Cultura

Un piede in terra, l’altro in mare. Lo sguardo di Silvio Soldini sulla Liguria

I volti e le storie di sette personaggi e sette diverse professioni per raccontare in un film un territorio e la sua gente. Dal pescatore alla floricoltrice, dal marinaio all’ex operaio dell’Italsider, dal portuale all’olivicoltore e al vignaiolo

17 maggio 2008 | T N

Lo scorso 9 maggio, presso il Castello di Riomaggiore, è stato presentato il documentario Un piede in terra, l’altro in mare del regista Silvio Soldini, con i volti e le storie di sette personaggi, tra cui un giovane vignaiolo di Riomaggiore, e un produttore d'olio, così, un modo molto originale per raccontare l’identità della Liguria.

Di fronte ad un folto pubblico, è stato presentato dunque un lavoro davvero interessante. Il documentario-ritratto del noto regista Silvio Soldini è interamente dedicato alla Liguria. E Andrea Rocco, della Liguria Film Commission, ha introdotto alla visione dell’opera - commissionata lo scorso anno dalla Regione Liguria – sottolineandone l’intento non promozionale ma piuttosto “la voglia di raccontare la Liguria per i liguri, rintracciando il filo che percorre e unisce, invisibile, questa regione di confine, così piccola ma anche così diversa”.

Rocco ha poi spiegato che affidare a un non ligure il difficile compito di identificare la comune identità di questa terra è stata una scelta ponderata, perché capace di garantire uno sguardo più obiettivo, distaccato e d’insieme. “Ogni autore ligure, come tutti noi del resto - ha spiegato Andrea Rocco - saremmo infatti spinti a raccontare il nostro pezzetto di costa, dando inevitabilmente una visione parziale e limitata di quella che in realtà è una terra bella, complicata e ricca di sfaccettature”.

Un piede in terra, l’altro in mare
Silvio Soldini ha scelto di ritrarre la Liguria attraverso sette volti, sette storie e sette personaggi, ma soprattutto attraverso il raccolto di sette professioni tipicamente liguri perché indissolubilmente legate al suo territorio: il pescatore, la floricoltrice e coltivatrice di fronde, il marinaio, l’ex operaio dell’Italsider, il portuale, l’olivicoltore e il vignaiolo.

Da Arma di Taggia alle Cinque Terre passando per Genova, Cornigliano e Camogli, si sono susseguite immagini e silenzi, volti e racconti, e poi i rumori distintivi di queste coste: il mare, le sirene delle navi, i motori di piccole imbarcazioni, il frinire delle cicale e lo stridio delle monorotaie. Voci fiere, a volte rotte dall’emozione, hanno raccontato storie di lavori duri e faticosi, di orgoglio e soddisfazioni, ma soprattutto di legami forti, di professioni che ti fanno sentire un tutt’uno con la tua terra impedendoti ti abbandonarla anche nei momenti più difficili.

Così è stato per Alessandro Biagioli, ufficiale e comandante di navi, che dopo avere cento volte girato il Mondo ha sempre fatto ritorno a Genova, per Simone Gambazza, pescatore della tonnara di Camogli, che nonostante ogni nuovo anno di attività rischi di essere l’ultimo non “molla” un lavoro che ama, per Mariangela Cattaneo, floricoltrice e coltivatrice di fronde di Arma di Taggia, che sogna di strappare “ancora due fasce alla montagna” per garantire alla piccola azienda di famiglia la sopravvivenza, per Franco Pellini, ex operaio dell'Italsider di Cornigliano, che non ha mai preso in considerazione, neppure quando se ne è presentata l’occasione, la possibilità di abbandonare l’inferno dell’acciaieria, per Franco Roi Boeri, che con enormi sforzi gestisce un’eredità di ulivi producendo olio color dell’oro, Amanzio Pezzolo, per oltre quarant’anni portuale, che non riesce a immaginare Genova senza il suo porto e il rumore delle sue navi, e per Heydi Bonanini, giovane vignaiolo di Riomaggiore, che a 18 anni ha scelto di tornare alla vigna e ai terrazzamenti a picco sul mare per proseguire una tradizione millenaria che ha reso unico e irripetibile il paesaggio di questo breve tratto di costa ligure.

Degna chiusura di un racconto fatto con lo sguardo e il gusto di un poeta delle immagini come Silvio Soldini, la canzone A Cimm-a di Fabrizio De Andrè, da cui il regista ha tratto il titolo dell’opera.



Fonte: Luca Natale, Cinque Terre News