L'arca olearia

Marchio "Alta qualità" per gli extra vergini, si parte

Il Cno ci sta provando e chiede una adesione convinta. I primi passi sono stati compiuti e ora non resta altro che attendere i primi segni di discontinuità rispetto al passato. Si tratta di uno strumento dinamico

05 dicembre 2009 | T N



Il Consorzio nazionale olivicoltori ha presentato al Simei un nuovo segmento di mercato per gli oli extra vergini di oliva. Si tratta di una sfida che l'Italia è pronta a raccogliere e portare avanti con determinazione. La qualità generica non paga, si punta a oli dall'elevato standard, con parametri superiori a quelli stabiliti dalla legge.


Il presidente del Cno Claudio Di Rollo era visibilmente soddisfatto lo scorso 27 novembre al convegno “Olio extra vergine di oliva “Alta Qualità”: un nuovo segmento di mercato”.
Il Consorzio nazionale olivicoltori ha ottenuto in effetti una buona accoglienza. L'incontro si è svolto in una sala gremita di operatori, con gente che ascoltava in attesa di una iniezione di fiducia.

“Stiamo attraversando una fase di transizione piuttosto delicata”, ha sostenuto in apertura l'oleologo Luigi Caricato, dando il via ai relatori. Il direttore di “Teatro Naturale” ha evidenziato come lo sforzo degli organizzatori di Simei ed Enovitis giochi a favore di un comparto che ha necessità continua di spazi di vitalità e riflessione. Caricato ha fatto notare come questi due momenti fieristici così tanto attesi stiano portando un valido contributo agli operatori anche a partire dallo stesso catalogo dedicato interamente all'olivicoltura e all'elaiotecnica. Un catalogo fuori dal comune, giacché contiene un saggio che presenta in modo dettagliato l'attuale scenario in cui si sta operando, uno scenario – è il casi di dire – piuttosto complesso. Alla luce della realtà, è risultato pertanto molto convincente la proposta di un nuovo segmento di mercato con l'extra vergine targato “alta qualità”, pur nella consapevolezza che la strada che si prospetta d'ora in avanti non è tra le più facili da percorrere. E' troppo bassa infatti la redditività di cui gode il prodotto e gli sforzi effettuati finora non ripagano a sufficienza coloro che hanno investito tante energie e risorse. Ciò a cui si sta puntando è di fare in modo che il percorso dell'alta qualità liberi in qualche modo l'olio extra vergine di oliva dall'ambito dei prodotti considerati commodity.

Mauro Meloni, direttore del Consorzio “Q verde”, il primo a intervenire, ha diffuso una certa nota di ottimismo. Negli ultimi quindici anni – ha detto – il trend dei consumi è in crescita e si sono anche creati nuovi spazi di mercato, tanto che ora è giunto il tempo di destagionalizzare l'offerta e di iniziare a presentare il prodotto nella veste di alimento e non più soltanto di condimento.
“Cambia la geografia dell'olio, i consumi coinvolgono Paesi nuovi e c'è tutto un movimento culturale che spinge gli extra vergini a un posizionamento diverso dal passato”. Meloni avverte però che sono cambiate anche le carte in gioco: con l'entrata in scena di altri competitor, siamo oggi condannati a realizzare un prodotto di alta qualità e dall'identità forte. Occorrono regole ferree e condivise – ha precisato - e, per farsi largo e rafforzare nel contempo la propria leadership, è necessario ragionare in termini di cooperazione, puntando a una più efficace capacità di servizio e fidelizzazione.

A dare manforte a Meloni, è intervenuta a nome di Csqa certificazioni, Mariachiara Ferrarese, che ha subito chiarito che si tratta di uno strumento dinamico che parte da una adesione segnatamente volontaria, non normata dalla legge, ma che sarebbe comunque utile puntare in futuro a un marchio ministeriale. Per ora si lavora allo scopo di ottenere un perfezionamento continuo di tale sistema di qualità superiore e, soprattutto, a raggiungere gruppi sempre più omogenei di operatori che aderiscano al progetto. Il risultato è che alla fine il consumatore avrà la certezza che ciò che compare in etichetta si basa esclusivamente su elementi oggettivi.



