Mondo Enoico
Vinexpo 2015, soffia aria di crisi. Il mondo del vino ha bisogno di una ventata di novità
Tutti i protagonisti italiani della manifestazione confermano la necessità di un rinnovamento. "Vinexpo serve sempre – dice Attilio Scienza - Oggi ad esempio, ci aiuta a capire che c'è qualcosa che non funziona.” Comunque “è in luoghi come questo che si sente e si vive il mercato" spiega Angelo Gaja
17 giugno 2015 | Maurizio Pescari
Ogni due anni Vinexpo riunisce il meglio del mondo vitivinicolo. Il lungo padiglione del Parc des expositions diventa un'anteprima internazionale unica per clienti, distributori ed importatori del mondo intero. 2400 espositori di 42 Paesi, riuniti nel 'chilometro' - tanto è lungo il padiglione - più bello del mondo delle fiere del vino, dove soffia per tutti i cinque giorni un vento di novità che guiderà le tendenze prossime del settore. Il 63% della superficie espositiva e occupata da aziende francesi; l'Italia è al secondo posto, seguita da Spagna, Portogallo, Chile ed Argentina. Ci sono anche nuovi ingressi, sorprendenti: Marocco, Peru', Algeria, fino alla Syria. Al bordo del Lago ruoteranno 50.000 visitatori di 120 Paesi.
Per la prima volta tuttavia, Vinexpo mostra un lato strano, soffia un'aria di crisi. La 'hall2' e deserta, l'ufficio stampa ha addirittura trovato spazio alla sua architettura futuristica, nell'esclusiva ed ambita 'hall1', infinito, climatizzato, con soffice moquette nera e rossa.
L'Italia a Vinexpo
L'Italia ha una grande visibilità, frutto dell'unione di stand istituzionale - quelli di ICE, Consorzi di tutela ed imprenditori privati, presenti sia singolarmente che con altri.
Soddisfatto Giuseppe Liberatore, Direttore del Consorzio del Chianti Classico:
"Siamo soddisfatti, - ci spiega - pur essendo d'accordo del l'analisi che disegna un Vinexpo un po' sottotono. Nonostante questo a nostri produttori hanno lavorato e bene".
- Ha una spiegazione a questo rallentamento francese?
"Siamo a Bordeaux e tutti sanno che questo territorio, tra i più importanti bel mondo del vino, sta vivendo qualche difficoltà commerciale. Non c'è più la corsa all'acquisto, - spiega Liberatore - sia per il momento particolare, ma anche per la volontà dei produttori di mantenere prezzi elevati pur in presenza di annate non particolarmente eccezionali".
"Inutile negarlo, - ci dice Marco Bani, direttore del Consorzio del Chianti - un'aria strana si sente. Non c'è una grande ressa. Rispetto a due anni fa e cambiata la 'geografia' del salone. Molti grandi francesi che prima erano lungo il lago con i loro grandi spazi, oggi sono dentro la hall; nel prato interno colmo di tenso strutture oggi non c'è nessuno ed anche il parcheggio non è un grande problema. Sta di fatto - continua Bani - che qui a Vinexpo bisogna esserci e questo e anche il parere dei soci del nostro Consorzio presenti a Bordeaux nello spazio di Toscana Promozione".
Tra gli stand incontriamo il Prof. Attilio Scienza, anima accademica della viticoltura, protagonista a Bordeaux dei seminari organizzati dall'ICE. Anche a lui chiediamo un parere:
"Vinexpo serve sempre. Oggi ad esempio, ci aiuta a capire che c'è qualcosa che non funziona. Qualcosa è cambiato. Non ci sono più storie da raccontare. I piccoli non ci sono, chissà, forse costa troppo. Eravamo abituati a padiglioni gremiti, a ristoranti a fare da cornice esclusiva, ai grandi stand delle 'maisons' francesi.Manca anche la personalità forte dei francesi. Si è rotto qualcosa".
- Qualche Paese nuovo si affaccia a questo mondo...
"Ho visto - continua Scienza - Strani paesi si affacciano al mondo del vino... Marocco, Algeria, Perù, c'è addirittura un produttore dalla Syria. Segno buono, la culla della viticoltura riprende il suo spazio. Tutto dipende dall'agricoltura. Qui a Bordeaux dedico tempo alla libreria, la ricordavo bella, ampia, fornita. Sono andato ed è in uno spazio ridotto, con libri fotografici, territori, oggi il vino e' turismo... L'agricoltura dove è finita?".
- Trova una giustificazione a tutto ciò?
"Non è facile - conclude il prof. Scienza - chissà, forse è la possibilità di avere informazioni su tutto quello che si desidera con un computer, a creare questa disaffezione. Ma non si può non partecipare ad eventi come Vinexpo, che hanno fatto la storia del vino e della viticoltura nel mondo".
