Mondo Enoico
Il vino bio esiste ma la burocrazia impera
Da 1 agosto è entrato in vigore il regolamento comunitario. Il 31 luglio è stato emanato il decreto ministeriale. Restano però molti dubbi interpretativi
01 settembre 2012 | R. T.
L'Italia sarà probabilmente il primo paese ad applicare compiutamente la normativa comunitaria sui vini biologici e questo porterà sicuramente qualche problema agli operatori.
Le differenze con il vino tradizionale non sono poi così incisive e questo sicuramente può complicare la situazione, anzichè chiarirla.
Cosa è vietato: le dealcolazioni, le desolforazioni, l’elettrodialisi e gli scambiatori di cationi per la stabilizzazione tartarica, la concentrazione a freddo. Cosa è ancora consentito: l’osmosi inversa per l’arricchimento dei mosti; le resine a scambio ionico per il mosto concentrato rettificato; trattamento termico fino a 70°C; la microcentrifugazione e la microfiltrazione.
Dei 68 coadiuvanti e additivi ammessi nella viticoltura tradizionale, 44 saranno utilizzabili anche nel sistema bio. Tra questi anche i solfiti, anche se in concentrazioni inferiori: 100 milligrammi per litro nei vini rossi e a 150 nei bianchi e nei rosé.
Non mancano però le fonti di preoccupazione.
Secondo il Ministero agricolo gli organismi di controllo dallo scorso giugno avrebbero dovuto interrompere i controlli sulle cantine in attesa di una specifica autorizzazione su procedure e personale ispettivo, nonostante fin dal 1993 le cantine siano sempre state sottoposte a controllo. Inoltre secondo le ultime interpretazioni fornite dal Ministero agricolo sulla nuova normativa europea in Italia sarebbe a rischio la certificazione di alcune produzioni tipiche e peculiari del nostro Paese, come l'aceto balsamico e i mosti concentrati.
"Solo il senso di responsabilità degli organismi di certificazione ha fino a ora garantito la continuità nel sistema di controllo per le cantine che producono vino bio ma di fronte all'ottusità della burocrazia siamo ormai costretti alla disobbedienza civile - dichiara Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio - Anche un solo mese di interruzione dell'attività di controllo avrebbe costretto a escludere tutti gli operatori, creando un danno gravissimo alle imprese. E il ritardo nella pubblicazione del decreto attuativo così come le prime risposte date sull'applicazione della normativa sono un ulteriore evidenza di come la burocrazia non abbia in alcuna considerazione l'interesse del sistema Paese in un momento tanto difficile per la nostra economia. E' allarmante che uno dei comparti in crescita nell'agroalimentare italiano venga messo in deficit competitivo con i concorrenti europei, per questo invitiamo tutti gli attori del comparto e anche le Regioni a mobilitarsi per ripristinare legalità e certezze per le imprese" ha concluso il Presidente di FederBio.