L'arca olearia

CONSIGLI UTILI. OGNI QUANTO TEMPO È NECESSARIO POTARE?

Considerando la cronica mancanza di manodopera specializzata, spesso non si riescono a potare gli olivi tutti gli anni. Ma forse non è indispensabile intervenire così di frequente. Turni più lunghi possono ugualmente garantire una buona produttività, risparmiando oltretutto sui costi di produzione

13 marzo 2004 | Alberto Grimelli

Sebbene le parole d’ordine dell’olivicoltura contemporanea siano qualità e tipicità non bisogna distogliere l’attenzione dalle spese di produzione, elementi economici fondamentali per poter restare sul mercato. È noto che le due voci che incidono maggiormente sul bilancio colturale sono raccolta e potatura (insieme fino al 70%).
La potatura in particolare può gravare sino al 30% sui costi di produzione.
È evidente che, nell’ottica del risparmio, anche le tecniche di questa fondamentale pratica agronomica vadano riviste al fine di conseguire un appropriato equilibrio vegeto-produttivo con il minor dispendio di tempo, energie e risorse.
Sul piano teorico questi concetti sono largamente condivisibili. È possibile però metterli in pratica? Con quali ricadute sulla produttività e sull’alternanza?

Le forme di allevamento con una struttura scheletrica determinata, ad esempio il monocono, hanno necessità di tagli frequenti, mentre quelle più libere ben si adattano a turni più lunghi, anche bi-triennali.
Intervalli di potatura superiori ai quattro anni hanno effetti negativi sull’equilibrio vegeto-produttivo e rendono necessari interventi cesori drastici e particolarmente intensi.
Solo nel caso della “stroncatura programmata”, tecnica che prevede il taglio alla base della pianta ogni dieci anni, i risultati economici e produttivi sono da considerarsi molto soddisfacenti. Tuttavia la disarmonia estetica dell’oliveto, le difficoltà nelle lavorazioni del suolo e nel controllo di talune patologie in ambienti umidi, l’impossibilità di adottare la raccolta meccanica, la rendono un caso interessante di studio più che di applicazione su vasta scala.

Naturalmente possono esservi anche altre condizioni che influiscono sulla scelta del turno di potatura per il proprio oliveto. Condizioni pedoclimatiche e fattori biologici della pianta (età, potenziale di crescita…), ma anche componenti agronomiche, come la densità d’impianto e la presenza di un impianto d’irrigazione, sono parametri da tenere in considerazione per la scelta del tipo e frequenza degli interventi cesori.

Sebbene occorra valutare attentamente tutti i presupposti appena espressi, il preconcetto che la potatura annuale limiti l’alternanza e favorisca una buona produttività è stato già screditato da uno studio di Sillari e Cantini, pubblicato nel 1998.
In questo lavoro sono stati presi in esame cinque diversi appezzamenti d’olivo con caratteristiche assai differenti. Particolarmente interessante il confronto fra l’impianto Follonica2, con potatura biennale, e Ravi1, che invece adotta il classico intervento annuale. Oliveti molto simili sia per età degli alberi, sia per forma di allevamento, entrambi vasi cespugliati, differiscono solo per densità di piantagione: Follonica2 è un 5x5 (400 piante/ha) mentre Ravi1 è un 6x6 (277 piante/ha).
Dai dati produttivi, media di otto anni, risulta una produzione di olive, espressa in quintali per ettaro, di 46,8 per Follonica2 contro i 50 di Ravi1. Se si esamina la produttività sotto un altro aspetto, ovvero come olio prodotto (kg/ha), notiamo che Follonica2, con una media di 811, supera Ravi1 che invece si ferma a 745. Statisticamente l’indagine non ha rilevato differenze fra i due impianti.



Per quanto riguarda l’alternanza di produzione, gli impianti con regolare potatura annuale non hanno presentato indici migliori degli altri. Anzi, se valutiamo l’intensità di alternanza (I), che ci indica la misura degli scostamenti produttivi rispetto alla media, possiamo evincere che Ravi1 ha un valore più che doppio rispetto a Follonica2. Quindi Ravi1 è maggiormente soggetto a risultati produttivi che si scostano maggiormente dalla media rispetto a Follonica2.



In conclusione possiamo affermare che la scelta di dilatare il turno di potatura non è assolutamente azzardata. La ricerca di Sillari e Cantini non ha fatto altro che dimostrare l’assunto del Prof. Morettini (1964): “con la potatura annuale non si incrementa durevolmente la produttività complessiva degli olivi e non si modifica sostanzialmente l’andamento dell’alternanza”.

Bibliografia

- Sillari B. e Cantini C. (1998) - Risultati produttivi ed economici di oliveti condotti con diversi sistemi di potatura. Rivista di Frutticoltura, n.1, pag. 49-54