Legislazione
Partita la caccia della speculazione sui terreni agricoli di Stato
Trattativa privata per le proprietà di valore inferiore ai 400mila euro. Implicitamente ammesso che i suoli acquisiti possano cambiare destinazione d'uso dopo cinque anni. Ai giovani imprenditori solo la possibilità di prelazione
12 novembre 2011 | Graziano Alderighi
Il maxiemendamento al Ddl Stabilità è ormai quasi legge. Il passaggio alla Camera verrà formalizzato a breve, entro pochissime ore.
Nella norma anche un passaggio, fortemente voluto da Coldiretti, ovvero l'alienazione da parte dello Stato delle sue proprietà agricole.
Coldiretti ne fa un censimento dettagliato, ad uso del prossimo Ministro dell'agricoltura che così, questa la speranza di Palazzo Rospigliosi, potrà più celermente emanare i decreti attuativi che prevedano l'apertura dei bandi per l'assegnazione.
Ma cosa dice esattamente la norma? Leggiamola insieme.
Art. 4-quater
(Disposizioni in materia di dismissioni di terreni agricoli)
1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con uno o più decreti di natura non regolamentare da adottare d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, individua i terreni a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato non ricompresi negli elenchi predisposti ai sensi del d.lgs n. 28 maggio 2010, n,. 85 nonché di proprietà degli enti pubblici nazionali, da alienare a cura dell’Agenzia del Demanio mediante trattativa privata per gli immobili di valore inferiore a 400 mila euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400 mila euro. L’individuazione del bene ne determina il trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato. Ai citati decreti di individuazione si applicano le disposizioni di cui all’articolo 1, commi 3, 4 e 5, del decreto-legge n. 351 del 2001.
2. Nelle procedure di alienazione dei terreni di cui al comma 1, al fine di favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità agricola giovanile è riconosciuto il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli, così come definiti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, e successive modificazioni. Nell’eventualità di incremento di valore dei terreni alienati derivante da cambi di destinazione urbanistica intervenuti nel corso del quinquennio successivo all’alienazione medesima, è riconosciuta allo Stato una quota pari al 75% del maggior valore acquisito dal terreno rispetto al prezzo di vendita; le disposizioni di attuazione del presente periodo sono stabilite con decreto di natura non regolamentare del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, d’intesa con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.
3. Per i terreni ricadenti all’interno di aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991 n. 394, l’Agenzia del Demanio acquisisce preventivamente l’assenso alla vendita da parte degli enti gestori delle medesime aree.
4. Le Regioni, le Province, i Comuni possono vendere, per le finalità e con le modalità di cui ai commi 1 e 2, i beni di loro proprietà aventi destinazione agricola compresi quelli attribuiti ai sensi del d.lgs 28 maggio 2010, n. 85; a tal fine possono conferire all’Agenzia del Demanio mandato irrevocabile a vendere. L’Agenzia provvede al versamento agli Enti territoriali già proprietari dei proventi derivanti dalla vendita al netto dei costi sostenuti e documentati.
5. Le risorse nette derivanti dalle operazioni di dismissione di cui ai commi precedenti sono destinate alla riduzione del debito pubblico.
Apparentemente la legge è ben scritta e non solo fornisce la possibilità di fare cassa allo Stato ma anche a Regioni, Province e Comuni che sono proprietari di molte aziende agricole in Italia.
Esaminiamo tuttavia i singoli passaggi dell'art 4-quater.
“...da alienare a cura dell’Agenzia del Demanio mediante trattativa privata per gli immobili di valore inferiore a 400 mila euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400 mila euro...”
La trattativa privata è sempre molto, molto preoccupante. L'Agenzia del Demanio, infatti, spesso non aggiorna i valori catastali dei terreni agricoli, col rischio che proprietà dal valore fondiario molto elevato possano essere classificate come piccoli fondi, del valore inferiore ai 400mila euro, e quindi assegnati ai soliti noti in vie spicce e poco trasparenti.
Purtroppo è altresì noto che anche le aste pubbliche vengono o possono venire pilotate da faccendieri addentro a questi processi col risultato che i terreni potrebbero non venire comprati da imprenditori agricoli desiderosi di iniziare una nuova attività oppure di ingrandire la propria impresa ma da speculatori desiderosi di accaparrarsi immobili a prezzi interessanti e d'occasione che oggi sono appetibili beni rifugio vista la volatilità delle borse e degli strumenti finanziari.
