Mondo Enoico

MA SI TRATTA DI VINO O DI UN BIBITONE CONTRAFFATTO? UN RECENTE ALLARME METTE IN GUARDIA DAI GROSSI RISCHI PER IL FUTURO. BERSAGLIATI I NOMI DI PRESTIGIO

Siamo alle solite, sul web sono posti in vendita kit fai da te per "fabbricare" anche vini a denominazioni d'origine. Pochi dollari per avere trenta o più bottiglie di Barolo, Chianti o Amarone. Non sono colpiti solo gli italiani ma tutte le più pregiate produzioni enologiche internazionali. "Si tratta di un'attività illegale" ha sottolineato il sottosegretario Delfino

19 febbraio 2005 | Alberto Grimelli

Visitando il sito della società canadese Smiths Winemaking Store Inc allo stupore iniziale si è sostituita curiosità, incredulità e infine sdegno ed indignazione.
La suddetta azienda, operante già dal 2001, propone kit fai da te per la produzione di vini di tutto il mondo, compresi pregiati Verdicchio, Chianti, Amaroni italiani.
Basta poi unire, secondo le indicazioni incluse, otto litri di mosto concentrato a 18 litri d'acqua per produrre 30 bottiglie di “vero” Barolo.
Un lungo elenco di wine kits, non solo italiani. Sono infatti contemplati, per par condicio, Chateau francesi nonchè Shiraz australiani. Il meglio della produzione enologica internazionale ridotto a bibita, facilmente producibile e riproducibile in casa, senza tanta fatica e a prezzi decisamente convenienti.
Bastano 45 dollari per comprarsi il kit del Barolo, 53 per il Chianti, 55 per un Montepulciano, 52 per un Valpolicella.
Ma si può giungere agli 80 dollari o più per 16 litri di ottimo mosto concentrato di Brunello, Barbera o Nebbiolo.

Le sorprese non sono tuttavia finite.
In vendita anche il kit completo per la vinificazione: un contenitore per la fermentazione alcolica della capacità di 46 litri, una damigiana di plastica da 23 litri, vari accessori compreso il metabisolfito e altri additivi.
Non solo, l’azienda fornisce realmente un servizio completo, offrendo anche quanto necessario per imbottigliare la “propria” produzione: bottiglie, tappi, capsule e, udite udite, anche etichette.



Le reazioni non si sono fatte attendere:
“'Tale vendita è palesemente ingannevole oltre che sleale - afferma Mario Masini della commissione Agricoltura della Camera - e ripropone il problema delle contraffazioni dei prodotti agroalimentari italiani”
Lo stesso on. Masini, insieme con l’on. Misuraca hanno proposto un’interrogazione parlamentare su cui si è immediatamente espresso il sottosegretario on. Delfino: “Non si può non concordare con quanto espresso nell’interrogazione in merito al fatto che l’acquisto di un Kit per produrre vino in casa costituisca oltre che una sofisticazione un vero e proprio attentato alla cultura del vino inteso come bevanda naturale proveniente direttamente dall’uva... In considerazione del fatto che la ditta segnalata opera in Canada occorre rammentare che, dal 1 luglio 2004, è entrato in vigore l’accordo tra la Comunità europea e il Canada sul commercio dei vini e delle bevande spiritose. Nell’ambito del predetto accordo viene assicurata la protezione di tutte le indicazioni geografiche (sia DO sia IGT) utilizzate in Italia, purchè sia trasmessa alle autorità canadesi una domanda ufficiale di registrazione. L’amministrazione ha tempestivamente informato la Commissione europea dell’episodio in questione, affinchè vengano adottati i necessari provvediementi a protezione dei vini di qualità”

Sulla vicenda abbiamo interpellato un noto esperto italiano, il Dott.Silvano Brescianini, da anni alla guida di una prestigiosa azienda vitivinicola lombarda.
-Cosa ne pensa della vendita di kit fai da te per la produzione di vino, a partire da mosto concentrato?
Avevo già sentito parlare della Smiths Winemaking. Si tratta di un’operazione illegale, almeno in Italia, dove vino si può definire solo il prodotto ottenuto dalla vinificazione dell’uva, ovvero del frutto della vite.
Quanto alle caratteristiche intrinseche di quanto proposto dall’azienda canadese, si tratta di un semplice surrogato, una bibita alcolica, nulla di più. La complessità di un vino, i suoi, profumi e sapori scaturiscono tanto dal terroir, ovvero quel complesso sistema di terreno e ambiente, quanto dalla mano ed esperienze dell’uomo. È impensabile ridurre il tutto a una pura produzione di alcol. Il vino non è solo alcol, basilari componenti sono anche l’acidità, i polifenoli, i composti aromatici. A partire da zucchero d’uva, perchè questo è il mosto concentrato, non si può ottenere quella complessità aromatica dovuta anche alle presenza delle bucce e vinaccioli in fermentazione.
Banalizzare così un processo tanto multiforme, che può produrre risultati tanto vari, è però tipico di una cultura industriale ove si pensa che tutto sia riconducibile a pochi semplici passaggi ed operazioni, dove si crede che tutto sia artefatto, costruito. Sono quindi amareggiato ma non completamente sorpreso dalla vicenda. Mi ricorda da vicino la vendita, qualche anno fa, di truciolato tostato per dare la sensazione che il vino fosse passato in barrique.
C’è ancora molta strada da fare perchè si affermi una seria cultura del vino.”