Mondo Enoico

LA VITE HA UNA LUNGA STORIA NEL MEDITERRANEO. IL PRIMO COCKTAIL RISALE INFATTI A 5 MILA ANNI FA

La domesticazione della vite in Etruria sembra sia avvenuta ancor prima che i greci diffondessero la loro cultura del vino sulle nostre coste. Questa una delle novità presentate a Scansano, durante una tre giorni organizzata con successo dalle Città del Vino

17 settembre 2005 | R. T.

Un importante passo avanti per la ricerca archeologica applicata al mondo del vino. A Scansano (Grosseto) si è tenuto il convegno internazionale di studi sull’archeologia della vite, con la presentazione dei primi risultati del progetto Vinum: un piano di ricerca triennale che unisce le competenze di archeologi, agronomi e biologi molecolari per ricostruire la storia dell’evoluzione della viticoltura nell’area mediterranea.

L’ipotesi alla base di questa innovativa ricerca interdisciplinare prevede che la domesticazione della vite in Etruria sia avvenuta ancor prima che i greci diffondessero la loro cultura del vino sulle nostre coste. Un obiettivo del progetto Vinum è l’individuazione dei “progenitori” dei vitigni autoctoni italiani e di esplorare i loro legami genetici con i vitigni attualmente coltivati.

Vinum – Riconoscimento della vite silvestre nel paesaggio archeologico della Toscana e del Lazio settentrionale – è un progetto coordinato dall’Associazione Nazionale Città del Vino, finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e realizzato con la collaborazione dell’insegnamento di Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università di Siena e del Dipartimento di Produzione Vegetale dell’Università Statale di Milano.
Nell’ambito del primo anno di ricerca sono state analizzate le caratteristiche genetiche di viti selvatiche rinvenute nei pressi di siti archeologici della Maremma e confrontate con quelle trovate in ambienti non antropizzati. Dai confronti emerge che laddove l’uomo è entrato in contatto con la vite silvestre la variabilità genetica cresce. Inoltre sembra possibile differenziare su base genetica le popolazioni di viti silvestri rinvenute in ambienti antropizzati rispetto a quelle di ambienti non antropizzati.

Come spiega Osvaldo Failla, ricercatore dell’Università di Milano, una possibile interpretazione è che “la domesticazione della vite silvestre sia avvenuta all’interno di aree circoscritte, e non solo esclusivamente per l’introduzione di vitigni venuti da fuori. Tutto ciò grazie alle attività dell’uomo che attraverso la cura dell’ambiente in cui viveva avrebbe favorito l’aumento della variabilità genetica e selezionato le piante migliori”.
“Con questa ricerca – sottolinea il direttore delle Città del Vino, Paolo Benvenuti – riusciremo a capire se i vitigni autoctoni che oggi noi conosciamo siano derivati direttamente o meno da viti selvatiche locali. Sono convinto della bontà di questo progetto tanto che con l’Università di Siena abbiamo costituito l’Aisav, l’Associazione italiana di studi di archeologia della vite, con la quale intendiamo formare nuove professionalità nel mondo della ricerca in questo affascinante campo”.

Nasce 5 mila anni fa in Mesopotamia il primo cocktail della storia
Una singolare mescolanza arcaica di vino, birra, succo di mele e miele. Sono gli ingredienti di quello che Patrick McGovern ha definito come una sorta di “grog”, una bevanda arcaica che negli Usa hanno pensato bene di commercializzare con il nome di “Midas Touch”.
McGovern, professore presso l’Università di Pennsylvania, a Philadelphia, uno dei massimi esperti di chimica applicata all’archeologia, ha presentato i risultati di una recente ricerca effettuata sulle rive del Tigri, tra l’Iran e l’Iraq. Nella sua relazione McGovern ha ripercorso la storia dell’evoluzione della viticoltura tra oriente e occidente, mostrando i risultati di un’analisi che dimostra come in alcuni recipienti di terracotta rinvenuti sulle rive del Tigri sia stata rilevata la presenza di acido tartarico (un elemento base dei prodotti delle fermentazione dell’uva), miele, succo di mele e orzo fermentato (una sorta di birra ante litteram). L’aspetto curioso del “grog” è che questo stesso cocktail sarebbe stato consumato anche dagli Etruschi, come si può dedurre dall’analisi di alcuni recipienti rinvenuti in Toscana meridionale.

Fonte: Ass Città del Vino