L'arca olearia

QUOTAZIONI DELL’EXTRAVERGINE AI MINIMI STORICI. LA CADUTA LIBERA SI FERMERÀ PRIMA DELL’IMMINENTE NUOVO RACCOLTO?

Meno di tre euro al kilogrammo nei principali mercati all’ingrosso, da settembre il prezzo è in continua discesa. Una dinamica di mercato anomala, forse falsata da giacenze elevate. Per un’analisi dell’attualità e le previsioni abbiamo interpellato Giovanna Miccolis dell’Ismea

09 ottobre 2004 | Alberto Grimelli

Il mercato dell’olio di oliva, nelle ultime settimane, sta evidenziando una tendenza al ribasso delle quotazioni.
Il mercato dell’olio di oliva continua ad evidenziare una tendenza al ribasso delle quotazioni, più accentuate per l’extra vergine, mentre vergine e lampante mostrano valori più o meno stabili.
In Puglia le contrattazioni procedono piuttosto lentamente, anche se, i produttori, prima dell’avvio della nuova campagna, preferiscono disfarsi delle ultime giacenze a prezzi non sempre remunerativi.
Situazione analoga in Calabria, ove si assiste ad una contrazione della domanda. I listini dell’extra vergine e del lampante mostrano, anche questa settimana, lievi cali delle quotazioni.



Anche le quotazioni degli oli certificati (dop e biologici), infatti, mostrano sensibili flessioni.



Sul mercato greco le contrattazioni, piuttosto limitate, avvengono quasi esclusivamente presso i circuiti interni. I prezzi rimangono sostanzialmente stabili per vergine e lampante, mentre l’extra vergine è posizionato a prezzi in lieve ribasso. La situazione in campo non desta preoccupazioni: le condizioni climatiche sono favorevoli e non si riscontrano problemi di tipo fitosanitario sugli impianti.
In Spagna non si rilevano transazioni importanti, a causa della scarsa domanda sia interna che estera. I listini delle principali categorie di olio mostrano ancora una volta variazioni con segni negativi. La situazione agronomica è nella norma grazie alle condizioni climatiche favorevoli.



Quotazioni dell’extravergine così basse in questo periodo, a ridosso della raccolta, stanno preoccupando più di un olivicoltore.
I consumi stagnanti, le previsioni del prossimo buon raccolto in tutti i Paesi produttori, le giacenze elevate spingono i prezzi al ribasso.
Alcuni paventano anche fantomatici complotti orditi dalle multinazionali a danno degli agricoltori, evidente sintomo di una profonda inquietudine per una situazione tutt’altro che rosea.
Per un’analisi approfondita e distaccata dell’attuale situazione dei mercati e per qualche ipotesi sul futuro abbiamo interpellato la Dott.ssa Giovanna Miccolis dell’Ismea.
- La dinamica dei prezzi attuale, in considerazione dell’annata di scarica occorsa nel 2003 in Italia e Grecia mentre fu positivo il raccolto in Spagna, deve essere considerata fisiologica e normale oppure è totalmente anomala?
Non può essere considerata una situazione completamente anomala in quanto in questo periodo dell’anno i produttori tendono a disfarsi delle giacenze.
Gli olivicoltori sono spesso protesi verso la nuova campagna, il prossimo raccolto e quindi tendono a smaltire quanto rimasto stoccato in tempi brevi provocando una discesa dei prezzi. Certamente quest’anno il fenomeno è molto più evidente rispetto al passato, in molti casi perché esistono quantitativi di scorte molto consistenti. Sono molti i produttori che lamentano le scarse possibilità di collocare la merce. Come vuole la legge di mercato se sale l’offerta mentre la domanda rimane stabile deve calare il prezzo.
- In previsione della prossima nuova campagna è già possibile azzardare qualche ipotesi sull’andamento delle quotazioni dell’olio novello?
Le previsioni di produzione indicano un raccolto abbondante in tutta Italia, questo induce a pensare che sarà disponibile una grande quantità di prodotto. Azzardare, in questo momento, una previsione è pericoloso ma se dovessi cimentarmici credo che la tendenza sarà verso un ulteriore ribasso. Probabilmente, anche se sono congetture ed ipotesi, assisteremo a una ripresa delle quotazioni solo alla fine di novembre o anche inizi di dicembre. Naturalmente la dinamica sarà anche pesantemente influenzata dai tempi con i quali i produttori riusciranno a smaltire gli stock ancora giacenti nei loro magazzini.