Marco Caprai, presente a Vinexpo con la sua cantina di Montefalco, esamina la situazione da un punto di vista duplice, da produttore e da presidente di Confagricoltura Umbria:"Vinexpo ci consente di tirare una riga su quello che abbiamo fatto e su quello che dovremmo fare. Da umbro - aggiunge Caprai - non posso che essere deluso nel dover prendere atto dell'assenza istituzionale della mia regione. Non è concepibile mancare ad appuntamenti di questo livello. Ne è una soluzione lasciare ai privati la responsabilità di rappresentare un territorio. Dieci singoli non fanno sistema, ognuno pensa a se', ognuno guarda al proprio ed agisce spesso temendo la concorrenza. Un territorio deve parlare insieme. Qui lo dimostra la Toscana con il Chianti, l'ICE che continua a promuovere il nostro Paese. L'Umbria non c'è. Si continua ad accontentare tutti con poco, perdendo di vista il valore istituzionale della rappresentatività di territorio.
Scegliere di accontentare tutti, con poco, non consolida il progetto di promozione di territorio nel suo complesso".
- Che effetto ha questa edizione di Vinexpo?
"Una valutazione generale dell'evento Vinexpo, spiega Caprai - non può non mettere in evidenza due aspetti: se da un lato riconosco che è ben percepibile un'aria strana, un calo di presenze sia espositive che di visitatori, dall'altra non posso che esaltare le condizioni in cui ci si trova ad operare. Vinexpo rispetta noi espositori, non ci sono eccessi, si tratta di un appuntamento veramente riservato ai professionisti del settore e poi, inutile negarlo, qui a Bordeaux gira tutto il mondo del vino".
Di parere diverso Angelo Gaja, protagonista a Vinexpo in uno spazio condiviso da sempre con Guigal, Taylor's e Louis Jadot. Lo incontriamo con Giovanni Mantovani e Gianni Bruno, vertici operativi di VeronaFiere.
"Dobbiamo essere positivi altrimenti non ne usciremo mai. Non condivido questa idea di crisi di Vinexpo. Qui continua ad esserci il mondo e se uno vuol incontrarlo non può fare a meno di passare questa settimana a Bordeaux".
- Per la prima volta padiglioni vuoti, assenze importanti...
"Vinexpo vive dell'essere nel cuore di una delle aree vitivinicole più belle e famose del mondo - spiega Gaja - tutti i grandi vivono Vinexpo in casa, nei loro chateaux e qui, sul bordo del lago, forse se ne risente un po'. Non c'è la grande folla? Non penso, Vinexpo e' unico anche in questo, essendo dedicato davvero soltanto ai professionisti del settore. E poi, basta guardarsi intorno. Alcuni padiglioni sono vuoti? Sarà pur vero, - continua Angelo Gaja - ma Vinexpo continua ad essere un luogo inevitabile per chi vuol essere protagonista, è in luoghi come questo che si sente e si vive il mercato, si interpretano le nuove tendenze".
- Spunti per un'immagine nuova della promozione del vino?
"Probabilmente, una riflessione da fare c'è ed è legata ad una realtà che si sta concretizzando: i grandi territori, quelli che hanno una storia, una qualità ed un nome, stanno diventando protagonisti nell'organizzazione di eventi. Lo hanno fatto nelle Langhe, intercettando in marzo il passaggio da Prowein a Vinitaly e coinvolgendo decine e decine di buyer ai quali non è parso vero visitare il Piemonte andando da Duesseldorf a Verona. La stessa cosa sta accendendo qui a Bordeaux in questi giorni, dove una cinquantina di piccoli produttori si sono riuniti al di fuori di Vinexpo e si stanno presentando insieme. Forse la strada nuova e questa".
I primi ad aver ben compreso la situazione sono loro, gli organizzatori di Vinexpo, il più bell'evento mondiale sul vino. I bene informati, in città, i bordolesi che vivono lungo la Garonna, parlano di un rinnovamento già in atto. Nuovi manager, nuove teste pensanti per nuove idee buone per il rilancio. Questa la rivoluzione in atto nel cuore di Vinexpo. A Bordeaux, non si aspetta tempo. La situazione fotografata "...au bord du Lac", non lascia tempo.
L'obiettivo è il rilancio, in Francia e nel mondo. Un obiettivo duplice dal punto di vista strategico: riportare i piccoli produttori a Bordeaux e sostenere un marchio che nel mondo continua ad avere un grande valore. Un valore unico.
Mentre Bordeaux pensa al suo futuro, Vinexpo guarda a Hong Kong e Tokyo. E' già 2016.
Una luce tutta italiana, a Vinexpo 2015 l'ha accesa Gennaro Esposito, chef pluristellato de "La Torre del Saracino" di Vico Equense.
"Per la prima volta sono stato invitato a cucinare in occasione di Vinexpo - ha detto Gennarino - ed ho presentato un piatto mediterraneo, che parla delle mie origini, della mia terra, il Sud: 'Zuppa di olive con pesce bandiera anni Ottanta'. Con Gianni Piezza abbiamo abbinato due vini bianchi italiani: dalla Campania il 'Via del campo' 2013 Quintodecimo di Luigi Moio e dall'Umbria la 'Cuvee secrete' 2013 di Arnaldo Caprai. Due vini diversi nella concezione, che mettono in risalto l'essenza del piatto".
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