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L’OCM VINO SI PRESENTA AL PUBBLICO. LUCI E OMBRE: PIACE AGLI ITALIANI IL DIVIETO DI ZUCCHERAGGIO MA PREOCCUPANO LA POSSIBILE RIDUZIONE DEI FONDI DESTINATI AL SETTORE E LE NORME SULL’ETICHETTATURA

Ridotti alla metà, 200.000, gli ettari che la Fischer Boel vorrebbe che i vitivinicoltori europei estirpassero, per poi liberalizzare gli impianti di vigneto già nel 2013. Un probabile controsenso ma non l’unico. La maggior parte delle reazioni sono di cauto scetticismo, lo stesso De Castro fa sapere che “ci aspetta un lungo lavoro negoziale”

07 luglio 2007 | Graziano Alderighi

La Commissione europea ha adottato le proposte relative ad un'ampia riforma dell'organizzazione comune del mercato vitivinicolo, presentate dopo oltre un anno di dibattiti con tutti gli ambienti interessati sulle idee lanciate nella comunicazione del giugno 2006.
Gli obiettivi dichiarati della riforma sono aumentare la competitività dei produttori europei, riconquistare mercati, equilibrare l'offerta e la domanda, semplificare le norme, preservare le migliori tradizioni della produzione vitivinicola europea, rafforzare il tessuto sociale delle zone rurali e salvaguardare l'ambiente. Un punto cruciale della riforma è far un uso migliore delle risorse di bilancio disponibili (1,3 miliardi di euro) che rimarranno comunque invariate.
In base alla proposta saranno immediatamente soppresse tutte le misure di sostegno del mercato dimostratesi inefficaci, come i vari aiuti per la distillazione, il magazzinaggio privato e le restituzioni all'esportazione. Sarà proibita anche l'aggiunta di zucchero per arricchire il vino, il cosiddetto "zuccheraggio", e sarà soppresso l'aiuto per l'utilizzazione di mosti per l'arricchimento, che era stato istituito per compensare il costo superiore del mosto rispetto allo zucchero. La distillazione di crisi sarà sostituita da due misure di gestione delle crisi, finanziate a partire da dotazioni finanziarie nazionali. Una parte più cospicua di risorse andrà a finanziare la promozione dei vini europei, in particolare sui mercati dei paesi terzi. Per un periodo transitorio di cinque anni saranno mantenute in vigore le restrizioni agli impianti e i produttori non competitivi avranno la possibilità di abbandonare il settore con un aiuto finanziario interessante. Dopo il 2013 saranno abolite le restrizioni agli impianti per permettere ai produttori competitivi di espandere la produzione, se lo desiderano. Saranno semplificate le regole in materia di etichettatura e l'Ue adotterà alcune pratiche enologiche ammesse da tutti i paesi produttori che fanno parte dell'Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino. La politica della qualità si baserà sull'origine geografica dei vini. Gli Stati membri riceveranno una dotazione finanziaria nazionale e potranno scegliere all'interno di una gamma di misure quelle più adatte alle situazioni locali. Saranno trasferite maggiori risorse allo sviluppo rurale per finanziare misure come l'insediamento dei giovani viticoltori e la protezione dell'ambiente.

"Abbiamo avuto un anno di intenso dialogo su come ristabilire la leadership del settore europeo del vino. Ho visitato molte regioni produttrici di vino per ascoltare le loro preoccupazioni e spiegare le mie idee. La nostra proposta odierna tiene conto delle preoccupazioni emerse, in quanto rafforza la promozione dei nostri vini sui mercati di esportazione e limita l'estirpazione nelle zone sensibili sotto il profilo ambientale - ha affermato Mariann Fischer Boel, Commissaria per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale - Attualmente sprechiamo troppo denaro, oltre un terzo della dotazione di bilancio, per eliminare le eccedenze di vino anziché migliorare la competitività e la promozione dei nostri vini. Sono convinta che la mia proposta darà nuovo slancio al settore vitivinicolo europeo e ci permetterà di ridiventare meritatamente i migliori e i più grandi del mondo. Perciò, bando alla retorica e facciamo quel che è meglio per i nostri produttori e consumatori di vino."

“Pur avendo parzialmente tenuto conto di alcune indicazioni avanzate dall’Italia assieme ad altri Paesi dell’area Mediterranea – ha commentato il Ministro De Castro - la proposta adottata dalla Commissione ci pone nella prospettiva di un lungo e intenso lavoro negoziale. La proposta contiene elementi che dovranno essere oggetto di approfondimento quali la liberalizzazione dei diritti di impianto e l’eliminazione della distillazione dei sottoprodotti. Ma soprattutto nell’ottica di un sempre sostenuto sforzo per il riconoscimento e la tutela del nostro patrimonio agroalimentare di qualità, appaiono di scarsa efficacia le disposizioni riguardanti le denominazioni di origine. Quanto contenuto nella bozza Fisher Boel non appare infatti idoneo a tutelare sufficientemente i vini di qualità europei.”

