Mondo Enoico

LO STRANO RAPPORTO DI AMORE E ODIO TRA I VITICOLTORI EUROPEI E IL RICCO MERCATO STATUNITENSE CHE VUOLE IMPORRE LE SUE LEGGI

Le esportazioni nazionali di vino negli Usa potrebbero aumentare significativamente se dagli accordi sul commercio internazionale venisse un chiaro segnale di stop alla "vinopirateria" e ai falsi. Ma nessun passo in avanti è stato compiuto in tema di etichettatura, tecniche enologiche e menzioni geografiche

20 novembre 2004 | Graziano Alderighi

Dagli ultimi dati dell'Italian Wine & Food Institute, relativi ai primi sei mesi del 2004, emerge che per la prima volta dopo 30 anni l’Italia è stata superata dall’Australia che si è inserita al primo posto fra i Paesi fornitori di vini al mercato USA.
Si tratta di un sorpasso solo nelle quantità esportate ottenuto grazie ad una politica commerciale fondata sui prezzi più bassi dei vini australiani (3,94 dollari) rispetto a quelli nazionali (4,64 dollari) che tuttavia non scalfisce la leadership italiana in valore visto che per le etichette Made in Italy viene speso negli Usa quasi un terzo dei dollari (31,2%) destinati all'acquisto di vini di importazione. Le esportazioni di vino italiano negli Stati Uniti aumentano infatti nel semestre del 3% in valore a fronte del crollo del 23,3% di quelle francesi e di un aumento record del 19,5 % di quelle australiane. Ma l’Italia, sostenuta in prima persona da Carlo Azeglio Ciampi, ha le carte in regola per recuperare il primato negli Usa come dimostra la crescita delle bollicine italiane con un aumento delle esportazioni di spumante negli Usa del 43% in valore nel primo semestre. Il boom delle bollicine italiane negli Stati Uniti, dove la presenza degli spumanti italiani è cresciuta più dello champagne francese, è il miglior modo per festeggiare l'incontro con il Presidente della Repubblica e per raccogliere le sue parole di incoraggiamento all'affermazione del Made in Italy sul mercato mondiale senza temere la concorrenza dei nuovi Paesi.
Il connubio tra cibo, vini e arte, ovvero territorio e storia, è il mix ideale per valorizzare il Made in Italy nel mondo e il turismo nel nostro Paese come dimostra il fatto che agli stranieri la parola Italia fa venire in mente soprattutto cibo e vini (45%) e luoghi storici e culturali (20%) (Ice-Leonardo-Piepoli). Un patrimonio di credibilità e fiducia costruito nel tempo e con molti sforzi che non può e non deve vanificato.



Gli Stati Uniti però non intendono indietreggiare sull'uso delle nostre denominazioni dei vini di pregio e pretendono di continuare ad etichettare i vini con criteri meno rigorosi rispetto a quelli vigenti in Europa. Il negoziato in corso fra la Commissione UE e gli USA non promette fino a questo momento passi in avanti sostanziali. Gli Stati Uniti concedono poco e chiedono molto. Il testo attualmente in discussione presenta molti punti critici relativi in particolar modo alle pratiche enologiche, all'etichettatura ed al riconoscimento delle menzioni tradizionali.
L'Ue, intanto, si è data due anni supplementari per poter concludere con Washington un accordo equilibrato sul commercio di vini. Il Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Ue ha deciso che prorogherà fino al dicembre 2005 le deroghe sulle pratiche enologiche per i vini Usa importati in Europa. Nell'Unione europea infatti, salvo precise deroghe, non possono essere presentati al consumo vini originari dei paesi terzi che sono oggetto di pratiche enologiche non ammesse dalla normativa europea.