Cultura
Giovanni Marcora, l’uomo del fare
Il 5 febbraio ricorre l’anniversario della scomparsa dell’unico ministro dell’agricoltura italiana che abbia saputo lasciare un segno positivo del proprio operato. Per il resto, l’Italia ha avuto pessimi ministri, salvo poche eccezioni. Teatro Naturale intende onorare la figura di Marcora nella speranza che qualcosa in futuro cambi
05 febbraio 2011 | T N
Il ministro Marcora si è spento il 5 febbraio 1983 a Inveruno, in provincia di Milano, per un male incurabile. Era nato nello stesso piccolo comune il 22 dicembre 1922.
Tutti noi oggi lo ricordiamo per essere stato un bravo ministro agricolo, cosa rara in un Paese che ha solo depredato lâagricoltura, da una parte finanziando cospicuamente molti progetti che non hanno portato a nulla, dallâaltra però sottraendo di fatto anima, energie e risorse finanziarie pubbliche.
Il ricordo di Indro Montanelli
Oggi, a 28 anni dalla scomparsa, nessuno lo ricorda, perché a nessuno, tra le Istituzioni, importa riconoscere i meriti. Ma quanti sono gli addetti allâagricoltura che lo ricordano con slancio e passione? Eppure di lui Indro Montanelli scrisse giudizi felicissimi, giacché Marcora, secondo il grande giornalista, âapparteneva alla razza di quelli da contarsi sulle dita di una sola mano, che volevano fareâ. E ancora, secondo Montanelli âi posti di potere non lo attiravano, e quando gliene dettero uno, il ministero dell'Agricoltura, lo trasformò in un posto di lavoro. A Bruxelles, tutti lo ricordano con un misto di rispetto e di timore. Era forse l'unico esponente politico europeo che non aveva bisogno di farsi accompagnare da esperti né di sollecitare i loro suggerimenti negli spossanti negoziati sulle tariffe delle verdure o sui contingenti del latte. Aveva bisogno solo di un interprete, perché l'unica lingua straniera che parlava con una certa disinvoltura era l'italiano. Ma quando si arrabbiava - e si arrabbiava spesso -, tornava al lombardo, e allora anche l'interprete si trovava in difficoltà . Di un personaggio politico che muore â ebbe a scrivere Montanelli - è raro poter dire: Era un uomo. Di Marcora, è impossibile dire altro"
La vita di Giovanni Marcora in un centro studi
Esiste un centro studi a Inveruno che ricorda Giovanni Marcora, ed esiste un sito istituzionale (link esterno), dove peraltro si rammenta come lâex ministro abbia lavorato intensamente per unâagricoltura rinnovata e moderna, proponendo un nuovo ruolo dell'agricoltura nel contesto economico nazionale. Erano tre in particolare gli obiettivi di lungo termine: il miglioramento dei redditi e delle condizioni di lavoro degli addetti all'agricoltura; il riequilibrio della bilancia agricolo-alimentare; la garanzia di approvvigionamento, a prezzi equi, dei consumatori.
Le diverse tappe di una vita
Marcora lo si ricorda per alcune tappe essenziali: la lotta resistenziale, l'impegno politico nelle fila della Democrazia cristiana e in Parlamento, il ruolo di amministratore locale, ma anche quello di imprenditore nel campo delle costruzioni edilizie e del settore primario. Marcora, inoltre, lo si ricorda anche per essere stato uno tra i ministri più "longevi" nella storia politica del Paese, dal momento che ha guidato il dicastero dell'Agricoltura fra il 1974 e il 1980, per poi passare a quello dell'Industria nel biennio 1981-1982.
