Mondo Enoico

RISCONTRI QUALI-QUALITATIVI NELLA GESTIONE DELLA CHIOMA PER IL SANGIOVESE

Intensità dei tagli, altezza della palificazione e della parete vegetale possono influire in maniera considerevole, per non dire decisiva, sulla produttività e sulle caratteristiche chimiche dell’uva. Da Toscana, Emilia-Romagna e Marche utili indicazioni e interessanti sperimentazioni

29 gennaio 2005 | Graziano Alderighi

Il numero di gemme (o occhi) lasciati per ceppo ha una diretta influenza sulla produttività delle viti.
In un’ottica di competizione con modelli di viticoltura che competono fortemente sul fattore prezzo risulta fondamentale trovare un sistema di gestione della chioma che non incida sulla qualità finale del prodotto ma che permetta un risparmio significativo dei costi di produzione, meccanizzando completamente potatura e raccolta.
Dall’Università di Bologna è giunta una proposta interessante.
Un sistema di allevamento a siepe con potatura semiminima (SPS) che prevede la realizzazione di una parete alta circa 120 cm e di spessore di circa 20 cm integralmente gestibile attraverso mezzi agricoli. A partire da un cordone speronato (CSP) si selezionano tralci dell’anno precedente fissandoli ai fili orizzontali presenti sopra il cordone speronato originario. Ciò permette la formazione di una struttura siepiforme che potrà essere mantenuta per più anni con macchine a barre a taglio.
Il numero superiore di gemme ha portato nel corso di un triennio di rilievi a un aumento della produzione del 30% senza differenze significative sul livello di maturazione. I grappoli si presentavano spargoli e piccoli, privi di attacchi di botrite o altri marciumi.

L’importanza dell’altezza raggiunta dalla chioma, direttamente correlata con quella di palificazione, è stata invece confermata da due studi indipendenti dell’Università di Pisa e dell’Università delle Marche.
Innanzitutto, come prevedibile, diverse altezze delle pareti vegetative non hanno avuto ripercussioni significative sulla produttività.
Differenti invece i riscontri sul fronte qualitativo. Con un’altezza di palificazione di 1,80-1,85 cm invece dei consueti 1,30-1,50 cm si sono ottenute uve con un contenuto zuccherino mediamente più elevato e un’acidità totale inferiore. I vini ottenuti, inoltre, avevano un colore più intenso come pure una concentrazione di antociani e polifenoli maggiore.
Questo sensibile miglioramento qualitativo non è imputabile, secondo i ricercatori, con un diverso assetto vegeto-produttivo ma piuttosto con una migliore distribuzione della chioma e una sua maggiore efficienza.

Bibliografia

- Scalabrelli et al, 2004, Osservazioni sul comportamento del vitigno sangiovese allevato a diversa altezza della parete vegetativa, Simposio “Il Sangiovese”, Firenze 17-19 novembre
- Intrieri et al, 2004, Il sistema di allevamento a siepe con potatura semiminima. Esperienze sulla cv Sangiovese, Simposio “Il Sangiovese”, Firenze 17-19 novembre
- Silvestroni et al, 2004, L’altezza della palificazione e del cordone speronato influenzano la qualità del Sangiovese allevato a cordone speronato?, Simposio “Il Sangiovese”, Firenze 17-19 novembre