Mondo Enoico

GARGANEGA E TREBBIANO, I VITIGNI CHE HANNO FATTO GRANDE IL SOAVE

La storia vitivinicola di questo territorio nel Veronese si perde nei secoli, la sua denominazione risale agli Svevi di Re Alboino. La zona non vive tuttavia solo dei fasti del passato. Esprime al meglio anche un florido presente. Un nobile vino che si è guadagnato il titolo di “eminente Classico vino bianco d’Italia”

10 aprile 2004 | Graziano Alderighi

Molto antiche sono le testimonianze della coltivazione della vite nella zona del Soave, la più accreditata origine di questo nome risale agli Svevi, popolo tedesco che calò in Italia con Alboino. Sono davvero tanti i documenti che parlano del territorio e del vino qui prodotto. La loro fama si sviluppò soprattutto all’inizio del Novecento, quando le maggiori case enologiche veronesi promossero il Soave, fino ad arrivare all’ambita qualifica di “eminente Classico vino bianco d’Italia”.
Merito di una morfologia dei terreni, della loro origine vulcanica unita ad affioramenti calcarei, un’evoluzione di milioni di anni capace di regalare vini limpidi e dorati.
Caratteristiche pedoclimatiche e un lungo lavoro di studio di zonazione viticola sono i valori che contraddistinguono la storia vinicola del luogo che fu la prima zona tipica riconosciuta nel 1931. La tutela dell’identità è stata ribadita con il riconoscimento della Denominazione d’origine controllata nel 1968, mentre nel 1998 arriva la Docg per il Recioto di Soave, alla quale si affianca nel 2001 la Docg per il Soave Superiore.
La zona di produzione è situata nella parte orientale dell’arco collinare della provincia di Verona, a nord dell’autostrada serenissima, tra il 18° e il 25° km tra Verona e Venezia. Essa comprende in tutto o in parte i territori dei comuni di Soave, Monteforte, San Martino Buon Albergo, lavagno, Mezzane, Calmiero, Colognola, Illasi, Cazzano di Tramigna, San Bonifacio, Roncà, Montecchia, San Giovanni Ilarione.

Garganega
Qui soprattutto la Garganega, il vitigno principale della denominazione, ha trovato nel corso dei secoli un habitat ideale sui rilievi collinari delle valli dell’Alpone, del Tramigna, dell’Illasi e del Mezzane. Questo vitigno non possiede un spiccata aromaticità ma un piccolo patrimonio di profumi di cui la mandorla e i fiori bianchi sono i più nitidi. È caratterizzata da uno sviluppo biologico molto lungo, tanto da giungere a maturazione in ottobre. La buccia è dura e particolarmente gialla, quasi rossa, quando è matura. Non ha un’acidità preponderante ma piuttosto un interessante equilibrio di estratti e zuccheri.

Trebbiano di Soave
Storicamente molto presente nei vigneti, soprattutto per l’alta produttività, ha lasciato sempre più posto all’esuberanza della Garganega. Solo in questi ultimi anni sta riproponendosi come partner ideale per tracciare nuovi profili enologici, combinando la sua sapidità e vivacità con la struttura e la densità tipiche della Garganega. Naturalmente, rispetto al passato, per i nuovi impianti si cercano pochi grappoli per ceppo e una maggiore concentrazione.

Proprio rivalutare i plus qualificanti di questi due vitigni, equilibrare le produzioni adattandole al territorio per esaltare il carattere e l’identità dei vini qui prodotti rappresenta il lavoro e lo scopo principale del Consorzio di tutela.