L’impianto della proposta di riforma dell’Ocm vino formalizzato dalla Commissione guarda al mercato, di conseguenza l’imprenditoria vinicola italiana che si riconosce nella Confederazione Italiana della Vite e del Vino (l’anima politica dell’Unione Italiana Vini) esprime moderata soddisfazione per una filosofia capace anche di scelte coraggiose come l’eliminazione dell’uso del saccarosio. “Al tempo stesso però - precisa Andrea Sartori, presidente della Confederazione - non condividiamo l’idea di riportare l’indicazione di vitigno e di annata sull’etichetta dei vini da tavola e richiamiamo l’attenzione sulla delicata questione della liberalizzazione degli impianti, che dovrà comunque essere guidata affinché non sconvolga gli assetti di mercato. In merito alla nuova impostazione sulle denominazioni d’origine, si deve assolutamente evitare il rischio di smontare un impianto che in Europa vanta oltre 200 anni di storia e che è parte essenziale della nostra cultura”. Decisamente positivo il capitolo “promozione”, ma bisognerà prestare particolare attenzione alla questione fondi disponibili anche per il mercato comunitario.

L’Andovi, la Cnaoc, la Conferencia, la Federdoc e l’Ivdp criticano la Commissione e la definizione molto vaga della denominazione di origine del testo legislativo.

Per la Commissione, l’origine delle uve basterebbe a conferire la denominazione d’origine, poco importa il luogo di trasformazione delle uve in vino. “Questa proposta non è accettabile perché rimette in discussione più di 200 anni di storia : dobbiamo mantenere un legame forte con il territorio e respingere l’idea che la vinificazione possa farsi a centinaia o migliaia di chilometri dalla zona di raccolta delle uve.” incalza Riccardo Ricci Furbastro, Presidente della Federdoc.

Le cinque organizzazioni si oppongono alla proposta di liberalizzazione degli impianti a partire dal 2014. Potrebbe portare ad un incremento di 1 milione di ettari di vitigno europeo a denominazione d’origine. “La libertà di impianto rischia di destabilizzare il mercato dei vini a denominazione d’origine, i quali non saranno al riparo da sovra produzione, crollo dei prezzi e a lungo termine potrà minare gli sforzi qualitativi compiuti” dichiara Christian Paly, Presidente della Cnaoc.

Ferventi difensori di una politica di riconquista dei mercati, di comunicazione e di ristrutturazione della filiera, i professionisti denunciano la mancanza di ambizione della Commissione. Sono sorpresi della proposta in materia di promozione: un budget limitato di 120 milioni di euro per la promozione nei paesi terzi e un budget ridicolo di 3 milioni di euro per la promozione sul mercato UE. “Siamo molto delusi per la scarsità di mezzi che la Commissione attribuisce alla filiera per porsi in maniera offensiva sui mercati. Abbiamo l’impressione che la Commissione non misuri la portata della posta in gioco. A titolo esemplificativo, il mercato interno rappresenta da solo il 67% del mercato mondiale” afferma sorpreso Joaquim Madeira, Presidente dell’Andovi.

Pur riconoscendo che la Commissione ha migliorato il testo legislativo, i produttori ricordano che la proposta in materia di protezione e di difesa delle DO deve essere rafforzata. “Non capiamo perché la Commissione autorizzi la registrazione di vini con indicazioni geografiche di paesi terzi che sono in conflitto con delle denominazioni di origine europee di prestigio. Allo stesso modo, è inconcepibile permettere alle marche c.d. note di opporsi alla registrazione di una denominazione d’origine e di negare questa possibilità alle denominazioni d’origine note”, insiste Jorge Monteiro, Presidente dell’Ivdp.

