Cultura
La cascina lombarda, figura centrale nella civiltà agricola
Modernità postindustriale e fascino del mondo agricolo convivono bene insieme. Il commento del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici
12 dicembre 2009 | C. S.
Se ne è parlato in un dibattito, alla presenza di un pubblico dâèlite, con Ferruccio De Bortoli, Anna Gastel, Alberto Quadrio Curzio, Claudio Salsi, Gianni Verga, Giuseppe Visconti, in occasione della presentazione, alla Societa' del Giardino di Milano, di uno splendido libro edito da Celip, curatrice Roberta Cordani.
Risaie, vigneti e cascine sono i protagonisti di un nuovo itinerario nella storia, nell' arte e nella tradizione della nostra regione, un viaggio nel quale il lettore viene trasportato grazie a spettacolari fotografie delle campagne che insistono nella Lombardia e ai suggestivi scritti delle più importanti voci del mondo contadino e agricolo, oltre a numerosi illustri accademici, che fanno rivivere il sogno perduto di un tempo.
Un sogno, sia ben chiaro, tale per i contemporanei, il âpiccolo mondo anticoâ è irripetibile, ed è un bene che così sia.
Perché per secoli, fino allâanteguerra, le condizioni di vita dei contadini, eredi della società feudale e delle grandi proprietà nobiliari ed ecclesiastiche, non erano certo ottimali.
Solo con lâavvento della meccanizzazione, dei criteri industriali della conduzione agricola, del benessere diffuso la vita in campagna è diventata, in più casi, preferibile a quella stressante e ammorbata della vita metropolitana.
Una realtà , quella lombarda, che è una eccezione, anche in Italia, per non parlare dei Paesi agricoli per eccezione del Terzo Mondo dove lâagricoltura è destinata esclusivamente alla sopravvivenza.
Con un milione di ettari coltivati, 600 mila ettari di boschi, 80 mila agricoltori, 7 miliardi di euro di giro dâaffari, i primati nella zootecnica e nei prodotti tipici, la nostra regione si colloca ai vertici dellâEuropa. Ma anche su questo comparto grava, pesante, una crisi dovuta principalmente alla concorrenza del resto del mondo.
Quale la sfida, dunque? Alimentare, ambientale e sociale insieme, inserita nel disegno di Expo 2015: specializzazione nella produzione di prodotti di qualità ; risorsa culturale ed ecologia per i cittadini; utilizzo delle cascine (il Comune di Milano è proprietario di oltre 50 di questi tipici edifici, molti da ristrutturare anche con lâaiuto dei privati, diventati pure âaccoglienza di emergenzaâ per i diseredati del mondo come lo furono per il fuggiasco Renzo Tramaglino) come luoghi di aggregazione e di servizio pubblico.
Ma attenzione. Se ancora oggi anche una semplice gita â preferibilmente in bicicletta â porta alla riscoperta di un affascinante mondo rurale (itinerario esempio da Milano alla Lomellina a Vigevano), il paesaggio è creatura molto delicata: se un edificio si può ristrutturare e ricostruire, quanto la natura ci offre, una volta distrutto, è perso per sempre.
La curatrice della pubblicazione, Roberta Cordani ha ringraziato tutti coloro â dai responsabili delle raccolte del Castello Sforzesco ai proprietari delle aziende agricole â che hanno reso possibile la realizzazione dellâopera.
Mentre Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, ha commentato:
âLa cascina lombarda ha avuto una grande importanza storica nella cultura della nostra regione perchè, nella civiltà agricola, è stata strumento di organizzazione della vita della società contadina; antesignana del modello residenziale cittadino dell'Ottocento borghese, e della fabbrica, nell'era industriale. La sua struttura edilizia a quadrilatero, con la casa padronale su di un lato (la parte nobile volta verso l'esterno), le abitazioni dei contadini , i fienili, le stalle ed i granai a perimetro, ed al centro l'aia come luogo di vita collettiva, oltre che di lavoro; le porte di accesso che si sprangavano di notte per evitare oltre che sgradite visite dall'esterno anche il peregrinare per osterie da parte dei lavoratori che vi abitavano. Il tutto rappresentava un vero e proprio nucleo sociale organizzato,basato sulla "mescolanza dei ceti e delle attività lavorative": un modello che impronterà la vita nei palazzi cittadini, quando i proprietari delle terre, a far tempo dalla metà del Settecento, cominciarono a trasferirsi dalla campagna contribuendo a costruire la città modernaâ.
Magnifico il libro La terra delle cascine, ennesima perla editoriale per immagini e raffinatezza filologica di Celip-Casa editrice libreria internazionale Partipilo di Milano (380 pagg., 130 euro) curato da Roberta Cordani.
Scorrerne le pagine è come fare un giro in bicicletta nelle campagne di Lombardia assaporando, con studiata lentezza, visioni, odori, sensazioni che si pensava, si temeva, spariti per sempre.
Invece no. Le cascine e lâaffascinante mondo rurale, la sua civiltà , le sue tradizioni non sono stati fagocitati dalla dissennata politica urbanistica e dallâimporsi della realtà industriale e postindustriale della regione più moderna dâItalia. Dimostrando che un equilibrio è possibile.
In questa pubblicazione, risaltano i risultati di una scrupolosa ricerca effettuata sia negli archivi storici, sia sul campo, dove un team di studiosi e fotografi ha percorso le terre lombarde, per poi riportare il racconto di un mondo sempre vivo e produttivo, oggi come ieri.