L'arca olearia

L'ennesima guida agli oli di qualità? Ci pensano papà e mamma Unaprol

Una produttrice marchigiana, Francesca Petrini, lancia una provocazione: quanto portano effettivamente le guide ai produttori? Sarebbe interessante iniziare a valutarlo. E con la nuova annunciata guida - si chiede - chi non fa parte dell’organizzazione avrà un trattamento diverso?

26 giugno 2010 | T N



Salve dott.Caricato,
che ne pensa di quanto le allego? Sarà l’ennesima guida!?!Non per chi l’organizza ma non ha la sensazione che siamo oggi inondati di guide???
La domanda che mi viene è poi quanto portano in effetti ai produttori…ecco questo sarebbe interessante iniziare a valutarlo…
….e poi detto tra noi…Unaprol? …ma se non si fa parte di Unaprol…ci sarà un trattamento diverso!?!
….scusi il disturbo ed il piccolo sfogo…
Cari saluti,
Francesca Petrini



RISPONDE LUIGI CARICATO

Ed eccoci a noi. Una simile lettera non potevo certo lasciarla in secondo piano. Qualcuno potrà forse malignare sul fatto che ci sia di mezzo ancora una volta l’Unaprol, ma non è il caso di vederci nulla di pretestuoso: non c’è alcuno spirito polemico in questa mia nota, a parte il titolo - “L'ennesima guida sull'oli di qualità? Ci pensano papà e mamma Unaprol - che può forse apparire derisorio, ma non lo è, perché fin troppo bonario.

Punto primo: l’ennesima guida. E’ vero, si tratta dell’ennesima guida agli oli di qualità, ma d’altra parte è il momento storico che lo richiede, visto che i riflettori sono sempre di più puntati sugli oli extra vergini di oliva, un prodotto che sta via via acquisendo una sempre maggiore fama e visibilità mediatica. E’ inevitabile, dunque, che si moltiplichino le guide; ed è oltretutto legittimo che chiunque lo ritenga utile, possa presentarsi sul difficilissimo mercato editoriale con nuove proposte. La già annunciata iniziativa di Unaprol e Gambero Rosso rientra nella piena legittimità, non siamo certamente noi a non condividere un simile slancio.

Punto secondo: siamo inondati di guide. Inondati per fortuna no, perché a quanto mi risulta sono al momento soltanto tre le guide in commercio, di cui una valida, l’altra così e così, e la terza infine – a parte la copertina, su cui compare la dicitura di guida – con tutta franchezza, rimane solo una caricatura di guida, e nulla più. Lascio a voi il piacere di indovinare quale delle tre sarebbe impubblicabile.

Punto terzo: quanto portano ai produttori le guide?. La risposta più immediata è: tanto. La risposta più meditata sarebbe: dipende: qualcosa, forse. La risposta più coscienziosa è invece: poco, molto poco.
Il fatto è che le guide sono spuntate da un anno all’altro come funghi, senza una vera progettualità. Si è semplicemente colta al volo un’opportunità, cogliendo nell’aria la necessità di realizzare una guida e lo si è fatto più per colmare un vuoto editoriale che non per un’esigenza fortemente condivisa (ma questo è un giudizio che non è giusto applicare a tutte le guide, sia ben chiaro).

L’inizio ufficiale per le guide agli oli è stato il 2000, ma già prima di quell’anno, pur così decisivo per il mondo dell’olio, erano state pubblicate altre guide, seppure non a periodicità annuale, comunque utili per indirizzare i consumatori e gli operatori commerciali nella scelta degli oli. Le guide occasionali, non caratterizzate dalla serialità, sono state soprattutto utili nel promuovere una immagine diversa dell’olio extra vergine di oliva. Avevano un unico problema: non tutte si fondavano su una effettiva selezione, molto spesso erano concepite per essere dei cataloghi, più che delle guide. E’ stata la preistoria delle guide agli oli, è vero, ma quell’esperienza ha sicuramente giovato al settore e ha favorito la pianificazione di una comunicazione più efficace a carattere popolare.

Un giudizio positivo. L’iniziativa di portare le guide agli oli di qualità in libreria ritengo sia da giudicare in maniera largamente positiva, il problema, semmai, è che tali guide di fatto vengono acquistate per lo più dagli stessi produttori presenti in guida. Ed è di fatto più un’esibizione muscolare che un guadagno effettivo, sia ben chiaro; tuttavia una presenza in guida per un’azienda è senz’altro utile, anche perché resta comunque un modo per apparire e rendersi visibili di fronte a un dilagare smisurato di bottiglie che, francamente, gettano in uno stato di confusione il consumatore meno esperto e impaziente. La guida tuttavia non è uno strumento risolutore di problemi, quanto a visibilità sui mercati, né tantomeno è uno strumento in grado di apportare sostanziali incrementi di vendite, questo dunque è un fatto certo e indiscutibile.

