L'arca olearia

Oli d'oliva. E' ormai in dirittura d’arrivo la modifica del Reg 1019/02

L’Italia accusa una grave sconfitta. Etichettatura d’origine obbligatoria fortemente depotenziata e apertura a miscele olio d’oliva – oli di semi lasceranno profondi segni nel comparto

13 settembre 2008 | T N

Ebbene sì, la bozza con le modifiche del Reg 1019/02, nella sua versione ultima e definitiva, è approdata al Mipaaf per un ultimo passaggio, quasi una formalità.
Sono infatti state molte le pressioni sulle associazioni dei produttori affinché il testo venga licenziato in fretta e senza porre ostacoli a un cammino che pare già segnato.
La Commissione europea ha necessità di approvare il regolamento in tempi rapidi, probabilmente già per la fine di settembre, così da inviarlo all’esame del Wto.
L’entrata in vigore del nuovo regolamento, che introduce modifiche sostanziali rispetto al 1019, avverrà probabilmente a partire dal 1 luglio 2009.



Etichettatura d’origine
Il legislatore comunitario, nel modificare l’art 4 del Reg 1019/02, sembra aver indicato due scenari possibili:
1- l’olio d’oliva proviene da un solo Paese
2- l’olio d’oliva proviene da più Paesi

“Nel caso di oli d’oliva originari – si legge nella bozza Ue - in conformità delle disposizioni dei paragrafi 4 e 5, di uno Stato membro o di un Paese terzo, un riferimento allo Stato membro, alla Comunità o al Paese terzo a seconda dei casi, oppure”.
E’ così chiaramente espresso che, nel caso di un olio d’oliva proveniente da uno Stato membro è accettabile sia la definizione “Made in Paese di origine” sia un generale “Made in Ue”. Nel caso di un olio proveniente da un Paese terzo, invece, come indicato nel Reg 1019/02 originario, si fa riferimento al reg 2913/92.

“Nel caso di miscele di oli d’oliva originari, in conformità delle disposizioni dei paragrafi 4 e 5, di più di uno Stato membro o Paese terzo, una delle seguenti diciture a seconda dei casi:
i) “miscela di oli d’oliva comunitari” oppure un riferimento alla Comunità
ii) “miscela di oli d’oliva non comunitari” oppure riferimento all’origine non comunitaria
iii) “miscela di oli d’oliva comunitari e non comunitari”

Il regolamento, così impostato, quindi, nel caso di olio d’oliva originario di un solo Paese non impone l’obbligatorietà di indicazione dell’origine del Paese ma lascia la scelta al produttore che potrà indicare a sua discrezione “Made in Paese di origine” oppure “Made in Ue”.
L’indicazione “Made in Ue” però potrà essere ugualmente utilizzata nel caso di blend di oli provenienti da più Paesi comunitari al posto della dizione “miscela di oli d’oliva comunitari”.

Rispetto all’attuale situazione normativa l’unico reale e tangibile vantaggio per il consumatore sarà di conoscere se l’olio che sta acquistando è di provenienza comunitaria o extracomunitaria oppure se è una miscela di oli comunitari ed extracomunitari.
L’indicazione “Made in Ue” sarà infatti utilizzabile tanto dai piccoli produttori che non vogliono assoggettarsi al laborioso sistema del “Made in Italy” sia dalle industrie olearie e dei grandi imbottigliatori che si approvvigionino da Paesi dell’Unione europea.

L’apertura dell’Unione europea sull’etichettatura d’origine obbligatoria è stata quindi più formale che sostanziale e appare come un tentativo di evitare a De Castro e alla Coldiretti delle imbarazzanti ritrattazioni, rettifiche o revoche.

Abbiamo inoltre il tragico sospetto che il prezzo politico ed economico che il comparto sarà costretto a pagare sarà alto, molto alto.


Miscele olio di oliva – olio di semi
Ed ecco invece un argomento alquanto spinoso, più di ogni altro. E’ quello relativo alle miscele tra oli di oliva e oli di seme. Spinoso e dalle dinamiche controverse, perché le conseguenze non possono che essere terribili. Non dimentichiamoci che fino ad oggi tali miscele sono state di fatto considerate frodi in commercio. Che si legiferi dunque pensando di renderle oggi possibili sul piano legale, sa più di amara sconfitta e di pesante arretramento che non, al contrario, di una scelta lungimirante e positiva. Anzi, c’è il chiaro sospetto che vi siano gruppi di pressione che spingano in tale direzione ormai da tempo. Gli interessi in gioco sono piuttosto alti e le conseguenze di una simile decisione avrà effetti devatsanti.

Nel testo di modifica al Reg. 1019/2002, in particolare si specifica che “gli Stati membri possono vietare la produzione, sul loro territorio, delle miscele di oli di oliva e di altri oli vegetali .. per il consumo interno. Tuttavia – si precisa – essi non possono vietare la commercializzazione, sul loro territorio, delle suddette miscele di oli provenienti da altri Paesi, né vietare la produzione, sul loro territorio, di dette miscele ai fini della commercializzazione in un altro Stato membro o dell’esportazione.”

Insomma, si apre con ciò un varco pericoloso che non aiuterà certo il già precario comparto produttivo, minacciato ormai da tempo dalle continue insidie che si vanno giorno dopo giorno sperimentando nel grande magma di un mercato frutto molto spesso di grosse speculazioni che non di contrattazioni rispettose di ciascun elemento della Filiera.

Vedremo, ma, potette scommetterci, qualcuno avrà venduto l’anima su questo punto, chi doveva vigilare, per impedire il via libera alle miscele, non lo ha fatto. Chissà cosa avrà ottenuto in cambio. Provate a pensarci. Non è poi così difficile.


La posizione di Unaprol
"Il progetto del nuovo regolamento comunitario che modifica il Reg. 1019/02 appare confuso nella forma, insufficiente come contenuto e pericoloso per l’effettivo conseguimento dell’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine della materia prima". E’ il giudizio dell’Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano.

Il testo appare infatti piuttosto vago nella traduzione italiana. Viene introdotta la libera circolazione delle miscele di olio di oliva di altri vegetali che pone non pochi problemi di controllo rispetto alle possibili frodi. Inoltre vengono introdotte nuove modifiche alla normativa sulla qualità generando anche in questo caso confusione e disallineamento con le recenti modifiche al Reg. 2568/91 e contenute nel Reg. 604/08.

Infine non è assolutamente scontato il riconoscimento dell’obbligatorietà dell’origine dello Stato Membro stante i nuovi numerosi passaggi a livello comunitario ed in sede di WTO che dovranno essere compiuti.

L’Unaprol d’intesa con le altre Organizzazioni agricole e con il totale sostegno delle Amministrazioni Regionali ha sollecitato modifiche al progetto di regolamento invitando il Ministero ad esercitare la massima attenzione per il definitivo conseguimento dell’indicazione obbligatoria del made in Italy


TESTO CORRELATO
Rivoluzione Ue, esplode la bomba olio di oliva. E l'Italia che fa? Sonnecchia: link esterno