Mondo Enoico

I VINI A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA ESCONO DELUSI DALL’INCONTRO CON LA FISCHER BOEL

La nuova ocm vino rischia di destabilizzare intere denominazioni, specie se si destinasse poco o nulla alla promozione. I vini a Doc costituiscono la pietra angolare del settore vinicolo, lo sviluppo sarà una chimera se le specificità di questo sistema venissero rimesse in discussione

28 aprile 2007 | T N

Le due maggiori Organizzazioni europee di produttori di vini a Denominazione di origine – Cnaoc e Federdoc – sono profondamente deluse dopo l’incontro con il Commissario Fischer Boel.
La Cnaoc e la Federdoc hanno incontrato il Commissario per chiederle delle proposte concrete rispetto agli impegni presi nel giugno 2006 nel progetto di riforma. Hanno chiesto modifiche sostanziali alla proposta della nuova ocm vino, che consentano realmente di consolidare il concetto di vini di qualità e di potenziare i mezzi finanziari a favore di una politica offensiva di comunicazione e promozione.

La Cnaoc e la Federdoc hanno ribadito la loro contrarietà alla proposta della Commissione che mira ad una liberalizzazione totale degli impianti per tutti i vini; hanno ricordato che, in una missiva del 19 aprile 2007, i produttori di Doc francesi, italiani, portoghesi, spagnoli e tedeschi hanno preteso che la riforma dell’Ocm vino preveda gli strumenti necessari all’adattamento e alla gestione delle denominazioni.

Christian Paly, presidente della Cnaoc è preoccupato: “E’ un’utopia pensare di gestire la
produzione dei vini di qualità se non si è in grado di controllare collettivamente le superfici piantate, e di conseguenza la quantità prodotta per ogni denominazione. Questa liberalizzazione degli impianti rischia di portare ad una sovrapproduzione. Molte denominazioni che oggi hanno dei mercati equilibrati potrebbero un domani essere destabilizzate e i prezzi dei vini potrebbero crollare
pericolosamente.”

La Commissione sembra non misurare le conseguenze legate alla liberalizzazione degli impianti per le denominazioni. Eppure in alcune Denominazioni europee lo scarto tra il potenziale di produzione
legato alla delimitazione delle superfici riconosciute (disciplinari) e le superfici attualmente piantate
dimostrano chiaramente i pericoli di questa politica. Così, a titolo esemplificativo, la superficie
piantata nella Rioja potrebbe passare dai 60.000 ettari attuali a 350.000 ettari, nelle Côtes-du-Rhône da 61.000 a 120.000 ettari e nel Porto da 45.000 a 250.000 ettari!

La Cnaoc e la Federdoc hanno anche insistito sull’importanza della realizzazione di una vera
politica di promozione per dare delle vere prospettive economiche alla filiera vitivinicola. Le due
organizzazioni dubitano della pertinenza dell’indirizzo politico della Commissione che sembra volersi concentrare unicamente sui mercati esterni.

Riccardo Ricci Curbastro, presidente della Federdoc, chiede più ambizione per il settore vitivinicolo: “La politica di promozione e di comunicazione non può escludere il mercato interno poiché questo rappresenta il 75% del mercato mondiale. Bisogna fornire gli strumenti per lottare contro il crollo dei consumi in alcuni paesi produttori e investire sui mercati con un forte potenziale di sviluppo all’interno dell’Europa stessa.”

Il messaggio che la Cnaoc e la Federdoc hanno comunicato al Commissario Fischer Boel
è quindi estremamente chiaro: i vini di qualità e di origine costituiscono la pietra angolare del settore vinicolo in Europa; il miglioramento della competitività e lo sviluppo del settore non potranno attuarsi se le specificità di questo metodo di produzione sono rimesse in causa dalla riforma.
Il miglioramento si può ottenere solo attraverso degli strumenti efficaci come la gestione del potenziale di produzione e attraverso i mezzi finanziari maggiori destinati alla promozione.

Fonte: Federdoc