L'arca olearia

E’ ora di iniziare a irrigare l’olivo, goccia dopo goccia

Dopo le piogge primaverili, non sempre abbondanti, ci si prepara alla fioritura. Fase fenologica critica per la pianta. Occorre fornire la giusta quantità di acqua

17 maggio 2008 | Alberto Grimelli

L’irrigazione si sta diffondendo sempre più anche in olivicoltura, rappresentando una pratica agronomica interessante attraverso cui influire sulla produttività delle piante ed anche sulla qualità dell’olio.

Olivo, irrigazione e produttività
L’irrigazione, considerata come pratica agronomica singola, ovvero svincolata da potatura e concimazione, non è sufficiente a ridurre l’alternanza di produzione. E’ invece corretto affermare che una corretta irrigazione, insieme con concimazioni calibrate e potature rispettose dell’equilibrio vegeto-produttivo possono ridurre l’ampiezza del fenomeno, così evitando quegli sbalzi nella produzione che causano problemi a livello economico-gestionale alle imprese olivicole.
L’impatto dell’irrigazione è invece assai rilevante sulla produttività dell’olivo. Gli studi, nazionali e internazionali, sono ormai concordi nell’indicare incrementi produttivi variabili dal 20 al 100% e oltre rispetto a impianti non irrigui. Tale variabilità è funzione dell’andamento pluviometrico ma anche del turno e dei volumi irrigui che vengono forniti alla coltura.
E’ infine necessario sottolineare che l’irrigazione, nelle fasi giovanili dell’impianto, accelera l’entrata in produzione, provoca un aumento del rigoglio vegetativo con conseguenti produzioni interessanti fin dai primi anni.



Quando dare l’acqua?
La semplice risposta a questa domanda è: quando serve.
Generalmente gli agricoltori iniziano a fornire acqua alla coltura o in una determinata data, a seconda dell’esperienza del singolo olivicoltore, oppure quando si manifestano sintomi di stress, accartocciamento e disseccamento fogliare.
Metodi empirici che forniscono raramente risultati apprezzabili in quanto, quando l’olivo manifesta sintomi di stress, il livello di deficit idrico è decisamente elevato ed è compromesso l’equilibrio fisiologico della pianta. Inoltre stabilire l’inizio dell’irrigazione sulla base della tradizione, con i cambiamenti climatici in atto e le bizzarrie del meteo, è decisamente arbitrario e illogico.
Decidere il momento migliore per iniziare l’irrigazione con metodi più tecnici è possibile anche per aziende con poche risorse e senza ampie conoscenze scientifiche o informatiche.
Una volta avuto il dato delle piogge utili (> 6 mm) in un dato periodo, che è possibile di solito trovare sui servizi agrometereologici delle Agenzie regionali, si passa a calcolare l’evapotraspirazione della coltura, ovvero la quantità d’acqua che l’oliveto ha “consumato”. Esistono diverse formule per effettuare tale calcolo, da quella di Thornthwaite che necessita solo della temperatura media, rilevabile con un termometro acquistabile per pochi euro, a quella di Penman-Monteith, decisamente più affidabile ma più complicata perchè necessita di dati puntuali usualmente rilevabili solo attraverso una piccola stazione meteo, un investimento non eccessivo per aziende di medio-grandi dimensioni. Una volta riferiti allo stesso lasso di tempo i dati delle piogge utili e quello dell’evapotraspirazione (giorno, settimana, mese), sottraendo il dato delle piogge utili a quello dell’evapotraspirazione sapremo subito se la nostra coltura è in deficit idrico e potremo intervenire tempestivamente e puntualmente.
Naturalmente esistono anche metodi più sofisticati e più precisi per stabilire il fabbisogno idrico dell’olivo. Attraverso dei tensiometri, che stabiliscono il valore dell’umidità del terreno a diverse profondità potremo stabilire quanto la nostra coltura si sta avvicinando al punto di appassimento (livello di umidità alla quale la pianta appassisce) e quindi intervenire prontamente per tornare alla capacità di campo (quantità massima di acqua che può essere trattenuta dal suolo contro la forza di gravità). Di solito i tensiometri sono collegati a un più complesso sistema di automazione dell’impianto di irrigazione che, monitorati anche altri fattori meteorologici, sulla base di dati preimpostati da un tecnico, gestisce turni irrigui e volumi di adacquamento.

Quanta acqua dare?
Dalla sottrazione tra piogge utili e evapotraspirazione avremo anche il dato della quantità d’acqua, espressa in millimetri, che dovremmo fornire all’oliveto per reintegrare quanto “consumato”.
Ma è davvero necessario reintegrare completamente l’acqua evapotraspirata dall’oliveto?
Recenti studi hanno dimostrato che è possibile risparmiare notevolmente sui volumi idrici senza per questo compromettere la produzione.
Si parla di irrigazione in deficit controllato (Rdi) se pensiamo di somministrare livelli sub ottimali di acqua in determinati stadi fenologici e invece di irrigazione in deficit sostenuto (Sdi) se somministreremo livelli sub ottimali di acqua durante l’intera stagione facendo uso della risorsa idrica accumulata nel suolo.



E’ quindi possibile ridurre i volumi di adacquamento fino alla metà del fabbisogno calcolato sena che ne risenta la produttività della pianta ma con evidenti risparmi idrici, il costo dell’acqua irrigua sta crescendo sensibilmente negli ultimi anni, ed energetici, relativamente al funzionamento delle pompe.
E’ però utile segnalare che secondo alcuni autori, in determinati stadi fenologici, quali quelli della fioritura e dell’allegagione, un’irrigazione in deficit controllato troppo spinta, sull’orlo dello stress idrico, può causare perdite di produzione, cosa che invece non accade nella fase che va dall’indurimento del nocciolo fino all’inizio della maturazione.

In conclusione possiamo affermare che, per chi possiede un impianto di irrigazione, tenere attentamente monitorato lo stato idrico dell’oliveto, attraverso il calcolo dell’evapotraspirazione, fin dalla mignolatura, rappresenta un dovere imprescindibile per ottenere il massimo della produttività dagli alberi.
Se possiamo calcolare con precisione il momento in cui iniziare a fornire acqua, i volumi irrigui e il turno di irrigazione lasciano ancora margini di discrezionalità piuttosto ampi, permettendo all’olivicoltore di gestire le proprie risorse, sapendo che non è necessario il reintegro totale dell’acqua evapotraspirata dalla coltura ma che può essere altresì controproducente far arrivare le piante alla soglia dello stress idrico durante certi stadi fenologici, in primis fioritura e allegazione.