E i giovani? Questi terreni, infatti, in origine dovevano proprio essere destinati agli under 40 che vogliono scappare dalla città e tuffarsi nel mondo contadino. A loro solo la prelazione.
“...Nelle procedure di alienazione dei terreni di cui al comma 1, al fine di favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità agricola giovanile è riconosciuto il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli...”
Come si eserciterà tale prelazione? Secondo quali norme e leggi? Non è dato sapere. Se si trattasse dell'attuale legge agraria sulla prelazione sarebbe un bel rebus. E' infatti già oggi tanto complicata e astrusa da generare contenziosi giudiziari che possono durare anni. Nel frattempo il titolare del bene sarebbe l'acquirente diretto dallo Stato che potrebbe così compiere ogni scelta imprenditoriale riguardante il bene, ivi compreso il cambio di destinazione e d'uso.
Impossibile? No di certo. Infatti sono state inserite alcune righe che consentono implicitamente questa possibilità, purchè non prima dei cinque anni dall'acquisto.
“...Nell’eventualità di incremento di valore dei terreni alienati derivante da cambi di destinazione urbanistica intervenuti nel corso del quinquennio successivo all’alienazione medesima, è riconosciuta allo Stato una quota pari al 75% del maggior valore acquisito dal terreno rispetto al prezzo di vendita...”
Fatta la legge, trovato l'inganno.
Si vendono proprietà agricole, con procedure apparentemente trasparenti ma che in realtà, anche per la speditezza di tutto l'iter, favoriscono soprattutto chi ha liquidità e che è ben inserito in certi circuiti. Speculatori? Immobiliaristi? Di tutto un po' probabilmente. L'uso della prelazione è tanto complicata da disincentivarne di fatto l'uso da parte dei giovani imprenditori che, in buona parte, rimarranno esclusi da questa grande tornata di privatizzazioni. Questi terreni possono poi cambiare destinazione d'uso, almeno in parte, e così diventare nuove zone residenziali o altro, con notevoli benefici economici e ben poca spesa.
Ad annusar odor di truffa i Verdi e l'Anci.
“Giocare solo sul patrimonio – ha dichiarato il sindaco di Roma Alemanno – è sbagliato perchè si rischia di fare vendite a buon mercato depauperando così le risorse proprie di ogni città italiana“.
“Il maxi-emendamento alla legge di Stabilità contiene un colpo mortale al territorio e all’agricoltura italiana perchè grazie a quanto previsto dall’articolo 4 quater, che riguarda la vendita delle aree agricole, è prevista la possibilità di modifica della destinazione urbanistica“, dichiara in una nota il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, aggiungendo che “i terreni agricoli dello Stato dismessi per ridurre il debito pubblico potranno essere variati urbanisticamente dopo soli 5 anni diventando, cosi’, facile preda della speculazione edilizia e della cementificazione selvaggia. Siamo indignati perchè, con la scusa di aggredire il debito pubblico, non solo si dà un colpo mortale ad un settore già in crisi come quello agricolo rendendo i terreni dismessi più appetibili per la speculazione del cemento che non per la coltivazione“, conclude Bonelli.
Quanti saranno mai questi terreni agricoli di Stato? E dove sono?
Tra le diverse regioni analizzate dal censimento il Piemonte si classifica al primo posto per la disponibilità di terreni agricoli di proprietà pubblica con oltre 56mila ettari, segue il Lazio con 41mila ettari, Trento e Bolzano rispettivamente con 31mila e 24mila ettari, la Basilicata con 24mila ettari e la Lombardia con 23mila ma rilevanti proprietà ci sono anche in Campania (17mila ettari) e in Veneto (15mila).
Commenta la notizia
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Accedi o RegistratiDonato Galeone
16 novembre 2011 ore 08:05Da cittadini italiani e non solo quali tecnici agrari e operatori dell'agricoltura, leggendo l'annotazione di Alfonso Pascale, su Teatro Naturale, la scorsa settimana:"Coldiretti e la terra di tutti", integrata dalla puntuale analisi critica di Graziano Alderighi sulla recente legge in materia di dismissione dei terreni agricoli, dovremmo convenire che "al fine di favorire lo sviluppo dell'imprenditoria agricola giovanile" la concessione del "diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli" dovrebbe - innanzitutto - indicare il "COME" poter esercitare, nella fattispecie del trasferimento da privato la coltivazione della terra, il diritto di prelazione ed a "QUALI" condizioni economiche possono essere incentivati i giovani agricoltori destinatari di un bene pubblico per produrre in agricoltura, realizzare reddito e occupazione non assistita.
