L'arca olearia
MIGNOLA D’APRILE SI CONDISCE COL BARILE, MIGNOLA DI MAGGIO SOLO PER ASSAGGIO
Sono molti i detti popolari sulla fioritura, indice dell’importanza di questo momento. Approfondiremo l'argomento con informazioni di botanica e biologia fiorale esaminando anche l'influenza dei principali fattori esogeni
22 maggio 2004 | Alberto Grimelli
Caratteristiche botaniche
I fiori dellâolivo non sono singoli ma riuniti in una infiorescenza, simile ad un piccolo grappolo, chiamata comunemente mignola. Le mignole si sviluppano dalle gemme a fiore all'ascella delle foglie. Quando cominciano a svilupparsi si dice che l'olivo è nella fase della mignolatura; questa è seguita dalla fioritura, ovvero lâapertura dei fiori, che, a seconda delle annate e della latitudine, può avvenire tra maggio e giugno.
Il fiore dell'olivo è ermafrodita, possiede cioè uniti gli organi maschili e quello femminile, è molto piccolo (3-5 mm) e la sua corolla è costituita da quattro petali biancastri saldati fra di loro alla base, il pistillo è tozzo, breve, provvisto di uno stimma ampio piumato, ricco di papille e quindi molto adatto a trattenere facilmente il polline .
La fecondazione è prevalentemente eterogama, ovvero avviene tra varietà diverse, e anemofila, cioè avviene per mezzo del vento.
Elementi di biologia fiorale
Sono due i momenti salienti della biologia fiorale dellâolivo come di tutte le specie frutticole: lâinduzione e la differenziazione delle gemme a fiore.
Lâinduzione è il processo fisiologico, che avviene lâestate precedente alla fioritura, in cui le neoformate gemme vengono destinate a diventare fiori lâanno successivo. à bene ricordare che si tratta di un fenomeno reversibile, ovvero non tutte le gemme indotte diverranno realmente fiori.
Infatti è il processo di differenziazione, che avviene alla fine dellâinverno che precede la fioritura, a provocare quelle modificazione morfologiche irreversibili che segnano definitivamente il percorso che la gemma seguirà .
Tra i due fenomeni, entrambi controllati da ormoni, passano alcuni mesi, in cui anche fattori esterni possono esercitare un ruolo tuttâaltro che secondario. Tra questi intensità luminosa, temperature invernali, fenomeni di competizione con i frutti presenti sullâalbero e stato nutritivo complessivo della pianta sono i più importanti.
Da questi brevi cenni di biologia fiorale dellâolivo si evince quindi che una buona fioritura la si ottiene lavorando scientemente e accuratamente fin dallâanno precedente.
Fioritura e fattori esterni che la condizionano
Allorché, ad inizio primavera, si presentano le condizioni climatiche favorevoli per la ripresa vegetativa si innesca anche il processo di formazione della mignola, ovvero di schiusura delle gemme a fiore, che può diventare visibile già a partire dagli ultimi giorni di marzo, anche se più frequentemente si manifesta in aprile o agli inizi di maggio.
Gelate tardive, con temperature sotto lo zero, danneggiano i primordi di mignola talora ancora non visibili ad occhio nudo, compromettendo la successiva fioritura. à ciò che accadde nel 2003 quando qualche giorno di freddo intenso, compromettendo la funzionalità degli abbozzi di mignola o anche solamente delle gemme a fiore in fase di schiusura, pregiudicò il raccolto dellâannata.
Anche carenze idriche e nutrizionali fino a sei settimane prima della fioritura possono provocare un abbassamento del numero di fiori per infiorescenza e un aumento della probabilità di aborto del pistillo.
Qualora non sorgano avverse condizioni meteo, tra le quali vanno anche inclusi venti eccezionali o provenienti dal mare, quindi carichi di salsedine, e lâantesi, ovvero lâapertura dei fiori avvenga regolarmente, lâattenzione si sposta verso lâimpollinazione e la fecondazione.
La massima emissione di polline si ha tre o quattro giorni dopo lâinizio della fioritura, lo stimma, ovvero lâorgano sessuale femminile presenta invece dai cinque ai sette giorni di ricettività dal momento della schiusura. Temperature miti e una leggera brezza favoriscono il processo di impollinazione che invece verrà rallentato dalle piogge.
Inoltre essendo la fecondazione prevalentemente esogama, nonostante il granulo pollinico possa essere trasportato su lunghe distanze, risulta fondamentale la disposizione delle cultivar sullâappezzamento. La bibliografia è assai ricca di prove di impollinazione che miravano a scoprire le migliori relazioni impollinatore/impollinante per ciascuna varietà . à noto, ad esempio, che il Leccino è un pessimo impollinatore sia per la varietà Frantoio sia per la Moraiolo.
Una volta avvenuta la fecondazione lo sviluppo iniziale dellâovulo che per primo si è formato esercita una forte azione di richiamo di risorse sia nutritive sia idriche, innescando una competizione che determina sia lâabscissione dei fiori non fecondati e di quelli meno sviluppati.
Un fenomeno tipico dell'olivo è proprio rappresentato dall'aborto dell'ovario che si manifesta in diversa misura nelle diverse cultivar, essendo in parte controllato geneticamente, e in proporzioni diverse da un'annata all'altra. Consiste in una mancata o insufficiente crescita dell'ovario ed è fortemente influenzato dallo stato di nutrizione dell'albero, una carenza di micro o macronutrienti può accentuare notevolmente il problema.
Si può affermare quindi che, tra i fattori direttamente controllabili dallâagricoltore, lo stato nutrizionale ed idrico generale della pianta sono quelli maggiormente rilevanti e da monitorare con maggiore attenzione. Ogni elemento chimico, compresa lâacqua, determina un positivo risultato finale, comunque quantificabile nellâordine del 2-3% di fiori allegati, valori più alti sono da considerarsi eccezionali.
Nessun elemento in particolare svolge un ruolo prevalente esclusivamente sui processi di fioritura, impollinazione, fecondazione, allegagione, ma anzi eccessi, dovuti a squilibrate concimazioni fogliari, possono provocare scompensi oppure, come nel caso del boro, colature fiorali superiori alla media. Un trattamento nutrizionale per via fogliare può sicuramente rivelarsi molto utile per permettere alla pianta di far fronte agli elevati richiami di risorse da parte dei germogli e dei fiori ma le dosi da fornire vanno valutate in funzione di vari parametri tra i quali cito le condizioni climatiche, la concimazione eseguita in primavera, il carico di mignola presente e la vigoria degli alberi.