Mondo Enoico

SANGIOVESE IN TERRA STRANIERA, DALLA CALIFORNIA ALL’AUSTRALIA

È un vitigno italiano tra i più antichi. Viene coltivato in altre aree del mondo già da molti anni. Con esperienze di coltivazione e vinificazione diverse e risultati non sempre soddisfacenti. Nonostante le difficoltà, l’interesse dei viticoltori d'oltreoceano è sempre alto. Con tecniche più all’avanguardia sarà possibile sfruttarne a pieno le potenzialità?

12 marzo 2005 | Graziano Alderighi

È uno dei vitigni italiani più antichi (sangue di Giove), per alcuni era già noto agli Etruschi.
È il vitigno rosso più largamente coltivato in Italia ed il principale componente in molti vini italiani come il Chianti, il Vino Nobile di Montepulciano, il Carmignano, ecc..
In generale si parla di Sangiovese, ma in realtà questo termine definisce un gran numero di cloni nelle quali si è differenziato nel corso dei secoli e nei diversi territori.
Le note fruttate dei vini da Sangiovese spesso tendono verso l'aspra amarena od il lampone, accompagnate da caldo alcol e una memorabile vena acida ed astringente

Per quanto riguarda l'attuale diffusione del vitigno e la sua possibilità di diffusione il professor Boselli ci ha fornito dati interessanti: il sangiovese occupa l'11% della superficie viticola italiana ed entra nella composizione di 388 vini tra DOC, DOCG e IGT, e nella produzione di 182 vini DOC. Dai dati del censimento del 1990 si sa che vi sono 86.000 ettari coltivati a sangiovese in Italia, di cui 36.000 ettari in Toscana.
A livello mondiale vi sono inoltre 1373 ettari in California, 1250 ettari in Francia, 34 ettari in Cile.
La produzione Toscana di vini DOCG a base sangiovese si aggira intorno ai 1.082.000 ettolitri. La coltivazione del Sangiovese è ammessa in 67 province italiane. In Francia è raccomandato in due dipartimenti.

California
Storicamente il Sangiovese è stato portato in California da immigranti italiani alla metà dell’800, al tempo della corsa all’oro. Alcune viti piantate all’inizio del 900 sopravvivono ancora.
Il motivo che più recentemente ha portato il Sangiovese alla fama è il suo ruolo vitale nella nuova generazione dei vini rossi della Toscana, chiamata Supertuscans, che possono essere Sangiovese in purezza o tagli di Sangiovese ed altri vitigni.
Dovuti al successo dei Supertuscans, gli impianti di Sangiovese in California sono aumentati significativamente durante l'ultimo decennio, specialmente a Napa, Sonoma e San Luis Obispo, dove è talvolta tagliato con Cabernet.
Va altresì detto che il vitigno italiano non è stato ben capito oltre oceano, è stato piantato in regioni troppo calde e in suoli profondi, con produzioni e irrigazioni troppo elevate. Anche la vinificazione è stata eseguita secondo metodi che non hanno consentito di sfruttare le potenzialità varietali.
“Nonostante questi problemi – secondo il Prof. Gourty, dell’Università di Davis – ci sono ancora vigneti e cantine che producono vini di alta qualità. In futuro, se piantato in località ideali e vinificato in modo appropriato il Sangiovese avrà un posto nella viticoltura californiana.”

Australia
I vigneti sono concentrati nella parte sud dello stato, cioè nelle zone più fredde, spesso attraversate da fiumi che ne permettono l'irrigazione.
Il merito di un forte sviluppo della vitivinicoltura nella seconda metà dell'ottocento in Australia viene attribuito ai pionieri dell'oro. Con la scoperta dell'oro nel 1851 nella zona di Ballarat, a 100 km da Melbourne arrivano nel Victoria nel giro di pochi anni oltre 250 mila persone, in maggioranza europei. Sono soprattutto uomini soli che sperano di diventare ricchi. Dopo qualche anno di duro lavoro sotto terra e nei fiumi a cercare l'oro, molti si rendono conto che la vera fortuna in Australia sta nella possibilità di acquistare terreni e coltivare prodotti agricoli per far fronte alla grande richiesta generata dall'enorme afflusso di minatori.
L’esperienza australiana con il Sangiovese ha mostrato che può essere una varietà vigorosa con tendenza a produzioni molto elevate.
Al fine di migliorare le caratteristiche qualitative del prodotto, che presentano analogie con quelle californiane, l’Australian Wine Research Institute ha avviato già da qualche anno sperimentazioni volte a migliorarne le caratteristiche organolettiche ed ottimizzare il processo produttivo.
L’uso di sovesci e della sub-irrigazione è utile per mantenere la pianta in condizioni di deficit idrico controllato e così limitare la dimensione degli acini e migliorare il colore e i componenti aromatici. Sono altresì state proposte diverse tecniche di potatura verde e secca per ridurre il vigore vegetativo e produttivo. Anche i processi enologici sono stati affinati, volendo migliorare la produzione di pigmenti polimerici nel vino.