E' un passo decisamente avanti rispetto al passato, un segnale di discontinuità che va sostenuto e promosso tra gli operatori. Il presidente del Cno raccoglie con atteggiamento di fiducioso ottimismo i primi segnali di partenza del progetto.
Claudio Di Rollo conferma infatti che tale sforzo era in dirittura d'arrivo già da diverso tempo, anche perché era necessario trovare soluzioni concrete e urgenti a un mercato anomalo, che da un lato registra una crescita dei consumi, e dall'altro segna un inspiegabile tracollo dei prezzi.
La soluzione alle difficoltà da parte dei produttori nell'ottenere una equa remunerazione per le proprie fatiche però esiste: risiede unicamente nella strada della qualità. Da qui dunque la presentazione di un disciplinare che non fissa più soltanto dei punti di riferimento per le singole fasi di produzione, dal campo al frantoio, ma li estende a tutta la filiera, anche per chi deve fruire professionalmente del prodotto in cucina.
“E' l'unica soluzione per uscire dall'impasse in cui ci troviamo”, ha sostenuto con toni perentori Di Rollo: “è un passaggio inevitabile e necessario, e l'abbiamo fatto”.

Tra i relatori al convegno vi era anche Zefferino Monini, presidente dell'omonima azienda, tempestivo nel precisare come, per la situazione attuale fatta di prezzi non remunerativi per gli olivicoltori e di bassi margini di guadagno per le aziende di marca, la responsabilità sia da addebitare al sistema di provvidenze che ha ingessato di fatto il comparto per tutti questi anni.
Quando lancia le sue accuse, Monini non si riferisce ai piccoli produttori, ci tiene a precisarlo perché proprio loro hanno meno colpe.
Il problema è che occorreva produrre di più e meglio, e invece si è prodotto meno della metà di ciò che si ha avuto bisogno. Ed è per questo motivo che c'è stata la necessità di approvvigionarsi all'estero, con il risultato che abbiamo dato l'opportunità ad altri Paesi di crescere e qualificare il proprio sistema produttivo. Ora – ammette Monini – non c'è altra strada se non l'alta qualità. E ha aggiunto: “sposiamo questo progetto per due motivi: per una questione di immagine, onde poter continuare a essere un punto di riferimento nel mondo, e anche per ragioni commerciali”.
Monini non demorde e insiste: “dobbiamo proteggerci, affinché l'immagine italiana resti forte e cresca e si adegui nel contempo il sistema produttivo”.
Gli spagnoli, ha precisato Monini, sono “più audaci” e noi non possiamo più permetterci distrazioni.

Dopo le relazioni che hanno costituito il cuore del convegno, sono poi seguiti una serie di brevi interventi-testimonianza, preceduti da una compiuta analisi della filiera olio di oliva per voce di Tiziana Sarnari, dell'Ismea, che ha ricordato come da due anni e mezzo a questa parte i prezzi siano in continua flessione, con scambi commerciali che non vanno affatto bene.
“La nota dolente – ha detto la Sarnari - è che i prezzi scendono senza più riuscire a coprire adeguatamente i costi di produzione”. E rincara la dose: “Se i produttori contemplassero il proprio lavoro, sarebbe un guaio grosso pensare alla situazione davvero anomala in cui ci si trova a operare. Per questo – ha aggiunto la Sarnari – è bene puntare a fare maggiore chiarezza intorno alla qualità, tentando di far comprendere al consumatore il perché questa debba essere preferita”.

Tutti gli altri interventi hanno contribuito a chiarire gli animi dei vari attori della filiera.
Per Claudio Truzzi, responsabile sistema qualità di Metro Italia, diventa necessario e doveroso “accorciare i tempi e i passaggi, così da ritornare competitivi sul mercato, utilizzano per esempio l'esperienza già fatta con successo in altri settori”.
Pompeo Farchioni, presidente della Farchioni olii, ha invitato tutti a credere nel progetto alta qualità e a mettersi assieme, divulgandone soprattutto l'importanza.
Elia Fiorillo, presidente del Consorzio Extravergine, ha evocato un salto di qualità fondato non soltanto sul prodotto, ma anche sull'approccio all'interno della filiera, senza essere più velleitari o ideologici.
Infatti, come ben ha concluso Erino Cipriani, presidente di , si tratta di parlare ora la stessa lingua – tutti - e in maniera univoca.



Il convegno ha seminato speranza. Ora, la domanda di fondo è la seguente: ce la farà il comparto olio di oliva a intraprendere una nuova rotta?
Il Cno ci sta provando e chiede una adesione convinta. I primi passi sono stati compiuti e ora non resta altro che attendere i primi segni di discontinuità rispetto al passato.
Il futuro, per l'Italia olivicola e olearia, è solo nell'alta qualità. Altre strade non sono percorribili.