Mondo Enoico

L’UNIONE EUROPEA AUTORIZZA L’USO DI TRUCIOLI PER L’AFFINAMENTO DEI VINI, SENZA L’OBBLIGO DI INDICAZIONE IN ETICHETTA

L'Italia vuole limitare tale pratica enologica ai soli vini da tavola. Intanto però anche i viticoltori italiani avranno uno strumento in più per aggredire la concorrenza straniera, ma è sufficiente?

14 ottobre 2006 | R. T.

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il nuovo regolamento (in allegato) sull’utilizzo dei trucioli di legno di quercia per l’affinamento dei vini.
L'Italia ha intanto fatto sapere che la pratica sarà ammessa soltanto per i vini da tavola, escludendo quindi Doc, Docg e Igt.

“Purtroppo nulla è cambiato nelle disposizioni della Commissione che non ha ascoltato le istanze di modifica dei produttori italiani – commenta Confagricoltura.- La Commissione, benché nei considerando ammetta che l’uso dei trucioli conferisce un gusto identico o simile a quello di un vino elaborato in botti di quercia al punto da essere difficile per il consumatore stabilire se il prodotto sia stato ottenuto con l’uno o con l’altro metodo, non definisce norme di etichettatura appropriate. Di fatto il nuovo Regolamento prevede solo il divieto di utilizzare le diciture riservate ai vini ottenuti con metodi “tradizionali” e lascia la possibilità ai produttori che hanno fatto uso di trucioli di non fornire alcuna indicazione in etichetta all’acquirente. Nessuna tutela quindi né per i produttori né per i consumatori. Bisogna essere estremamente rigorosi, evidenziando in etichetta dell’uso di questa pratica E’ una questione di chiarezza verso i consumatori e di rispetto per chi utilizza tecniche vicine alla nostra cultura ed alla nostra tradizione vitivinicola.”

“L’utilizzazione dei trucioli per invecchiare il vino – afferma Col diretti - aggravata dalla mancanza di una informazione trasparente inganna i consumatori e danneggia i produttori che si impegnano nel mantenimento di tecniche tradizionali, quali la maturazione dei vini in botti di legno. L’ Italia che rappresenta circa il 25 per cento delle esportazioni mondiali e ha conquistato negli Usa il primato delle vendite, deve scegliere senza indugio - precisa la Coldiretti - la strada della qualità e della trasparenza senza cedere alle tentazioni di una concorrenza fondata sulla bassa qualità che non valorizza le potenzialità del territorio nazionale. Una necessità per non compromettere la crescita tumultuosa fatta registrare dal vino Made in Italy che nel primo semestre del 2006 secondo l’Istat ha realizzato un boom dell’ 8 per cento nel valore delle esportazioni e un successo rilevante negli Stati Uniti (+11 per cento) e nei nuovi Paesi emergenti come India (+53 per cento) e Cina (+115 per cento). I risultati commerciali del 2006 con una vendemmia che si preannuncia buona e su quantità contenute attorno ai 50 milioni di ettolitri dimostrano la presenza di nuove e rilevanti opportunità di crescita del vino Made in Italy che nello scorso anno ha raggiunto un fatturato record di 9 miliardi di euro, 3 dei quali attraverso l’export che potrebbe peraltro beneficiare dell’immagine positiva conquistata dall’Italia nel mondo con la vittoria del campionato del mondo di calcio. Un patrimonio economico e di immagine per le imprese nazionali che va difeso nei confronti delle imitazioni e della concorrenza sleale fondata sulla mancanza di trasparenza nell’informazione sulle caratteristiche dei prodotti in riferimento alle modalità di invecchiamento e alle tecniche utilizzate, come l’utilizzazione dei trucioli per invecchiare il vino che, senza un’etichettatura trasparente, inganna i consumatori e danneggia i produttori impegnati nel mantenimento di tecniche tradizionali, quali la maturazione dei vini in botti di legno.”

“l mondo agricolo italiano vuole difendere i consumatori da qualsiasi provvedimento che permetta, tramite un’etichettatura non trasparente, di non conoscere le reali caratteristiche del prodotto. Per questo motivo ribadiamo la nostra netta contrarietà alla misura che consente l’uso dei trucioli per “l’invecchiamento artificiale” del vino - sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori- il nuovo regolamento europeo è un fatto estremamente grave. Penalizza non solo i consumatori, praticamente indifesi davanti ad un’etichetta tutt’altro che chiara, ma anche e soprattutto i produttori. In questo modo, infatti, si confonde un prodotto invecchiato con tecniche tradizionali in botti di legno, che ha costi notevoli e tempi lunghi, con un metodo “rapido” e certamente molto inferiore sotto il profilo qualitativo.
La Cia, nel ribadire il suo fermo “no” ai trucioli, sottolinea l’estrema necessità che si arrivi al più presto ad un’etichetta trasparente che permetta di riconoscere la pratica utilizzata per invecchiare il vino. Bisogna tutelare sia i consumatori che tutti quei produttori i quali utilizzano quelle tecniche legate (l’uso della barrique) alla nostra cultura vitivinicola che sono una vera garanzia di qualità.