L'arca olearia

FONDI SICURI FINO AL 2012. NESSUNA CERTEZZA INVECE SULLA POLITICA PER LA QUALITÀ

Dopo le prime indiscrezioni filtrate a seguito dell’accordo tra i ministri agricoli e Fishler, ora è possibile chiarire nel dettaglio gli elementi salienti della nuova organizzazione comune di mercato dell’olio di oliva. Ne abbiamo parlato con Ranieri Filo della Torre, direttore generale Unaprol

08 maggio 2004 | Alberto Grimelli

- Quale il giudizio complessivo dell’Unaprol sulla nuova Ocm, finalmente in dirittura d’arrivo?
Un giudizio moderatamente positivo. Ci sono punti che salvaguardano interessi nazionali come le risorse finanziarie avendo un orizzonte fino al 2012/2013, garantendo quindi un aiuto al reddito dell’olivicoltore. È prevista inoltre una semplificazione amministrativa, meno carte.
Esistono tuttavia dei chiaroscuri in quanto molte normative non sono ancora arrivate a essere definite, su altre invece abbiamo forti perplessità come, ad esempio sulla politica per la qualità.
- Secondo le dichiarazioni del Ministro Alemanno, il disaccoppiamento in Italia avrà le seguenti percentuali: 90% all’olivicoltore con aiuto calcolato sulla base delle scorse quattro campagne e 10% alle organizzazioni di categoria per programmi di miglioramento qualità. Come verranno utilizzati i 72 milioni di euro destinatovi? Chi sarà a decidere quale proprietà assegnare ai singoli progetti?
Il Ministro intende elevare al massimo possibile, mi piacerebbe poter dire al 100%, i contributi spettanti all’olivicoltore. I 72 milioni di euro non saranno destinati al sostentamento delle strutture delle associazioni ma finalizzati a progetti che devono essere a esclusivo vantaggi del produttore per ammodernare la filiera olivicola italiana per permetterle di essere più competitiva. I programmi di miglioramento qualità: tracciabilità, certificazione e tutela della qualità dell’olio di oliva e delle olive da tavola, monitoraggio e gestione amministrativa del settore, miglioramento della qualità, tutela dell’ambiente, informazione al consumatore, rappresentano l’elemento innovativo della nuova Ocm che ha mantenuto l’aiuto al reddito come fattore conservativo.
Il ministero dovrà decidere sull’entità, ovvero l’importo, dei fondi destinati a questi programmi, gestiti dalle associazioni, entro il 1 agosto del 2005. La valutazione dei singoli programmi, se verranno mantenute le attuali regole, spetterà a una commissione formata da funzionari del Ministero dell’Agea, delle Regioni e di alcuni Istituti scientifici, come quello di Elaiotecnica di Pescara e quello di Cosenza.
- Quello che appariva il rischio maggiore della nuova Ocm e relativo disaccoppiamento era la mancanza di un legame tra contributi e coltivazione degli oliveti. Come è stato superato il problema?
La battaglia intrapresa da tutto il mondo olivicolo italiano e dal Parlamento europeo per tenere conto della duplice attitudine dell’olivo: produzione e funzione ambientale/paesaggistica ha permesso di inserire nella parte (Reg. CE 1728/03) che disciplina gli aiuti due obblighi: il mantenimento degli oliveti registrati nel GIS con divieto di estirpazione per più del 10% delle piante dell’appezzamento e l’espletamento di idonee pratiche colturali per mantenere le piante in buona condizione vegetativa.
Ovviamente se il produttore ha coltivato gli olivi si presuppone che raccolga il prodotto, evitando che si perda il patrimonio di qualità e quantità del nostro Paese.
- Non considera azzardato affermare che coltivare gli olivi implichi anche produrre. È noto infatti che è proprio la raccolta la voce di costo più onerosa. Non ritiene che sussista il rischio che l’olivicoltore si limiti alle sole pratiche colturali strettamente indispensabili, finalizzando la sua attività al percepimento dell’aiuto?
Dopo aver potato, concimato, lavorato il terreno mi apparirebbe irragionevole non raccogliere. Naturalmente tutto è legato dall’andamento dl mercato, più riusciamo a rendere meno torbido il mercato, più lo rendiamo trasparente, maggiori saranno le possibilità di prezzi più interessanti, incoraggiando, di conseguenza, l’olivicoltore a produrre dell’extravergine di qualità.
- L’età media degli olivicoltori italiani è piuttosto elevata. Quali politiche prevede la nuova Ocm per i giovani?
Non ci sono grossi spazi nelle proposte di regolamenti fin qui discusse. Lo spazio può venire ricavato tuttavia in ambito nazionale, ovvero nelle norme attuative della riforma. Esiste la possibilità che le Istituzioni nazionali gestiscano una riserva nazionale di quote per l’impianto di oliveti, è necessario prodigarsi affinché almeno parte di questi diritti vengano utilizzati per l’ingresso di forze fresche e nuove.
