Mondo Enoico

IL VIVAISMO VITICOLO TRENTINO SPINTO DAI NUOVI CLONI

Un comparto vivo e attivo, che produce il 15% delle barbatelle nazionali. Trentanove cloni in quarant’anni, ovvero quando la ricerca tecnico-scientifica e il mondo produttivo si incontrano, determinando un grande successo sul mercato italiano e internazionale

28 ottobre 2006 | Graziano Alderighi

Attualmente il comparto vivaistico viticolo del Trentino Alto Adige rappresenta circa il 15 % di quello nazionale; una percentuale che supera notevolmente quella riferita alla produzione di uva e di vino della regione che concorre solo con poco più del 2% alla produzione enologica italiana.
La realtà vivaistica in regione ha sempre contato sul contributo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige fin dalla sua fondazione (1874) e successivamente anche sul Centro per la Sperimentazione di Laimburg. Grazie anche a questi enti, infatti, è stato possibile re-inventare i vigneti ad un livello qualitativamente alto dopo l’avvento della fillossera (presente dai primi del ‘900 in regione), parassita che ha sconvolto il mondo viticolo perché ha obbligato l’utilizzo dell’innesto delle varietà di vite europea su dei portinnesti americani (resistenti all’afide in questione).
L’Istituto Agrario opera nella moderna selezione clonale e sanitaria della vite da circa 40 anni; ricopre una grande importanza per il settore, essendo oggi uno dei costitutori di cloni di vite di importanza nazionale. Produce i materiali di categoria "base" per 39 cloni siglati SMA, SMA-ISV e ISMA. Si tratta di varietà internazionali o nazionali quali Chardonnay, Pinot nero e grigio, Meunier, Incrocio Manzoni 6.0.13 ed altre ad interesse più locale (Teroldego, Marzemino, Lagrein, Traminer ar., Nosiola, Schiava grossa ed Enantio), oltre che di due portinnesti americani (101-14 e Schwarzmann).
Le ditte vivaistiche provinciali utilizzano ed offrono annualmente sul mercato i materiali dell'Istituto Agrario per una quota variabile dal 60 al 90% del totale innestato.
Per la trascorsa campagna vivaistica (2005/6) le 19 ditte associate AVIT, ossia Associazione Vivaisti Viticoli Trentini, hanno prodotto circa 10,4 milioni di innesti talea messi a vivaio, di cui oltre il 75 % con materiali certificati, ossia di origine clonale.

“Il settore, dopo il periodo di intensa crescita quali-quantitativa degli scorsi anni- ha affermato l’assessore Tiziano Mellarini - mostra oggi qualche segnale di difficoltà, ma non dobbiamo abbassare la guardia, mantenendo standard qualitativi elevati ed offrire materiale vivaistico rispondente alle esigenze di mercato e sanitarie”.

Fonte: Ismaa