Mondo Enoico

Sul fronte vino è ormai scontro aperto tra tecnica e origine

La nuova ocm vino sembra disegnare un futuro tecnologico ma alcuni ribelli pensano ad un diverso percorso tutto legato al territorio

25 ottobre 2008 | Graziano Alderighi

Nel mondo del vino tradizione e innovazione, origine e tecnica hanno seguito percorsi comuni e condivisi per lungo tempo ma ora pare che l’equilibrio si sia spezzato.
Sono nate due fazioni, l’una legata al valore della terra, del lavoro in proprio nei campi, l’altra all’innovazione tecnologica e della globalizzazione del valore del vino.
Nel tentativo di avvalorare le loro tesi entrambe le parti portano validi ragionamenti, dati di mercato, tendenze di consumo.

In questo contesto è nata la nuova ocm vino, con tutte le sue contraddizioni.
L’organizzazione comune di mercato è quindi la fotografia più attuale del comparto vitivinicolo europeo, un settore che non è riuscito a trovare un compromesso sulla strategia per il proprio futuro.

Così è nata la Federazione italiana dei vignaioli indipendenti, un’associazione vicina a Slow Food che ha a disposizione un ampio spazio del padiglione 5 del Salone del Gusto di Torino.
Si battono contro la “banalizzazione vitivinicola” e contro i grandi gruppi industriali, i fondi, le finanziarie che investono in aziende viticole.
Il Presidente di questa neonata Federazione è un valdostano di 61 anni, Costantino Charrère, che illustra così la filosofia dell’associazione “riuniamo viticoltori che lavorano rispettando la naturale fertilità dei suoli e l’equilibrio degli ecosistemi, e che mettono l’origine dei loro vini e il legame col territorio in cima al loro impegno quotidiano.”
Una logica comprensibile, la supremazia dell’origine sulla tecnica.

L’Europa dei mille territori vitivinicoli si scontra però talvolta con logiche di marketing e di mercato.
E’ infatti vero che territori troppo piccoli, con volumi ridotti hanno grandi difficoltà a impostare politiche e strategie commerciali e promozionali veramente efficaci, in particolare sul piano internazionale, e come ha ricordato recentemente Paolo Bruni, Presidente di Fedagri “iniziative come i farmers market e la vendita diretta hanno un fascino che è facile comprendere, quello degli slogan. Dinanzi alla suggestione e alla facile demagogia di questi slogan, vorremmo per un attimo porre l’evidenza che solo i numeri possono dare. Il nostro paese produce 50 milioni di ettolitri di vino e i consumi nazionali non superano i 25.”
Se quindi l’Europa vuole dominare a livello internazionale deve anche adeguarsi alle tendenze emergenti, che indicano chiaramente che è più semplice vendere il vitigno rispetto al territorio e che, per competere alla pari con realtà vitivinicole emergenti, occorre anche introdurre tecniche enologiche innovative.

In questo clima si cercano anche soluzioni innovative che sfruttando le moderne tecnologie possano mettersi al servizio del territorio.
Durante il convegno “Terra e Vino”, organizzato dalla Commissione Italiana dell’Anno Internazionale del Pianeta Terra (IYPE), in collaborazione con il Parco Nazionale delle Cinque Terre, è emersa la possibilità che le etichette delle bottiglie di vino potrebbero contenere tutte le informazioni geologiche del territorio di origine.
I processi territoriali, i cambiamenti climatici e la degenerazione dei suoli influenzano, in maniera determinante, sia la qualità che la quantità della produzione vinicola.
Poter introdurre, già nelle etichette delle bottiglie di vino, informazioni scientificamente corrette, ma con un linguaggio adatto al grande pubblico, sulle peculiarità dei suoli e del paesaggio ospitante i vigneti, rappresenta un elemento di chiarezza e trasparenza nei confronti del consumatore e un valore aggiunto a beneficio del comparto turistico.

Nel frattempo prendiamo atto che il settore pare navigare in buone acque, almeno per quanto concerne l’export.
Le esportazioni di vino italiano nel 2007 hanno raggiunto la cifra di 3.412 milioni di euro, pari al 16,8% di tutto l'agroalimentare italiano esportato. In termini di volume, la quantità esportata è di 18,2 milioni di ettolitri, pari a oltre il 40% della produzione complessiva di vino del 2007. Undici sono i mercati leader (ai primi posti Usa, Canada e Giappone), nei quali si concentra il 90% circa delle esportazioni del nostro Paese.