Legislazione
L’Italia ricorda solo ora di dare attuazione alla liberalizzazione dei formati
Presto possibile non solo personalizzare la veste, la tipologia di bottiglia ma anche la quantità nominale della confezione. Si attendeva il decreto da aprile, solo ora il via libera dal Senato
05 dicembre 2009 | R. T.
La direttiva comunitaria 2007/45/CE liberalizza i formati commerciali dei prodotti preconfezionati, così eliminando ogni limitazione riguardo alle quantità nominali minime e massime stabilite per legge per alcuni prodotti. La precedente normativa comunitaria, oltre che quella nazionale, infatti stabilivano, per ciascun prodotto, i formati immettibili in commercio.
Per lâolio extra vergine dâoliva si andava dalle bottigliette da 100 ml fino alle latte da 25 litri, passando per 250 ml, 500 ml, 750 ml e così via.
In base alla nuova direttiva comunitaria sarà possibile non solo personalizzare la veste, la tipologia di bottiglia ma anche la quantità nominale della confezione.
Vi sono alcune eccezioni come il vino e le sostanze alcoliche per cui lâallegato della direttiva prevede possano essere venduti vini solo in confezioni da 100 ml sino a 1,5 litri, unica eccezione gli spumanti che invece partirebbero da una quantità nominale minima di 125 ml.
Tale direttiva doveva essere recepita dallâItalia entro il 11 aprile 2009 ma nessun decreto è stato emesso lasciando così in dubbio i produttori sullâapplicabilità della normativa comunitaria.
Finalmente la commissione Industria di palazzo Madama ha concluso da pochi giorni lâesame dello schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva 2007/45/CE relativa alle disposizioni sulle quantità nominali dei prodotti preconfezionati, approvando uno schema di parere favorevole con osservazioni.
Il presidente della commissione Cesare Cursi (Pdl-Lazio) ha rilevato che la direttiva prevede che gli Stati membri possano continuare a prescrivere fino allâ11 ottobre 2012 quantità nominali obbligatorie per latte, burro, pasta secca e caffè, ma che il governo, dopo aver ascoltato le associazioni di categoria, ha ritenuto derogare sulle gamme obbligatorie per latte e pasta secca.
Inoltre, il parere evidenzia la necessità di invitare il governo a tutelare i prodotti tipici nazionali, per i quali una totale liberalizzazione dei pesi e delle tolleranze ammesse rappresenterebbe un danno, rendendoli irriconoscibili ai consumatori.