Mondo Enoico
DI COTTE E DI CRUDE SULLE GUIDE AI VINI. I PRODUTTORI NE TRAGGONO DAVVERO UN VANTAGGIO? E I CONSUMATORI, VENGONO INDIRIZZATI BENE?
Le guide oggi in circolazione avrebbero bisogno di un approccio nuovo, meno condizionato dalle mode. E’ vero che il mercato premia il più forte e il migliore, ma il sistema deve avere delle regole minime di correttezza. Un vino non si inventa nel breve periodo, è nella continuità che si vede il vero profilo di un’azienda e di una zona
12 febbraio 2005 | T N
Ma che argomento insidioso quello delle guide ai vini!
Affrontarlo con disinvoltura non è facile, perché si entra inevitabilmente in un gioco perverso di cose dette e poi subito smentite.
Provare ad ascoltare i produttori vinicoli è peraltro un problema di non facile soluzione. Ottenere da loro una posizione ufficiale circa i lati positivi delle guide è possibile, anzi in realtà sono pure ben contenti ad essere interpellati al riguardo. Il vantaggio di apparire in una guida per una azienda, si sa, è una nota di merito, soprattutto se la guida gode poi di grande prestigio.
Le guide d'altra parte servono, sono un utile canale di comunicazione. Non ha senso negarlo.
La difficoltà nel procedere tuttavia a una dettagliata analisi degli aspetti negativi (che pure ci sono, inevitabilmente) fa chiudere un po' a riccio gli interpellati. Per parlare parlano, sia chiaro, ma non vogliono apparire con il proprio nome, non sta bene. Hanno in qualche modo paura di subire per ripicca una penalizzazione, o addirittura una esclusione dalla guida. Preoccupazione che probabilmente è eccessiva, ma non inverosimile pare.
Considerando dunque la difficoltà di molti a esporsi, abbiamo pensato bene di ragionare intorno alle guide con due protagonisti del mondo vinicolo, acuti osservatori della realtà per come appare agli occhi di tutti, senza reticenze. Si tratta del giornalista Franco Ziliani e del consulente aziendale Andrea Panont.
Le loro dichiarazioni sono un utile base di partenza per coloro che vorranno in seguito esprimere una personale valutazione sul tema, sia scrivendoci una mail, sia optando per una preferenza da riservare al più recente sondaggio di "Teatro Naturale", tuttora in corso, nel quale si chiede espressamente di scegliere quale guida ai vini d'Italia, tra quelle esistenti in commercio e già consolidate, sia da considerarsi a tutti gli effetti la più credibile, la più precisa, la meglio argomentata.
FRANCO ZILIANI
La guida come strumento - chiarisce immediatamente Paolo Ziliani - sarebbe di estrema utilità . Contribuisce a informare chi non è al corrente; e consente a chi non ne sa di saperne di più. Così, chi ha voglia di visitare le cantine di una determinata zona può farlo seguendo le indicazioni fornite appunto dalla guida. Il presupposto da cui queste pubblicazioni si muovono sarebbe perfetto, tranne quando si passa dal mondo delle idee magiche alla pratica, dove infatti questo assunto non si traduce nella realtà , proprio perché molto spesso queste guide lasciano a desiderare quando si tratta di fornire informazioni utili al servizio del consumatore.
Câè qualche problema, dunque?
Sì, sono spesso autoreferenziali, le guide; e chi le realizza si parla addosso. Non solo, si riserva in genere ampio spazio ai soliti noti. Ecco dunque un limite evidente: le guide non parlano nell'interesse del lettore, e quindi del consumatore finale. Generalmente, salvo nobili eccezioni, i vini che vanno per la maggiore sono quelli con i quali il consumatore fa invece fatica a confrontarsi; e questo accade non solo per una questione di prezzi piuttosto alti, ma anche perché molti vini segnalati sono concepiti per essere apprezzati solo dai curatori della guida, ma non per essere bevuti.