Originario di Inveruno, il padre era un macellaio e piccolo allevatore, si diploma geometra nel 1941 e successivamente, dopo l'8 settembre 1943, a soli 21 anni, diventa partigiano con il nome di battaglia di Albertino, che gli resterà caro per tutta la vita, agendo fra l'Altomilanese e l'Ossola, e partecipando alla liberazione di Milano il 25 aprile 1945. Molti anni dopo avvierà una attività di allevamento bovino a Bedonia, sull'Appennino parmense; nel 1953 è tra i promotori della corrente democristiana della Base, esperienza che lo legherà , fra gli altri, a Enrico Mattei, Ezio Vanoni, Luigi Granelli, Giovanni Galloni e Ciriaco De Mita; ricopre quindi diversi incarichi nella Dc, fra cui quello di segretario provinciale di Milano e di vicesegretario nazionale. Nel 1968 viene eletto per la prima volta senatore nel collegio di Vimercate. Fra il 1970 e il '75 e dal 1980 fino alla morte è sindaco di Inveruno. La consacrazione politica â si egge nella sua nota biografica riportata nel Centro studi Giovanni Marcora, arriva nel 1974, quando Aldo Moro lo chiama al Governo come ministro dell'Agricoltura; Marcora vi resta ininterrottamente alla guida fino al 1980, passando poi a quello dell'Industria nel biennio 1981-82. Sono considerate epiche le sue battaglie a Bruxelles, dove difende gli interessi prima dell'agricoltura, poi dell'industria italiana nel consesso europeo. Tra lâaltro viene varata proprio negli anni del suo operato la nota "legge Quadrifoglio", a favore dellâagricoltura. Giovanni Marcora si spegne a Inveruno, per un male incurabile, il 5 febbraio 1983.
Il suo impegno per lâagricoltura
In occasione del 23° anniversario della morte di Giovanni Marcora il Centro Studi Marcora di Inveruno, in collaborazione con il giornalista-storico legnanese Gianni Borsa, attivò un sito internet dedicato alla figura del grande statista. Il sito è rubricato all'indirizzo www.centrostudimarcora.it, e qui si puossono leggere molti documenti utili per chi voglia approfondire la conoscenza di Giovanni Marcora. Il presidente del Centro studi è Gianni Mainini e da anni è in corso un premio Giovanni Marcora per lâagricoltura, segno di quanto sia astato importanbte e centrale, per la nostra agricoltura, la figura di Marcora, di cui come abbiamo ampiamente precisato è stato ministro dellâagricoltura, ininterrottamente per sette governi dal 1974 fino al 1980.
âIn questo ufficio â riferisce il presidente del Centro studi Gianni Mainini - dà dimostrazione di tutte le sue capacità , riuscendo sul fronte interno a dare dignità a un mondo agricolo trascurato per la preponderanza delle problematiche industriali su quelle rurali e per la scarsa attenzione della politica ai suoi problemiâ; riesce così âad incrementare il reddito agricolo con iniziative strutturali che verranno sempre ricordate dai suoi agricoltori, che finalmente si sentono anche valorizzati socialmenteâ.
Non solo, secondo quanto mette giustamente in luce Mainini, a livello comunitario Marcora âdiventa paladino delle ragioni italiane, finora neglette, ma soprattutto diventa fautore all'interno della Cee e nel pieno rispetto dei regolamenti comunitari, delle ragioni dell'agricoltura nei confronti di altre produzioniâ. Riesce inoltre âa scardinare gli impliciti, coriacei, accordi tra le agricolture continentali forti a vantaggio di quelle mediterranee, più deboli sotto il profilo organizzativo e produttivoâ.
Il ricordo di Teatro Naturale
I nostri lettori sanno bene quanto abbiamo a cuore lâagricoltura, e sanno anche bene come questa sia sempre sacrificata ad altri interessi, penalizzando fortemente un tessuto sociale che ora lentamente abbanonda i campi, perché non vi è più una giusta ed equa remunerazione per chi lavora. La situazione attuale la conosciamo tutti. Câè un continuo abuso che si traduce in fondi sperperati, spesso assegnati a chi gestisce dal di fuori lâagricoltura, senza dunque curarsi di ciò che lâagricoltura rappresenta per lâItalia: una vera risorsa disattesa, che nessuno ha più voglia di difendere e tutelare al di là delle sole parole. Marcora era lâuomo del fare, adesso abbiamo dei tromboni che si sono succeduti indecorosamente al dicastero agricolo. Chissà se non verrà fuori un altro Giovanni Marcora. Eâ un augurio che sentiamo di fare alla nostra agricoltura, prima che scompaia definitivamente nel suo ruolo di centralità che invece meriterebbe ampiamente.
Ecco, è così che vogliamo ricordare Giovanni Marcora, a distanza di 28 anni dalla sua scomparsa: con nostalgia e con un grande desiderio che lâItalia agricola finalmente rinasca e risorga dal suo declino inarrestabile in cui sta precipitando. Un rinascimento nel suo nome e nellâesempio che ha lasciato Marcora è un buon auspicio per tutti. Finora abbiamo asistito a proclami, ma non a fatti concreti. Esibire i muscoli, metendo in mostra alcuni finti successi non serve a niente. Occorre una vera politica agricola in Italia, una politica di indirizzo che è finora mancata.