L'arca olearia

IL RISCALDAMENTO GLOBALE FA SENTIRE I SUOI EFFETTI SULLA PRODUTTIVITA’ DELL’OLIVO E PRESTO POTREBBERO MANIFESTARSI GRAVI PROBLEMI ANCHE IN ITALIA

L'inverno sta diventando sempre più mite, con conseguenze sulle fasi fenologiche dell’olivo. Le conoscenze sul periodo di fabbisogno in freddo delle singole varietà sono spesso insufficienti, così resta anche un incognita il trasferimento di alcune cultivar in territori diversi

15 dicembre 2007 | R. T.

Non sono solo la siccità e le alte temperature estive.
Anche inverni troppo miti possono avere riflessi negativi sulla produttività dell’olivo.
Un argomento d’estrema attualità visto il trend climatico, con il riscaldamento globale ormai in atto.

Il fabbisogno in freddo dell’olivo è infatti stato considerato sempre talmente basso, poche centinaia di ore, che tale elemento è scarsamente riportato anche in letteratura.
Gli studi realizzati si sono concentrati prevalentemente su modelli previsionali che, in base alle ore di freddo oppure sulla base del rialzo termico, potessero stimare la data di fioritura.
In effetti, fino a qualche anno fa, si dava per scontato che l’olivo riuscisse a soddisfare il suo fabbisogno in freddo anche nelle zone più calde dell’area mediterranea.
Oggi quest’assioma non pare più così scontato, anzi.

Quali le conseguenze?
Se il fabbisogno in freddo dell’olivo non venisse completamente soddisfatto la fioritura potrebbe risultare scarsa , con conseguenti problemi produttivi.
Nel caso, invece, di un parziale o totale soddisfacimento del periodo di freddo con seguenti e repentini rialzi termici si avrebbe un anticipo straordinario della fioritura, anche in periodi a rischio gelata, con ovvie negative ripercussioni sulla produttività.

Purtroppo sono ancora poche le ricerche che si occupano di questo argomento, ancor meno sono le informazioni sulle necessità di accumulo di freddo per singola varietà.
Si tratta di dati che assumono oggi una grande valenza per comprendere la possibile variabilità produttiva negli oliveti esistenti e per poter effettuare una scelta varietale consapevole al momento dell’impianto.

L’olivicoltura non è immune dagli effetti dei cambiamenti climatici in atto e sono molte le incognite sul futuro.
Come reagiranno le varietà tradizionali e quelle autoctone agli inverni sempre più miti?
Vi sono cultivar più adattabili, ovvero con minori necessità di accumulo di freddo e periodi di latenza, dal momento del rialzo termico alla fioritura, più lunghi?

La necessità di disporre con urgenza di tali informazioni e dati ci è stata anche fornita da una recente ricerca tunisina, dove è stato dimostrato che l’Arbequina, nota varietà spagnola oggi ampiamente esportata in ogni dove, riesce a soddisfare il suo fabbisogno in freddo, già oggi, solo sette anni su dieci.
Si tratta, anche per l’Italia, di un campanello d’allarme e di un segnale da non ignorare.

Bibliografia

Sahli et al – An investigation of the impact of changing climatic condition on chilling accumulation and flowering dates of olive – Pagg. 355-362 – Volume I - Atti Olivebioteq 2006