segni di coloro che, in veste di narratori, hanno inteso magistralmente rappresentare nei propri romanzi. Il nostro sondaggio diventa così un'occasione da non perdere, trasformandosi in un invito alla lettura

31 luglio 2004 | T N

Quando abbiamo pensato di impostare un sondaggio esclusivamente sui libri qualcuno ci ha subito espresso la propria perplessità. Non avrà successo, è stato detto. Invece, contrariamente a quanto si pronosticava, i voti non sono mancati. Noi ci auguriamo che si risponda sempre più numerosi, ma soprattutto che si leggano tutti e sette i libri che proponiamo.

La domanda del sondaggio è la seguente: Un invito alla lettura. Quale romanzo italiano del Novecento ha rappresentato con maggiore adesione ed efficacia il mondo rurale?
Abbiamo selezionato solo sette tra i tanti titoli in circolazione, considerando gli autori più noti , ma anche a facile reperibilità in libreria o in biblioteca.
Ecco dunque alcune nciascuno degli autori

Corrado Alvaro è nato il aprile 1895 a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, sul versante jonico dell'Aspromonte. E’ il primogenito dei ben sei figli. Padre maestro elementare e fondatore di una scuola serale per contadini e pastori analfabeti. Madre appartenente a una famiglia di piccoli proprietari. A San Luca trascorre l'infanzia tra la natura e la gente della sua terra.
A scuola viene espulso dal collegio. Gravissima la colpa: la lettura di libri considerati allora proibiti. Dopo molte e prestigiose esperienze letterarie e giornalistiche, pubblica le pagine iniziali di Gente in Aspromonte sul quotidiano "La Stampa" del 14 gennaio 1927.
Intensa la sua attività di scrittore, ma muore a Roma il mattino dell'11 giugno 1956 a seguito di una grave malattia. Lascia diversi romanzi incompiuti e altri lavori inediti.
Gente in Aspromonte è la storia di Antonello, figlio di un povero pastore abruzzese, che vive lontano da casa con un lavoro precario. Quando però i soprusi e l’arroganza dei ricchi proprietari terrieri distruggono i pochi beni della sua famiglia, decide infine di rifugiarsi sull’Aspromonte a combattere in difesa degli sfruttati. Pubblicato nel 1930 è considerato ancora un libro di punta del neorealismo.
Il libro è oggi disponibile in edizione economica nella collana “Elefanti” di Garzanti (pp. 186, euro 8,50): link esterno

Un altare per la madre

Di Ferdinando Camon i lettori di “Teatro Naturale hanno letto l’intervista che abbiamo realizzato nella rubrica “Voce al pensiero” il primo maggio scorso: link esterno . Uno degli ultimi suoi libri è uscito per Garzanti nei mesi scorsi e ha per titolo La cavallina, la ragazza e il diavolo. Nel sondaggio compare però uno dei suoi classici, Un altare per la madre. Si tratta di un romanzo intenso e lirico in cui si profila uno struggente ritratto di una donna veneta, una contadina che ha gesti e abitudini che assumono agli occhi dell’autore una esemplarità assoluta. Per onorare la sua memoria il marito erige con le proprie mani una cappella e un altare, forgiato con il rame ricavato dai paioli offerti dai vicini. La madre morta torna in tal modo a rivivere nella memoria della comunità e in un orizzonte aperto alla fede. Il libro lo si ritrova negli “Elefanti” Garzanti (pp. 134, euro 6,50): link esterno L’autore è nato nel 1935 in un paese di campagna in provincia di Padova e dispone di un proprio sito internet: link esterno

Beppe Fenoglio è nato invece nelle Langhe, ad Alba, in provincia di Cuneo, il 1 marzo 1922 da genitori che vivevano di una macelleria. Ha un esordio letterario difficile. Rifiutato dapprima da Einaudi, poi trattato male da Elio Vittorini, che gli impone di rivedere un romanzo per ricavarne due racconti. E’ nel 1952 che Vittorini gli pubblica nei “gettoni” Einaudi la raccolta di racconti I ventitré giorni della città di Alba. Il libro che presentiamo per il sondaggio esce invece nel 1954, sempre nella stessa collana. E’ il romanzo breve ambientato nelle Langhe a tiotolo La malora. Oggi lo si trova sempre da Einaudi (pp. 144, euro 6,20). E’ considerato il capolavoro dello scrittore piemontese ed è la storia contadina di Agostino che, attraverso i propri occhi, evoca la vicenda familiare che vive a inizio del Novecento. I Braida sono poveri contadini delle Langhe la cui vita è oppressa dai segni laceranti della fame che incombe e dal duro lavoro di una terra avara. A tale quadro funesto fa capolino la malora, un’ombra da cui non ci si può liberare. Gli avvenimenti si susseguono, dalla morte del padre alla malattia del fratello rinchiuso in seminario, fino all’inutile lotta della famiglia per tentare di affrancarsi dalla misera condizione in cui vive. Anche i sogni sembra che non possano realizzarsi. Così l’amore per Fede svanisce per via di un matrimonio già programmato con un altro contendente, voluto dai genitori della ragazza. L’unica via di scampo per Agostino è di tornare a lavorare la terra che era stata di suo padre, cosa che comunque accadrà, seppure altri dispiaceri si affacceranno nella sua vita.

