Mondo Enoico
VELENI NEL PIEMONTE DEL GAVI, MA ANCHE PROGETTI ARRIVATI IN PORTO
Dopo il riconoscimento di un altro Consorzio nessuna polemica presso la sede storica dei produttori del bianco piemontese ma un po’ di stizza emerge. Nel frattempo presentati i risultati di studi e ricerche, come quello sulla selezione clonale del vitigno Cortese
01 aprile 2006 | T N
A seguito dell'avvenuto riconoscimento temporaneo di un nuovo Consorzio per la denominazione Gavi da parte del Ministero, il Consorzio Tutela del Gavi costituito nell'agosto 1993 è stato sollecitato ad intervenire sulla nuova realtà .
Il presidente Gianni Martini in proposito dichiara: " Mi complimento con l'Associazione Terre Cortesi del Gavi per il riconoscimento conseguito, augurando alla stessa di poter proseguire nel suo iter se dimostrerà realmente di rappresentare la superficie iscritta all'albo vigneti richiesta dalla legge per l'autorizzazione e di raggiungere quella prevista nei due anni di attività ".
Quindi nessuna polemica e nessuna preoccupazione presso la sede storica dei produttori di Gavi, ma una presa d'atto del provvedimento in attesa della naturale evoluzione.
Il regolamento di attuazione della legge 164/92 - che disciplina le denominazioni d'origine dei vini - approvato con il decreto ministeriale 256/97 al settimo comma dell'art. 3 prevede che i consorzi di nuova costituzione si intendono regolarmente costituiti qualora raggiungano temporaneamente il 20% di rappresentatività .
Ad un consorzio che certifichi una rappresentatività , nell'ambito della DO di cui all'art. 3 del decreto 256/1997, superiore al 20%, potrà essere affidato, per un periodo di due anni a decorrere dalla data di costituzione del Consorzio medesimo, l'incarico a svolgere le funzioni di tutela, di valorizzazione, di cura generale degli interessi relativi alla DO, ai sensi dell'art. 19, comma 1, della legge 164/1992.
Questo significa che, ove un consorzio di nuova costituzione non raggiunga, entro due anni dal riconoscimento dello statuto, la rappresentatività di almeno il 40 per cento dei produttori e della superficie iscritta all'albo dei vigneti di una DO prevista dal citato art. 19, il riconoscimento da parte del Ministero sarà ritirato.
E' bene evidenziare che il D.M. 256/97 prevede al comma quinto dell'art. 3 che qualora si costituiscano due consorzi per la stessa denominazione, l'eventuale autorizzazione allo svolgimento delle funzioni di cui all'art. 21 della legge 164 sarà rilasciata esclusivamente al consorzio che esprime la maggiore rappresentatività .
Il presidente Martini aggiunge "Il Consorzio Tutela del Gavi è rappresentativo del 58,81% della superficie iscritta all'albo dei vigneti. In rapporto ad una produzione di Gavi di circa 62.129 ettolitri (ultimo dato certificato dalla Camera di Commercio di Alessandria), quello prodotto o imbottigliato dai soci del Consorzio Tutela del Gavi rappresenta il 76,56 %, ben superiore quindi a quella minima del 66%, richiesta dal comma n. 1 dell'art. 2 del D.M. 29 maggio 2001. In tale prospettiva, il nostro Consorzio è in attesa che il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali conceda, non appena completata la procedura, il rilascio dell'autorizzazione allo svolgimento delle funzioni di vigilanza di cui all'art. 21 della legge 164."
Stizza ma anche risultati concreti
Sebbene emerga chiaramente dai comunicati emessi dal Consorzio del Gavi una certa ostilità verso la nuova realtà consortile, frasi del tipo âe poi c'è chi ancora sostiene che occorreva far nascere un altro Consorzio per svolgere determinate funzioni.â non aiutano a placare gli animi, è da sottolineare come sono stati recentemente presentati risultati concreti, quale quello relativo alla selezione clonale del vitigno Cortese.
Infatti è stato annunciato che nel 2007 grazie all'accordo già raggiunto con un vivaista saranno prodotte le prime 3.000 barbatelle clonali standard.
Si è arrivati a selezionare i migliori cloni di vitigno Cortese attraverso un percorso iniziato nel 1997. Nella prima fase di lavoro dal 1997 al 2000 si è proceduto da subito con l'ispezione dei vigneti dei viticoltori associati, selezionando in congruo numero nuovi biotipi con evidenti differenze fenotipiche, effettuando test sierologici per scartare le piante infette da virus, la marcatura delle piante sane ai saggi virologici preliminari e impiantando un primo vigneto di conservazione presso la Tenuta Cannona. I risultati sono stati più che soddisfacenti, mettendo a disposizione della ricerca ad opera del Centro di Miglioramento Genetico della Vite presso il CNR un centinaio di biotipi per l'effettuazione degli esami sierologici necessari alla moltiplicazione per costituzione di nuovi vigneti sperimentali. Dal 2001 al 2004 sono stati creati due vigneti sperimentali uno a Rovereto di Gavi e l'altro a San Cristoforo. Dal terzo anno di vita sono iniziati i controlli sulla produzione a livello visivo, analitico ed enologico e l'elaborazione dei dati produttivi. Nel 2005 è stato impiantato un terzo vigneto, impiantato con i 30 cloni potenzialmente più interessanti. Nel frattempo si è proseguito con il controllo ampelografico produttivo ed enologico sui primi 20 cloni impiantati nel 2003 nel primo vigneto e su quelli impiantati nel 2004. Sulla base dei rilievi ecofisiologici, produttivi ed agronomici si è arrivati così alla possibilità , per i produttori, di usufruire presto di barbatelle che sapranno valorizzare le peculiarità del territorio.