Cultura
IN MORTE DI ORIANA FALLACI, LA SCOMPARSA DI UNA TESTIMONE DEL TEMPO
Era nata a Firenze nel 1929, muore nella sua città, dopo una lunga malattia. Ha un passato di inviata di guerra, ma è stata a suo tempo una "vedetta" della Resistenza. Ha intervistato i potenti del mondo e i suoi libri tradotti in 30 lingue
15 settembre 2006 | T N
In molti forse gioiranno, tra coloro che l'hanno aversata per le sue idee. Noi riconosciamo in lei la donna di carattere, capace di non retrocedere di fronte alla verità dei fatti. Chi l'ha denigrata, soprattutto negli ultimi anni, per la scomoda posizione avversa all'estremismo islamico, è stato non per il rispetto della verità , ma per posizioni strumentalmente ideologiche.
Onore al merito, per una donna, invece, ch'è stata capace di lscaire una testimonianza forte di fronte allo sfascelo del mondo contemporaneo. Il suo è stato un no deciso alla deriva morale e umana. La ricordiamo con affetto e stima.
Il padre è stato un antifascista di primo piano, tanto attivo e operoso da coinvolgere la stessa figlia all'età di soli dieci anni. Oriana svolgeva egregiamente il compito di "vedetta"; poi partecipò anche a un movimento clandestino, diventando membro del corpo dei volontari per la libertà contro il nazismo.
Da giornalista resteranno impresse nella memoria le sue inchieste e tante interviste con i potenti. Ha collaborato con "L'Europeo" e il "Corriere della Sera". Ed è stata tra l'altro corrispondente di guerra in Vietnam, oltre che in altre grandi guerre
Tra i suoi libri non possiamo non citare "Lettera a un bambino mai nato" (1975), quindi "Un uomo" (1979), "Insciallah" (1990), e, in particolare, il recente "La rabbia e l'orgoglio" (2001), scatenato dall'infame attentato terroristico dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Un pamphlet che in molti in Italia hanno avversato, ma il successo editoriale è il segno di una adesione corale alla sua invettiva: contro il male dei carnefici, contro gli estremismi che si nascondono nella religione, contro il terrorismo e le dittature, contro i fanatismi.
Infine, nel 2004, ritorna sulla scena con "La forza della ragione".
Il suo coraggio ha lasciato il segno, tant'è che si è guadagnata denunce per istigazione all'odio razziale contro i musulmani.