Punto quarto: se non si fa parte di Unaprol, ci sarà un trattamento diverso?!. Ritengo proprio di no, almeno spero. La pubblicazione della nuova guida su cui scende la paternità e maternità di Unaprol è prevista per la primavera 2011, in libreria con il marchio Gambero Rosso. Ci sarà un trattamento diverso per chi non aderisce a Unaprol? Il modulo che la produttrice Francesca Petrini mi ha spedito accenna al fatto che gli oli debbano rispondere ai “requisiti previsti dal disciplinare di produzione del I.O.O.% Qualità Italiana, promosso da Unaprol”. Ora, effettivamente, la domanda piiù spontanea e immediata è la seguente: “e chi prende parte invece dell’altro disciplinare, speculare, del Cno-Consorzio nazionale degli olivicoltori, resta escluso? E chi non vuol far parte di nessuno e ha un olio di qualità e per giunta italiano che fa?
La qualità e la provenienza italiana delle olive. Nel modulo inviato da Unaprol, inoltre, si parla giustamente di provenienza. Ora,detto tra noi: vi sono forse dubbi sulla provenienza delle olive anche tra le produzioni delle aziende agricole e delle cooperative? Se esiste una simile preoccupazione allora discutiamone.

La qualità, è vero, ma senza essere didascalici. Nel modulo inviato alle aziende compare qualche stralcio del disciplinare. Una scelta legittima, condivisibile, giacché è meglio porre dei parametri ben precisi e vantare una qualità delle produzioni ampiamente garantita. Solo mi chiedo che senso abbia riportare sul modulo le seguenti indicazioni, fin troppo didscaliche e che suonano perfino risibilmente retoriche:

- Sono escluse le olive raccolte per cascola naturale
- Max 24 ore tra raccolta e molitura
- Conservazione delle olive in cassette o bins di plastica rigidi e aerati, approvati per il contatto con gli alimenti, disponendo le olive in strato sottile (max 25/30 cm)
- Riporre le cassette o i bins in locali freschi e aerati e comunque coperti
- Trasporto delle olive in bins forati o in cassette entro 24 ore dalla raccolta
- Stoccaggio in bins forati o in cassette in condizioni di temperatura compresa tra 12 °C e 20 °C
- Lo stoccaggio effettuato in spazi aperti, sotto tettoie ed in assenza di bins forati, pur se non consigliato, può essere ammesso solo se le olive vengono poi lavorate nell’arco delle 12 ore dalla raccolta
- Locali di stoccaggio lontani da fonti di contaminazione quali carburanti come gasolio, benzina
- Uso di acqua potabile per lavaggio e defoliazione
- Contenitori in acciaio inox
- Saturazione con gas inerti dello spazio di testa dei contenitori di stoccaggio
- Posture in acciaio, materiale plastico idoneo per oli alimentari o cemento vetrificato

La domanda che anche questa volta sorge spontanea è la seguente: “ma si tratta di una guida o di un manuale di istruzioni per diventare un bravo olivicoltore e frantoiano?”
E non solo: affinché tali punti, e altri ancora, vengano di fatto osservati, si rende evidentemente necessario un controllo efficace al fine di garantire l’osservanza delle regole, e come potrà mai avvenire il controllo, dal momento che le aziende sono davvero tante?
La risposta è nel modulo: “La quantità delle olive lavorate deve essere registrata secondo le modalità previste dal sistema di rintracciabilità volontaria certificato ai sensi della ISO 22005:08 e deve essere coerente con la capacità produttiva”. Ora è svelato l’arcano.

Sì, ma cosa ha di nuovo la guida Unaprol marchiata Gambero Rosso? Non lo sappiamo, lo scopriremo solo vivendo, cantava il grande Lucio Battisti. Ora, con tutta sincerità, non me ne voglia la nota organizzazione olivicola: così, giusto al primo impatto, io non scorgo nessuna novità, rispetto ad altre proposte già in essere. Ha senso allora moltiplicare le guide e scatenare una inutile quanto improduttiva concorrenza? Già si vendono poco, se poi si moltiplicano saranno destinate inevitabilmente ad annullarsi l’un l’altra. Ha senso tutto ciò?

Mamma e papà Unaprol. Ciò che non capisco, è l’insistere di Unaprol nel far tutto, fino a ricoprire tutti i ruoli possibili e immaginabili, così da poter dire all’universo mondo: “eccoci, siamo qui”. Ma ha senso tutto ciò?
Questo ruolo forzato di padre e madre, esercitato indistintamente su chiunque, non giova di certo alla causa. Questo voler essere parte di tutto soffoca ogni buona intenzione. Chiedo pertanto una risposta alla seguente domanda: “quanto è credibile un consorzio di produttori che di punto in bianco decide di realizzare una guida e segnalare, a consumatori e operatori professionali, i più bravi produttori d’olio?
Non sarebbe forse un compito che spetterebbe ad altri?
Non sarebbe un compito più indicato a una realtà terza, non direttamente coinvolta?
”.
E’ forse chiedere troppo invitare l'Unaprol a esercitare il proprio ruolo di associazione di categoria, un ruolo che sembra non essere più svolto, anziché continuare a ricoprire ruoli che non competono direttamente a un consorzio olivicolo?
Lo chiedo senza alcuno spirito polemico, con tutta onestà: sono in torto io o l’Unaprol?


Luigi Caricato