Mondo Enoico

Per il vino la fine del tunnel è ancora lontana

Dati positivi sull'export5 nei primi tre mesi del 2010 ma il nettare di Bacco continua a spuntare prezzi da acqua minerale. Il prezzo medio al litro è tornato quello del 2003

26 giugno 2010 | T N

Secondo l’Ufficio studi dell’Associazione enologi enotecnici italiani - Assoeno-logi, l’organizzazione che raggruppa il 90% dei tecnici operanti nel settore vi-tivinicolo, che, come di consueto ha elaborato i dati Istat, il primo trimestre del 2010 è foriero di ottimismo. La crisi mondiale che ha condizionato negativa-mente il trend negli ultimi negli ultimi diciotto mesi mostra decisi segnali di re-cupero che sono sintetizzati nei dati di questa prima parte del 2010: valore + 8,4% e + 8,0% i dati nei volumi.

Si tratta di dati entusiasmanti se non si tiene conto del quadro storico.

Nel 2003 le nostre vendite all’estero, dopo dieci anni continui di crescita, hanno “segnato il passo” con un decremento di vendite in volume del 16%. Nel 2004 è iniziata la risalita, nel 2005 si è incominciato a recuperare il perduto.
Nel 2006 sembrava fosse tornata “la primavera del vino italiano” visto che il nostro export è cresciuto dell’11,8% in volume e del 5,6% nei valori.
Nel 2007 le nostre performance sono ulteriormente aumentate grazie a un’impennata dei valori, lievitati del 7%. Il prezzo medio di vendita al litro del nostro vino all’estero è schizzato da 1,75 a 1,90 euro con un incremento record dell’8,5%.
Nel 2008, nonostante l’inizio della crisi congiunturale, le nostre bottiglie hanno tenuto nei valori ma sono crollate nei volumi del 7,4%.
E arriviamo al 2009 dove abbiamo toccato il massimo della schizofrenia dei mercati con un incremento del 6,2% nei volumi ed un decremento del 6,1% nei valori, facendo ritornando il prezzo medio al litro indietro di sei anni, con un decremento rispetto all’anno precedente di ben l’11,6%.

“I fattori che possono indurre all’ottimismo – sostiene Giuseppe Martelli, diret-tore generale dell’Assoenologi - riguardano la ripresa delle economie del Sud e Nord America, che avevano penalizzato pesantemente il dato export del 2009. A conforto di questa accelerazione decisiva si registrano l’espansione della domanda in tutte le aree, compresa l’Unione Europea, che gioca un ruo-lo cuscinetto nei momenti di maggiore difficoltà, in grado di sostenere la do-manda nelle fasi più acute della contrazione dei consumi”.

Continua Martelli: “Nel primo trimestre troviamo dati con segnali positivi dopo un lungo periodo d’incertezza e sofferenza per le imprese italiane. L’espansione della domanda non registra una crescita dei valori medi unitari fermi a € 1,78/litro, lasciando le aziende in una delicata fase di pressione fi-nanziaria, Il perdurare delle forti pressioni sui prezzi non aiuta nell’immediato le imprese dai vincoli di bilancio."

Il dato sui volumi è il più elevato degli ultimi quattro anni pari 4,5 milioni di et-tolitri contro i 4,2 del primo trimestre deI 2009. Sul versante dei valori il dato gennaio – marzo 2010 si ferma a 816 milioni di € contro i 753 del 2009. I valo-ri unitari mostrano un’impercettibile variazione positiva dello 0,4%.

Dal punto di vista geografico l’Ufficio studi Assoenologi rileva come la ripresa per il vino italiano c’è ed è tangibile. La domanda è sostenuta, le variazioni dei volumi sono ampiamente sopra le due cifre eccetto per l’Unione Europea (2,4% valore e 3,6% volumi) e Oceania (31,5% e 5,8%). I tassi di crescita dei valori sono più contenuti, con una conseguente flessione dei valori medi unitari.

Riprende a crescere il Nord America +14,8% in valore e +15,7% in volume ri-guadagnando il terreno perduto nel 2009 soprattutto nel mercato statunitense. Non privo di significato il balzo del Sud America +73% e +77% rispettivamente valore e volume; così come il Medio Oriente + 10% volume e + 45% in valore.

Se è vero che, nonostante tutto, il vino italiano nel Mondo piace e continua ad essere richiesto, è altrettanto vero che il consumatore, sempre più attento e con un minor potere di spesa, esige che la qualità “costi poco”. Costi bassi e qualità alta quindi, un concetto che si sta radicando e che sarà difficile da diluire quando la crisi sarà finita.
Questa situazione, ovviamente, si sta negativamente ripercuotendo anche sul valore dei vigneti. Secondo Assoenologi, fatta eccezione per alcune “iso-le felici”, mediamente il valore delle nostre superfici vitate a uva da vino è sceso dal 2006 al 2009 del 20%. Un altro discorso che, anche se generaliz-zato, nei tradizionali paesi produttori europei, ci deve mettere in guardia sul futuro del comparto.
Quindi è inutile negarlo, il settore vitivinicolo sta vivendo un momento di par-ticolare difficoltà sicuramente conseguente alla crisi economica mondiale, ma anche ad un’offerta superiore alla domanda, alla difficoltà di presidiare le quote di mercato, al continuo confronto con concorrenti agguerriti che pos-sono contare su una maggiore standardizzazione del prodotto, che sono spesso economicamente più competitivi grazie soprattutto ai minori costi di produzione, che possono vantare una forte aggregazione dell’offerta.