Altrimenti la novità della legge è solo il tentativo di "fare cassa" illudendo i giovani agricoltori consapevoli che per la organizzazione dell'impresa agricola, nella dimensione economica minima sufficiente, è necessaria la ricomposizione fondiaria mediamente di 15-20 ettari per l'esercizio d'impresa e lo sviluppo di un mirato piano di sviluppo aziendale.
E' noto anche che la "prelazione" legale vigente riconoscerebbe ai giovani soltanto di essere formalmente preferiti a terzi, a parità di condizioni, nell'acquisto dei terreni che lo Stato, le Regioni, le Provincie ed i Comuni - proprietari dei terreni di tutti noi - intenderebbero vendere (si stimano circa 380.000 ettari e si prevede che le risorse derivanti dalle dismissioni, circa 6 miliardi di euro, saranno destinati alla riduzione del debito pubblico).
Dovremmo osservare, riferendoci ai 380.000 ettari ed ai 6 miliardi circa d'incasso, che per l'acquisto da 5 a 10 ettari - i giovani agricoltori - dovrebbero avere la disponibilità economica da 80.000 a 160.000 euro!!!
Se i terreni agricoli pubblici fossero ceduti ai giovani con l'affittanza della durata di almeno trenta anni l'imprenditoria agricola, non solo a parole, potrebbe essere favorita.
A mio avviso, con un equo canone di affitto,rivalutato di anno in anno, di circa 300-600 euro/ettaro se irriguo ed il possibile rinnovo dell'affitto anche a giovane imprenditore affine entro il 2° grado che partecipa alla conduzione dell'impresa famigliare, si avrebbe continuità e certezza dell'uso produttivo dei terreni agricoli.
E', peraltro, con la terra patrimonio di tutti noi in funzione sociale, si contribuirebbe, con gradualità e nel tempo, sia alla riduzione del debito pubblico che allo sblocco della crescita reale agricola e non speculativa sui suoli del nostro Paese.
Mi permetto, concludendo questo lungo commento, di richiamare l'editoriale del Direttore Caricato titolato per la circostanza :"Agricoltori, valete ,meno di zero" per ripetere che "nei fatti l'agricoltore (giovane e meno giovane) con le sue necessità non viene mai accolto dalla comunità come meriterebbe" e nella stessa settimana al Forum Agricoltura di Cremona - oggi ex Ministro - l'On.le Romano ha riaffermato che "si è potuto raggiungere questo risultato grazie alla mia presa di posizione molto decisa" e ha aggiunto "che la dismissione dei terreni agricoli dello Stato è una spinta psicologica (sic)... per un settore che ha bisogno di essere incoraggiato". Mi fermo e non commento.
Donato Galeone
Alfonso Pascale
16 novembre 2011 ore 12:37Condivido il commento di Donato Galeone sull'importanza dell'affitto di lunga durata sia per creare nuove imprese costituite da giovani che per promuovere l'ampliamento delle imprese giovanili già esistenti, specie tra quei soggetti che non hanno i mezzi sufficienti per accedere alla proprietà della terra.
Per i terreni pubblici, lo strumento dell'affitto di lunga durata ha anche la funzione di salvaguardare la destinazione agricola da altri usi.
E' sorprendente il silenzio degli ambientalisti su questa vicenda. Gli interventi di Bonelli (Verdi) e di pochi altri hanno eccepito solo sulle modalità di intervento, accettando l'obiettivo della vendita.
Perché l'acqua è un bene comune e i terreni dello Stato no? I beni comuni sono di proprietà dei cittadini e andrebbero gestiti da forme imprenditoriali gestite direttamente dai cittadini in associazione tra loro.
Ancora un a volta, in nome delle aspirazioni dei giovani alla partecipazione e al protagonismo economico, si fanno passare le vecchie logiche speculative.
Peccato che i giovani non se ne accorgano!