Così accade che vi siano vini tanto osannati quanto imbevutiâ¦
Su âWine Reportâ ho ripreso tra lâaltro una mia vecchia rubrica dismessa da qualche tempo. Si chiama âvini all'indiceâ. Qui ho inserito di recente un vino che ho avuto la ventura di assaggiare, dal costo di circa 25-30 euro in enoteca, che secondo le varie guide aveva pure conseguito punteggi altissimi nonostante la sua imbevibilità . Ho avuto conferma di questa imbevibilità anche dalle risposte avute dai lettori, a dimostrazione dunque di come certi vini blasonati siano effettivamente ritenuti buoni solo dai curatori delle guide, ma non dal consumatore e dagli appassionatiâ.
E allora?
Allora legittimamente mi chiedo: âma abbiamo assaggiato lo stesso vino?â.
E viene poi da chiedersi se le guide siano davvero attendibiliâ¦
Certamente lasciano il tempo che trovano, è indubbio. Ci sono fior di aziende che producono ottimi vini, che piacciono alla gente, ma che sulle guide non compaiono. Perché?.
Già , perché? Un bellâinterrogativo. Ma allora tra le guide esistenti qual è da preferire?
Faccio fatica a rispondere. Certamente câè quella del Gambero Rosso che condiziona il mercato e fa opinione. Poi ci sono quelle del tipo âvorrei, ma non possoâ, châè quella simpatica, lâultima nata dei vini da vitigni autoctoni che è fatta con una certa onestà . Poi câè quella dei Sommeliers, che riprende un poâ lo stile e le tematiche del Gambero Rosso. E câè quella dellâEspresso, una guida fatta forse â seppure io non condivida in gran parte ciò che riporta â con una certa serietà ; i responsabili sono persone di cui mi fido, anche se poi vanno premiando i vini che ritengo essere imbevibili. Certo, in questo caso sia nel campo della soggettività ; però va pure detto che alla fine anche la guida dellâEspresso, come tutte le altre, premia i vini più cari e in piccole produzioni, quelli che corrispondono a una certa estetica che non è poi quella del consumatore. Poi câè quella di Veronelli; vedremo un poâ per quanti anni la vedremo ancora in commercio â auguri! Poi, câè il fenomeno Maroni, ma lui in realtà realizza un prodotto per i suoi afficionados, con il suo stile, non è corretto parlare di âguidaâ; a chi piace comperare le sue cose e non capire nulla di ciò che va leggendo, non è un problema â auguri!
Un problema di fondo per tutte le guide câèâ¦
Il problema è che le guide non acquistano i vini che degustano. Certo, ci sono produttori serissimi che forniscono il campione identico a quello che immettono in commercio. Ci sono però quei produttori che preparano invece le campionature speciali per i giornalistiâ¦
ANDREA PANONT
Le guide â precisa Andrea Panont â sono veramente utili quando entrano nellâidentità di unâazienda e riescono a capire cosâè che lâazienda produce, cogliendo e valorizzando anche la continuità dei vini nel tempo. In un momento come quello attuale, il rischio che si corre è che le guide si concentrino solo su alcuni nomi e su alcune aree emergenti, seguendo pertanto le mode. Lâobiettivo che non si deve mai perdere di vista sta tutto nella capacità di entrare nella parte reale dellâazienda, e quindi nei vini, valutandoli in modo oggettivo e senza interferenze.
Si può pensare in un futuro a una tipologia di guida capace di rivoluzionare il modo di considerare e valutare i vini fuori dagli schemi attuali?
Ci sono tantissime aziende oggi; e fare una scelta tra i tanti vini esistenti in commercio francamente non è facile, sia chiaro. Bisognerebbe che le guide si concentrassero di più su alcuni aspetti specifici, senza estendere il proprio campo dâazione su fronti troppo ampi. Il rischio di cadere nelle maglie della moda purtroppo è ancora alto. Occorre reagire. Si tratta perciò di dare un senso nuovo alle guide, in modo da illuminare per davvero il consumatore al momento della scelta di un vino. Occorre insomma che le guide, stando allâetimologia stessa della parola, guidino appunto i propri lettori, senza per questo condizionarli, rifuggendo dalle tendenze imposte.