Le terre del Sacramento

Francesco Jovine è nato a Guardialfiera, in Molise, il 9 ottobre 1902. Scrittore proletario per vocazione, rappresentò con Alvaro l’ala meridionalista più impegnata nel dare voce ai contadini. Muore a Roma il 30 aprile 1950. Nelle vesti di scrittore non ebbe molta fortuna, ma il suo stile e la lezione morale fu particolarmente apprezzato tra gli altri da Natalia Ginzburg ed Emilio Cecchi. Il romanzo di Jovine che presentiamo è stato pubblicato postumo e ha al centro dell'attenzione le terre del Sacramento, un esteso feudo molisano in decadenza. Proprietario è l'avvocato Enrico Cannavale, persona aperta all’ideale socialista, ma avvezzo al bere, al gioco e alle donne. L’uomo sposa la cugina Laura de Martiis; poi c’è Luca Marano, un ex seminarista figlio di contadini, studente in legge a Napoli e giovane di nobili ideali. E’ intorno a loro che prendono corpo una serie di personaggi tra loro distanti, i "padroni" e i professionisti da una parte e i contadini e i diseredati dall'altra. La storia si svolge tra il 1921 e il 1922, alla vigilia della Marcia su Roma. Enrico Cannavale messo in ginocchio dai molti debiti cerca comunque di gestire la proprietà del Sacramento, pur senza convinzione, delegando la conduzione al proprio fattore Felice Protto, che puntualmente lo imbroglia. La cugina e moglie Laura preferisce occuparsi lei delle terre per tentare di salvare il salvabile, lo fa con grande entusiasmo, investendo proprietà e denaro personali e ricorrendo all'aiuto di Luca quale anello di congiunzione con i contadini.
In ragione delle sue amicizie la donna ottiene credito nonostante incombano sulla proprietà delle ipoteche; ma è possibile disporre del denaro solo se le terre iniziano a produrre. I contadini accettano di anticipare lavoro in cambio della promessa di ottenere, dopo i primi raccolti, degli appezzamenti in concessione. Ma gli eventi volgono in direzioni non volute, alcuni contadini iniziano a ricevere ingiunzioni di sfratto, altri si sono visti invece moltiplicare il canone di affitto. Un'anonima società romana risulta essere la effettiva proprietaria delle terre. Il proposito principale è di allontanare i contadini dai terreni più produttivi, lasciando loro quelli più aridi e difficili da lavorare con condizioni economiche terribilmente ingiuste. Luca non accetta e organizza una ferma opposizione, occupando le terre, ma ci pensano fascisti e carabinieri ad allontanarli. Luca non desiste, ma trova la morte.
Le terre del Sacramento è pubblicato da Einaudi nel 1950, l’ultima edizione risale al 1994, sempre presso lo stesso editore (pp. 273, euro 8,50).

Luigi Malerba

Luigi Malerba, pseudonimo di Luigi Bonardi, è nato invece a Pietramogolana nel comune di Berceto, sull'Appenino parmense, nel 1927. Dopo aver esordito in veste di agricoltore, si è poi laureato in giurisprudenza e dedicato al giornalismo, alla narrativa, alla sceneggiatura cinematografica e televisiva. A Parma, negli anni '50, dirige la rivista di cinema "Sequenze". Nel 1963 pubblica La scoperta dell'alfabeto, nel 1966 Il serpente, nel 1968 Salto mortale (Prix Médicis 1970), Le rose imperiali (1974), Il pianeta azzurro (1986), Il fuoco greco (1990), Le pietre volanti (1992). Per la critica vanno segnalati i volumi Le parole abbandonate (1977), Che vergogna scrivere (1996). Mentre per i ragazzi Storie dell'anno Mille (Bompiani, 1970), Storie e storiette tascabili (1994), Le galline pensierose (1980). Tra le ultime opere si segnalano La composizione del sogno (Einaudi, 2002), Il circolo di Granata (Mondadori, 2002) e, recentissimo, Ti saluto filosofia (Mondatori, 2004).
L’opera di malerba che qui presentiamo è La scoperta dell’alfabeto. l’anziano Amban ritrova nei giornali le parole che ha appena imparato a scrivere e si rallegra come se avesse incontrato un amico. Anche Otello trova rifugia nel mondo della lingua e scopre che nella sua testa le parole si mettevano in fila da sole, una dietro l'altra; venivano fuori perfino con le rime, come nelle canzonette della radio. Sono ventidue racconti nei quali Malerba si sofferma su quanto accade all’interno di una comunità di contadini dell'Appennino parmense. Il libro è disonibile negli Oscar Mondatori (pp. IV – 204, euro 6,20).


