L'arca olearia

Il decreto sull’etichettatura resta così com’è, almeno fino al 28 ottobre

Respinto il ricorso presentato da Federolio al Tar Lazio. Tra le grida di giubilo di Coldiretti spuntano però alcune curiose sorprese

13 marzo 2010 | T N

Gli olivicoltori che vendono direttamente al consumatore finale continueranno a essere esentati dalla tenuta dei registri?
Sì, almeno fino al 28 ottobre, quando il Tar Lazio giudicherà nel merito.
Infatti l’ordinanza del tribunale amministrativo depositata il 9 marzo scorso dà torto a Federolio unicamente sulla necessità, con carattere d’urgenza, di sospendere il decreto del Mipaaf 8077/09 che dà attuazione al Reg. CE 182/09, ritenendo però necessario approfondire la questione il 28 ottobre prossimo.

Il decreto è stato impugnato per vari motivi legati all’apparato sanzionatorio, alla privacy delle imprese nonchè per la disparità di trattamento realizzata tra la gran parte degli olivicoltori e gli altri componenti della filiera.

Di diverso segno le reazioni.

I giudici amministrativi – secondo Coldiretti - hanno ritenuto che la fondamentale finalità di assicurare la piena tracciabilità dell'olio di oliva, che è alla base del decreto ministeriale, prevale rispetto all'esigenza prospettata dai ricorrenti di non avere a proprio carico ulteriori adempimenti burocratici, quali quelli relativi alla predisposizione di specifici registri, cui non sarebbero tenuti gli olivicoltori che vendono direttamente al consumatore finale. Inoltre il Tar non ritiene peraltro che tali adempimenti burocratici siano in grado di ledere la concorrenza tra le imprese del settore oleario, secondo quanto scritto nell'ordinanza del 9 marzo.
Nel settore dell'olio extravergine di oliva – sempre secondo Coldiretti – le frodi sono diminuite del 30-35 per cento in sei mesi grazie all'entrata in vigore del regolamento sull'indicazione obbligatoria dell'origine in etichetta. Si tratta di un segnale importante che conferma la necessità di stringere le maglie della normativa a livello nazionale e comunitario per valorizzare e difendere i primati del Made in Italy e garantire la sicurezza alimentare dei cittadini

Federolio valuta invece con rammarico e con fiducia l’ordinanza del Tar. L’ordinanza di rigetto – rileva Federolio – è veramente molto sintetica e da essa traspare una inadeguata comprensione dei contenuti del ricorso, in particolare sulla questione della tracciabilità. E’ sfuggito infatti ai giudici che la tracciabilità è minacciata proprio dai mancati controlli sugli olivicoltori. Ora Federolio valuterà se ricorrere, sempre in sede cautelare, al Consiglio di Stato, ma viene comunque rilevato come l’Avvocatura di Stato ha depositato alcune note, redatte dai competenti uffici del Mipaaf, dove emerge un forte ridimensionamento, ad esempio, della portata delle disposizioni relative alle sanzioni e alla gestione dei dati forniti dalle imprese.