L'arca olearia

Irrigazione e inolizione: facce della stessa medaglia

Ora che la pluviometria media estiva si sta abbassando in Italia, e in particolare nelle regioni del Sud, iniziano i problemi di scarsa resa in olio del frutto. Il rimedio c’è

04 ottobre 2008 | R. T.

Le stagioni estive stanno divenendo sempre più aride anche in Italia, in particolare nel Sud.
Questo ha come diretta conseguenza una minor produttività dell’olivo.

E’ infatti ormai noto che con una pluviometria di 800 mm/anno o più l’irrigazione non determina incrementi produttivi, ma in molti areali oliandoli, ormai, il livello pluviometrico è sensibilmente più basso.
L’irrigazione, in queste zone, può divenire consigliabile in quanto favorisce l’irrigazione, il numero di frutti per albero e quindi la produttività dell’intero oliveto.
Non è raro, in annate normalmente siccitose, riscontrare il 50% o più di produzione negli oliveti irrigati rispetto a quelli in asciutto.

L’adaquamento, però, non produce unicamente un incremento del numero di frutti per albero ma ha anche effetti sul singolo frutto.

L’irrigazione incrementa il volume complessivo dell’oliva, del nocciolo e della polpa. Pure incrementa il rapporto polpa/nocciolo.
Questi effetti sono ottenuti per vi di un incremento delle dimensioni cellulari e non per una loro più attiva moltiplicazione. Infatti, d prove condotte dall’Università di Pisa sia a Bibbona (LI) sia a Follonica (GR) il numero di cellule del frutto erano simile nelle tesi irrigata e non irrigata.

Effetto interessante sul frutto è quanto accade se si rileva uno stress idrico nelle immediate settimane seguenti la fioritura e l’allegagione. In questi casi, al ripristino di un buono stati idrico dopo 4-9 settimane, la dimensione del nocciolo risulta invariata rispetto alla tesi irrigata, non così per la polpa che risulterà di ridotte dimensioni al momento della raccolta.
Si evince quindi che, per l’ottenimento di frutti di buona pezzatura, risulta determinante l’irrigazione proprio durante i mesi estivi, normalmente luglio e agosto.

Quest’anno le dimensioni dei frutti, in tutto il Sud, sono certamente ridotte, a volte tanto da far assomigliare i frutti a chicchi di riso o di caffè.
Purtroppo non sarà più possibile intervenire sulla dimensione dei frutti che potrà lievemente crescere unicamente per l’accumulo di eccessi d’acqua subito dopo le piogge autunnali.



Se la dimensione del frutto è ormai definita non altrettanto può dirsi per l’inolizione del frutto, processo metabolico che vede il suo picco proprio tra settembre e ottobre.
Normalmente si considera il processo di accumulo d’olio terminato agli inizi di ottobre, ma recenti esperienze hanno dimostrato che prosegue anche nelle seguenti settimane in presenza di temperature miti e di un buon irraggiamento solare.

L’irrigazione, quindi, non è soltanto utile nel periodo estivo ma anche in autunno allorché si fosse in presenza di scarse precipitazioni.

Al contrario di quanto si pensi, infatti, la resa in olio non diminuisce ma incrementa negli oliveti irrigati.
La falsa credenza che i frutti irrigati abbiano una minore resa è dovuta all’evidenza che la resa in olio, espressa in percentuale di peso fresco (quella calcolata in frantoio), è inferiore ma se consideriamo le quantità d’olio prodotte per albero o per ettaro olivetato, queste sono decisamente superiori nelle tesi irrigue piuttosto che in quelle in asciutto.
Vi sono ormai evidenze scientifiche piuttosto consolidate a livello internazionale e non solo italiano, come dimostrato dai grafici presentati.

Anche riguardo alla maturazione dei frutti l’irrigazione pare avere un effetto, in particolare ritardandola, anche se, in questo casi, il carico di frutti ad albero sembra avere un effetto più rilevante.

In conclusione si può affermare che l’irrigazione ha conseguenze dirette sulla fisiologia della pianta d’olivo e dei suoi frutti, alcune delle quali ancora scarsamente conosciute.