Carlo Sgorlon è nato a Cassacco, in Friuli, nel 1930. Ha vinto due volte il premio Campiello (con Il trono di legno nel 1973 e, nel 1983, con La conchiglia di Anataj e una volta il premio Strega (L'armata dei fiumi perduti nel 1985), oltre a numerosi altri premi che testimoniano come questo autore, fedele negli anni alla propria ispirazione ed estraneo a ogni moda culturale, sia sempre stato riconosciuto e apprezzato anche dalla critica oltre che dai lettori. La sua produzione è ricca di più di venti romanzi. Tra i titoli principali: Il trono di legno (1973), Gli dèi torneranno (1977), La conchiglia di Anataj (1983), L'armata dei fiumi perduti (1985), L'ultima valle (1987), Il Caldèras (1988), La foiba grande (1992), Il regno dell'uomo (1994), L'uomo di Praga (2003), tutti editi da Mondadori.
Per i lettori di “Teatro Naturale” abbiamo selezionato Gli dei torneranno, un romanzo pubblicato nel 1977 che segna un ritorno ai grandi valori delle radici della ruralità. Simone, il protagonista, ritorna in Friuli dopo un periodo di emigrazione in Sud America, tenta di chiudere l’esperienza lontano dalla sua terra perché afflitto dalla nostalgia. Incontra una serie di personaggi che lo riconducono tra valli incantate in una condizione popolata di miti antichi ma sempre avvertiti come necessari. E’ un ritorno alla "sacra madre Terra", con le ataviche e immutate credenze religiose. La civiltà contadina del Friuli si scontra qui con le nuove idee, con la convinzione che gli dei torneranno solo se gli uomini sapranno salvare la proria cultura dall'attacco della civiltà massificata attraverso il singolare dono del buon colloquiare.
Il libro compare nel catalogo degli Oscar Mondadori (pp. 306, euro 6,20), ma è purtroppo difficile recuperarlo. Si consiglia di provare nelle biblioteche.

Fontamara

Infine, per chiudere con i sette autori prescelti, è la volta di Ignazio Silone, al secolo Secondo Tranquilli, nato a Piscina dei Marsi, in provincia dell’Aquila nel 1900, da padre contadino e madre tessitrice. L’esordio da narratore avviene proprio con Fontamara, pubblicato a Zurigo, in tedesco, nel 1933. Il romanzo è stato apprezzato ovunque, ma quasi ignorato in patria per almeno vent’anni. Si narra la storia di un paese della Marsica scelto quale luogo simbolo dell’universo contadino. C’è la lotta dell’autore contro l’ingiustizia e gli abusi del potere istituzionale, nel contrasto tra "cafoni" e borghesi. E’ un libro-denuncia sull’oppressione e i soprusi che i contadini abruzzesi hanno dovuto subire. Nel romanzo anche gli accadimenti naturali, come le ingiustizie, diventano una terribile eredità da sopportare, quasi il male dovesse ricadere solo sui contadini. Con Fontamara gli emarginati sono dunque al centro dell’attenzione, non pagando l’erogazione dell’energia elettrica la luce venne tolta e mise l’intero paese in crisi, facendolo sprofondare in uno stato miseria sconvolgente. Intanto anche l’acqua per l’irrigazione venne a mancare e iniziarono le zuffe e le infinite discussioni. La situazione non era facile e nessuno dei cafoni riusciva a capire come evolvessero le circostanze. I Fontamaresi si resero conto che il livello dell’acqua riservato loro scendeva sempre di più di livello, comprendendo in gran ritardo l’inganno. L’acqua, fu detto per sedare la rivolta, sarebbe tornata a beneficio dei Fontamaresi dopo dieci lustri. Peccato che nessuno dei cafoni riuscisse a capire a quanto corrisponde tale periodo. L’insidia delle tasse affinché potessero lavorare era sempre incombente e la burocrazia diventava una minaccia ancora più insidiosa. Era difficile vivere per i semplici di Fontamara, la loro vocazione ad essere gabbati non risolveva alcun problema, anzi ne suscitava di nuovi con risvolti perfino tragici. Seguirono gli eventi della guerra e tra lutti e ingiustizie la minaccia della miseria non accennava comunque a placarsi. Con Fontamara lo scrittore abruzzese riuscì a rappresentare una società rurale perennemente afflitta dalla sopraffazione, ma non priva di virtù eroiche. Altri libri di Silone, altrettanto noti e apprezzati, sono L’avventura di un povero cristiano, Il segreto di Luca e Il seme sotto la neve. Per approfondire la figura di Silone si consiglia di visitare il sito link esterno, in cui ha ubicazione il Centro Studi a lui dedicato. Il romanzo è invece reperibile negli OScar Mondadori (pp. XVI-208, euro 6,80).

Ecco dunque i sette autori con i sete titoli che proponiamo per il sondaggio. Auguriamo a chi ci segue buona lettura e buona estate.