Gli elementi della proposta in sintesi:
Abolizione delle misure di gestione del mercato: saranno immediatamente abolite fin dal primo giorno di entrata in vigore della riforma le seguenti misure: la distillazione di crisi, l'aiuto per la distillazione dei sottoprodotti, la distillazione in alcole per usi commestibili e dei vini ottenuti da varietà a doppia classificazione, l'aiuto al magazzinaggio privato, le restituzioni all'esportazione, l'aiuto per il mosto destinato all'arricchimento del vino.
Divieto di impiego di zucchero per l'arricchimento: l'uso di zucchero per arricchire il vino sarà proibito a partire dal primo giorno di entrata in vigore della riforma. Questa pratica non risponde alle definizioni dell'OIV né dell'UE. Porre fine alla pratica dello zuccheraggio e all'erogazione dell'aiuto per il mosto permetterà di mantenere l'equilibrio tra il nord e il sud dell'Europa e tutti i produttori elaboreranno vino esclusivamente con uva e mosto non sovvenzionato.
Regime di estirpazione: i viticoltori che desiderano abbandonare l'attività nel settore potranno beneficiare di un premio di estirpazione, del tutto volontario. Nel primo anno il premio sarà del 30% superiore ai livelli attuali e, per incoraggiare una adesione rapida al nuovo regime, il premio decrescerà nell'arco del quinquennio previsto. Per evitare problemi sociali e ambientali, gli Stati membri potranno limitare l'estirpazione nelle zone di montagna e in forte per pendenza e nelle regioni sensibili sotto il profilo ambientale e cessare l'estirpazione non appena la superficie espiantata raggiunge il 10% della superficie vitata totale del paese. La superficie totale da estirpare sarà di circa 200.000 ha. La dotazione finanziaria riservata a tale regime scenderà da 430 milioni di euro nel primo anno a 59 milioni di euro nel quinto e ultimo anno. Il premio medio passerà da 7.174 euro/ha il primo anno a 2.938 EUR/ha il quinto anno.
Pagamento unico per azienda: tutte le superfici vitate saranno ammesse a beneficiare di aiuti nell'ambito del regime di pagamento unico e quelle estirpate saranno automaticamente ammesse a tale pagamento, garantendo in questo modo il loro mantenimento in buone condizioni agronomiche e ambientali.
Cessazione delle restrizioni agli impianti: il sistema dei diritti d'impianto sarà prorogato fino alla fine del periodo transitorio (dicembre 2013) e quindi abolito a partire dal 1° gennaio 2014 per permettere ai produttori competitivi di espandere la propria produzione. La decisione di aumentare la produzione dipenderà dalla capacità dei produttori di vendere il vino che producono.
Pratiche enologiche: la competenza dell'approvazione di nuove pratiche enologiche o della modifica di pratiche esistenti passerà alla Commissione, la quale valuterà le pratiche enologiche ammesse dall'OIV e le inserirà nell'elenco delle pratiche enologiche ammesse dall'UE. L'Unione europea autorizzerà le pratiche ammesse a livello internazionale per la vinificazione di vini da esportare nei rispettivi paesi di destinazione. Saranno mantenuti il divieto di importazione di mosti da usare per la vinificazione e del taglio di vini europei con vini importati.
Migliori norme di etichettatura: il concetto di vino di qualità nell'Unione europea si baserà sull'origine geografica (vino di qualità prodotto in regioni determinate). I vini a indicazione geografica si suddivideranno in vini a indicazione geografica protetta e in vini a denominazione di origine protetta. L'etichettatura risponderà alle esigenze dei consumatori in quanto sarà più semplice e permetterà, in particolare, per la prima volta ai vini europei senza indicazione geografica di indicare in etichetta il vitigno e l'annata, in modo da rispondere alla domanda al consumo di vini monovitigno.
Dotazioni finanziarie nazionali: permetteranno agli Stati membri di adattare le misure alle esigenze locali. Le risorse complessive passeranno da 634 milioni di euro nel 2009 a 850 milioni di euro a partire dal 2015. L'importo a disposizione di ogni paese sarà calcolato in base alla superficie vitata, alla produzione e alla spesa storica. Le misure a disposizione comprendono: la promozione nei paesi terzi, la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, l'aiuto per la vendemmia verde, nuove misure di gestione delle crisi come l'assicurazione contro calamità naturali e la copertura dei costi amministrativi per la costituzione di specifici fondi di mutualizzazione.
Misure di sviluppo rurale: molte misure contemplate dal regolamento sullo sviluppo rurale potrebbero rivelarsi interessanti per il settore del vino, come ad esempio l'insediamento dei giovani agricoltori, il miglioramento della commercializzazione, la formazione professionale, il sostegno alle organizzazioni di produttori, il sostegno a copertura dei costi supplementari e delle perdite di reddito per la manutenzione dei paesaggi naturali, il prepensionamento. Per permettere l'applicazione di tali misure saranno trasferite risorse alla dotazione dello sviluppo rurale, che passerà da 100 milioni di euro nel 2009 a 400 milioni di euro a partire dal 2014. Questi stanziamenti saranno riservati esclusivamente alle regioni produttrici di vino.
Promozione e informazione: la Commissione intende portare avanti con determinazione una politica di promozione e informazione responsabile, alla quale saranno riservati 120 milioni di euro a partire dalle dotazioni nazionali per le misure di promozione nei paesi terzi, cofinanziate al 50% dall'Ue. Saranno attuate nuove campagne di informazione all'interno dell'Unione europea sui vini a indicazione geografica e sul consumo responsabile e moderato di vino, con un tasso di cofinanziamento più elevato pari al 60% per queste ultime.
Protezione dell'ambiente: ammettere tutte le superfici vitate al regime del pagamento unico significa estendere l'applicazione delle norme ambientali previste dalla condizionalità, la quale si applicherà anche a tutte le superfici estirpate. L'estirpazione, la ristrutturazione dei vigneti e la vendemmia verde saranno subordinate al rispetto di requisiti ambientali minimi e saranno riservate maggiori risorse alle misure agroambientali nell'ambito dello sviluppo rurale.