L'arca olearia

La parola dei frantoiani sulla crisi oliandola

Proposte concrete e difesa del Made in Italy. “Sono anni che – ci dice Piero Gonnelli, Presidente Aifo - proponiamo e segnaliamo la necessità di predisporre accordi di filiera.”

29 novembre 2008 | T N

Per uscire dalla crisi i frantoiani dettano il loro decalogo che si fonda su cinque elementari punti d’azione:
- attivazione immediata di un fondo di garanzia per agevolare l’accesso al credito delle imprese di prima trasformazione al fine di evitare fenomeni speculativi
- promuovere la realizzazione di piattaforme pubbliche di stoccaggio
- indire un tavolo di confronto con i rappresentanti della distribuzione organizzata per individuare azioni strategiche di rilancio dell’olio extra vergine d’oliva
- programmare una campagna informativa televisiva sulle novità introdotte dalle norme sull’obbligatorietà dell’indicazione dell’origine in etichetta
proporre in sede comunitaria la riattivazione straordinaria dell’ammasso pubblico per tutti i Paesi produttori dell’Unione europea

Per comprendere meglio la posizione, la filosofia e la politica dell’Aifo abbiamo però interpellato direttamente il Presidente, Piero Gonnelli.

- Da soggetti passivi della fiera olivicolo olearia a soggetti attivi e propositivi. La crisi di questa stagione era nell’aria, perché non avete denunciato per tempo tale rischio?
Aifo ha denunciato tale situazione non solo nella campagna olearia attuale, ma anche in quelle passate: sono anni che, come associazione, proponiamo e segnaliamo la necessità di predisporre accordi di filiera. Ciò avrebbe consentito agli olivicoltori, ai frantoi e agli imbottigliatori di collaborare in maniera concreta per una stabilizzazione dei prezzi sul mercato di lungo periodo. Le oscillazioni di prezzo che, di anno in anno, si verificano creano solo confusione presso i consumatori e gli operatori.

- I frantoi sono spesso anche imbottigliatori e commercianti d’olio, accusati, al pari delle industrie, di alimentare la speculazione e tenere i prezzi bassi. Come rispondete a tale accusa?
Che è un’accusa infondata in quanto è sufficiente controllare i prezzi di vendita nelle ultime due campagne olearie, quando le olive compravano al valore di “pepite d’oro”. I frantoi in tale situazione, nonostante tali evidenti contraccolpi economici, non hanno messo in crisi la filiera ma hanno assorbito e sopportato tali aumenti ingiustificati. Si invita, pertanto, gli olivicoltori a valutare la media delle ultime campagne per valutarne l’effettiva remunerazione.

- Made in Italy obbligatorio, Dop e Igp. Sarà l’origine a salvare la nostra produzione oliandola?
Non c’è il minimo dubbio. E’ il principale strumento per tutelare il consumatore dall’ormai diffusa presenza di oli di importazione. Poiché, per fortuna, la vera qualità italiana è diversa e può essere ben riconoscibile risulta fondamentale rafforzare il binomio tipicità e territorio.

- La crisi olivicola ha una dimensione globale. I produttori spagnoli lamentano quotazioni sotto il livello dei costi di produzione, così italiani e greci. La risposta a tale situazione deve essere locale, nazionale, europea, mondiale?
Alla luce delle legislazione recente la risposta deve essere presa, nell’immediato, a livello europeo pur potenziando il ruolo delle Regioni in termini di controllo e nell’emanazione di norme in materia di artigianato. Significa valorizzare in modo concreto le tipicità dei nostri territori mediante strumenti legislativi e attuativi (etichettatura, dichiarazione di origine, controlli in campo) che devono essere aggiornati con le nuove esigenze imposte dalla globalità e dalla necessità di tutelare concretamente il consumatore. Risulta, comunque, importante precisare che tale situazione è stata provocata dai piani di crescita delle produzioni spagnole che hanno determinato un eccesso di offerta sui mercati mondiali.

- Quali strumenti e azioni per sostenere nell’immediato il prezzo dell’olio italiano?
Sicuramente mediante una difesa concreta del vero 100% italiano sulla base di una tracciabilità effettiva accompagnata da una previsione d’uso, nei pubblici esercizi, del tappo antiriempimento e bottiglie monodose. Tali scelte devono essere sostenute a livello legislativo mediante modifiche alla legge in materia di etichettatura che preveda che l’uso della dicitura “prodotto e imbottigliato” possa essere utilizzata solo da coloro che producono olio ovvero i frantoi e le aziende agricole. Vietando, al tempo stesso, l’uso del “prodotto imbottigliato” di fronte al quale un consumatore deve accorgersi che senza la “e” acquisterà un semplice prodotto confezionato.

- Quali strumenti e azioni per il lungo periodo, gli anni a venire?
La predisposizione di un Piano olivicolo nazionale di evidente utilità per il settore. Evitare, per il comparto dell’olio extra vergine di oliva, l’introduzione generica dell’origine UE: per il nostro comparto serve un’azione diretta alla valorizzazione dell’olio extravergine di oliva del singolo paese produttore. Soluzione che, invece, andrebbe adottata per le varie miscele di oli extravergine per le quali l’etichetta potrebbe indicare un’origine UE, senza obbligare i confezionatori a dichiarare inapplicabili percentuali in etichetta.