Quindi qual è la strada da seguireâ¦
Una delle più importanti vie da imboccare sta nella bonifica del linguaggio. Troppo spesso si utilizza un lessico estremamente concettuale e irrealistico, senza aderenze con la realtà . Unâaltra via da seguire risiede nella lettura attenta e seria del âterritorioâ, senza però depredarne lâidentità più vera, come spesso accade. Si tratta di leggere dunque unâarea di volta in volta con la capacità e il proposito di vagliarne attentamente il profilo caratterizzante lâarea stessa. Senza che si faccia un uso improprio del territorio, come sta accadendo purtroppo oggi con i vini del Sud.
Anche perché gli effetti delle mode creano degli squilibri notevoli sul mercatoâ¦
Sì, le mode fanno esplodere la bolla speculativa su certi vini; ma un simile meccanismo non può durare in eterno ed è peraltro controproducente nel lungo periodo.
Da qui emerge il ruolo importante e decisivo delle guide, seppure disattesoâ¦
Sì, si tratta di un ruolo fondamentale e delicato, assai decisivo. Le guide possono in questo modo ritornare a essere per davvero delle âguideâ solo quando decideranno di premiare finalmente le aziende dal rapporto qualità -prezzo corretto. Lo sforzo che si richiede è un collocamento dalla parte del consumatore.
Quindi cosa occorre che portino avanti?
Una logica reale. Primo: che il vino sia buono, naturalmente. Secondo: che lâazienda con i vini che produce siano anchâessi credibili. Terzo: che il territorio venga realmente valorizzato, senza incorrere in esasperanti banalizzazioni dettate da un marketing senza anima né contenuto.
Con quale risultato?
Che le aziende nuove vengano maggiormente tenute in considerazione. Ci sono infatti diverse aziende nuove che si stanno affacciando con investimenti importanti, ma che vengono purtroppo trascurate o perché non sono nel momento giusto, oppure perché non si trovano ubicate in una zona che fa tendenza. Invece, a osservare bene il loro serio e professionale impegno, si scopre che queste nuove realtà produttive riescono a ottenere risultati notevoli proponendo perfino dei vini di grande qualità a prezzi vantaggiosi per il consumatore.
Quindi possiamo concludere con un âsìâ alle guide?
Perché no? Spesso gli attori della filiera non sono adeguatamente preparati a presentare il proprio prodotto, così pure coloro che seguono il vino nelle varie tappe fino alla mescita nel bicchiere. Il consumatore può trarre utili informazioni affidandosi perciò a una guida. Solo che occorre che questa sia fatta molto bene, altrimenti contribuisce anchâessa ad alimentare una disinformazione che può addirittura risultare assai pericolosa, se pilotata male.
E quali sono i pericoli che si corrono?
Uno dei più tremendi è che unâazienda dopo aver investito per anni si ritrova ad avere un territorio non più osannato dalle guide, con il risultato che anni ed anni di investimenti sul territorio vengano in tal modo vanificati solo perché le tendenze dettate dal momento si sgonfiano rendendo di conseguenza meno interessante - perché non più alla moda - quel dato vino di quel dato territorio. Ecco, certi fenomeni costruiti in modo strumentale da taluni poggiano sul niente. Si comprende bene come il rischio che si corre in tali circostanze sia piuttosto alto e anche ingiusto. Non si crea in questo modo una vera economia. Certo, è vero che sul mercato vince il più forte e il migliore, però è anche vero che il sistema deve avere delle regole minime di correttezza. Il vino non si inventa nel breve periodo, ma è nella continuità che si vede il vero profilo di unâazienda e di una zona. Quindi non si può di volta in volta stabilire di premiare ora la Sicilia per un certo numero di anni e poi passare in Sardegna per poi abbandonarla dopo qualche anno e passare ad un altro territorio.
L'immagine riportata in prima pagina, nel lancio dell'articolo, è tratta da una collezione di Guelfo Magrini per NettaridiBacco