Legislazione

E’ CAOS SUGLI STUDI DI SETTORE. IL GOVERNO FA RETROMARCIA ALLUNGANDO I TEMPI DI VERSAMENTO DELLE IMPOSTE

Tra proroghe ed emendamenti, molti italiani, imprenditori e professionisti, sono alle prese con gli studi di settore, che la Finanziaria aveva rivisto perché entrassero nelle casse dello stato circa 3 miliardi di euro. Ma le polemiche hanno fatto cambiare direzione al Viceministro Visco

07 luglio 2007 | R. T.

Fino alla revisione degli studi di settore si potrà adeguare le loro dichiarazioni dei redditi al livello minimo di ricavi derivanti dall'applicazione degli indici di normalità economica, "a condizione che tale livello non sia inferiore a quello di congruità puntuale previsto dagli studi".

È uno dei principali aspetti dell'intesa raggiunta dai tecnici del vice ministro alle Finanze Vincenzo Visco con i rappresentanti delle categorie soggette agli studi di settore, dopo le aspre polemiche delle ultime settimane sulla politica fiscale del governo.

Per la parte di ricavi scaturente dall'applicazione degli indicatori di normalità economica rimane la necessità di motivare eventuali accertamenti "a carico della Agenzia delle entrate fino alla sostituzione, a seguito di revisione ordinaria degli studi di settore, degli indicatori approvati con decreto del 20 marzo 2007".

I punti dell'accordo, che necessitano di traduzione normativa, sono stati proposti come emendamenti al disegno di legge 1485 in discussione al Senato sui rimborsi Iva auto.

Intanto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 luglio 2007, n. 154, il Dpcm di proroga dei termini di versamento per alcune tipologie di contribuenti, anticipato con il comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate del 15 giugno 2007.

I soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore e che dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito per ciascuno studio, ai fini della rateizzazione dei versamenti, devono fare riferimento alla tabella di seguito riportata.