Non necessariamente saranno scelte centralizzate, infatti è anche all’ordine del giorno una possibile regionalizzazione di gestione di tutta la riforma. Spetterebbe allora alle singole Regioni applicare le norme della nuova Ocm in ragione del modello di olivicoltura presente sul loro territorio.
- Nuovi impianti. È confermato che gli impianti successivi al 1998 non riceveranno alcun aiuto. Secondo alcune interpretazioni tuttavia pare che la nuova Ocm preveda un blocco completo, sulla falsariga del sistema vitivinicolo, a partire dal 2005. Cosa c’è di vero in queste voci?
Questo è uno dei quesiti che abbiamo inoltrato, insieme con le altre organizzazioni ed unioni, al Ministero e alla Commissione europea.
In realtà non ci sembra di scorgere nella nuova Ocm il pericolo di un blocco completo degli impianti simile a quello vigente nel comparto vinicolo. Pare invece una forma un po’ burocratica di blocco per cui sulle particelle del GIS non possono esistere un numero di piante maggiori, con la soglia di tolleranza del 10%, di quelle attualmente registrate.
Questo lascerebbe supporre, anche se attendiamo una conferma ufficiale, che su particelle non censite sul GIS olivicolo si possano fare nuovi impianti. Se così fosse, è buffo pensare che in un’area altamente vocata e produttiva, dove tutte le particelle sono registrate, sarebbe impossibile eseguire un rinfittimento o un nuovo impianto, con la conseguenza, assolutamente negativa, di rendere impossibile un rinnovamento e ringiovanimento del patrimonio olivicolo esistente.
- Sono stati molti gli impianti eseguiti a ridosso del 1998. Impianti non produttivi nelle annate prese come riferimento per il calcolo dell’aiuto secondo la nuova Ocm. Cosa si devono aspettare questi olivicoltori?
Abbiamo chiesto che per le piante messe a dimora prima del 1 maggio 1998 si potessero applicare dei coefficienti medi territoriali.
La stessa Comunità ogni anno pubblica un documento in cui ci sono le rese medie presumibili per pianta nelle diverse rese regionali. Si può quindi eseguire un calcolo virtuale sulla produzione presunta di quelle piante se fossero state in produzione.
Anche questo è un tema che rientrerà nelle gestioni nazionali, perché sarà poi il singolo Stato a dover valutare il modello di calcolo per gli oliveti giovani impiantati a ridosso del 1998.
- Pare evidente che manca completamente una politica per la qualità. È stato abbandonato il progetto dell’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta, ma al tempo stesso, a partire dal 2005, vi sarà l’obbligo della rintracciabilità della produzione. A che gioco stanno giocando a Bruxelles?
Su tutta la materia della politica della qualità ci sono buchi neri e voragini spaventose in questa nuova Ocm. La Comunità rimane abbarbicata a quel manifesto surrealista che era quello sulla strategia per la qualità emanato nel 2001, un documento programmatico che poi la stessa Comunità ha fatto a pezzi. Nel Reg. CE 1019/2002 che doveva essere la magna carta sulla commercializzazione è stata fatta marcia indietro su quasi tutti gli articoli lasciando come unici paletti l’abbassamento dell’acidità da 1 a 0,8 e l’obbligo del confezionamento. Tutto il resto, come la indicazioni chiare in etichetta, la censura delle denominazioni di fantasia, è rimasto lettera morta. Anzi, gli accordi del Codex alimentarius e del Coi del 2003, hanno portato a una revisione del Reg. CE 2568 abbassando i parametri di qualità degli oli extravergini, facendo così passare per “oli di categoria superiore” oli difettati che fino all’anno scorso non avrebbero avuto il rango di extravergine. Tutto questo facilita le frodi e il ruolo dell’industria come blendista, grande aggiustatrice delle caratteristiche dei vari oli, il tutto in controtendenza rispetto al mercato, con un consumatore orientato verso la qualità, le denominazioni d’origine, il biologico.
- A quando i regolamenti attuativi italiani a cui vengono demandati, come abbiamo sentito, politiche così importanti come aiuti ai giovani, nuovi impianti, programmi per la qualità ecc?
Prima delle vacanze. Ci è stato dichiarato che prima del 31 luglio sarebbero stati presentati i regolamenti applicativi. Se venissero realmente licenziati prima della pausa estiva a settembre potrebbero essere operativi.
Non bisogna dormire sugli allori durante quest’annata in cui è stato prorogato il vecchio regime, ma è necessario mettere a punto l’intero sistema che permetta di garantire un celere pagamento ai produttori a partire dal 2005.