L'arca olearia

Pressing su Lollobrigida: aumenti la dotazione finanziaria dell’OCM olio di oliva

Pressing su Lollobrigida: aumenti la dotazione finanziaria dell’OCM olio di oliva

La richiesta della Conferenza Stato-Regioni al Masaf per aumentare la dotazione dei 30 milioni di euro destinati all’organizzazione dei produttori. Splafonato il budget nel 2023 e nel 2024

14 marzo 2024 | T N

Nel 2023 e nel 2024 le richieste di finanziamento sulla base dell’OCM olio di oliva da parte delle organizzazioni di produttori sono state ben superiori al plafond nazionale da 30 milioni di euro.

Questo porta a un taglio lineare dei finanziamenti alle organizzazioni dei produttori, con conseguente riduzione dell’efficienza delle attività di chi aggrega i produttori e il prodotto.

Il coordinatore agricolo della Conferenza Stato-Regioni, l’assessore veneto Federico Caner, ha chiesto quindi il 3 marzo scorso al Ministro Lollobrigida un aumento dei fondi disponibili per l’olivicoltura, oltre alla necessità di aprire una trattativa a Bruxelles per rivedere le politiche di finanziamento al sistema olivicolo-oleario.

Il problema è che il numero di OP olivicole è molto alto, gestendo circa il 20% della produzione nazionale, e non si riesce a valorizzare l’olio extra vergine di oliva.

Occorre cambiare l’approccio del sistema olivicolo nazionale, con un piano olivicolo nazionale mai realmente varato, come segnalato dal convegno “olio, è ora di cambiare?”, forum OLIO (Osservatorio Laboratorio Internazionale Olioextravergine), a Verona il 14 marzo 2024.

Il problema da affrontare è un cambiamento dello scenario a livello produttivo, con sempre più produzione in mano ai nuovi mondi, anche fuori dal Mediterraneo, e i cambiamenti climatici che hanno un impatto sulla gestione agronomica dell’olivicoltura, anche con l’aumento di insetti alieni e nuove patologie o vecchie patologie con maggiore frequenza o problematicità.

Dell'olio si è iniziato a parlare quando si sono alzati i prezzi - ha spiegato Enzo Gambin (Aipo) -. In Italia c'è un'attività olivicola e olearia che ha delle caratteristiche particolari, basti pensare alle oltre 500 varietà di olivi e ai numerosissimi prodotti Dop e Igp. L'olio evo dovrebbe essere un treno ad alta velocità e invece è un treno che va troppo lento.”

Ma perché?

In Italia di olio ce n’è poco, e lo compriamo ovunque pur di saturare un mercato che ormai chiede più di quanto riusciamo a dare – spiega Marco Oreggia (Flos Olei) -. Se davvero c’è la volontà di cambiare passo la politica a ribasso non serve. Bisogna recuperare le varietà dimenticate e puntare sul marketing, siamo in ritardo di 20 anni, siamo in emergenza anche per quanto riguarda problemi climatici e patologie. In altri Paesi extra UE si stanno già organizzando e sugli scaffali non c'è extravergine, ma solo vergine d'oliva, in Brasile hanno avuto il coraggio di farlo per rilanciare l'economia olivicola. Possiamo cambiare prospettiva o stare al gioco della Spagna che detta le regole e la cui crisi di produzione ha causato a cascata il rialzo dei prezzi”.

Attenzione poi alla rincorsa al nuovismo: sperimentazione sì ma salto nel buio no. Anche in pianura padana, infatti, l’agricoltura ha iniziato a rendere poco e vi sono molte piccole realtà, aziende di pochi ettari, che pensano di recuperare redditività attraverso gli oliveti superintensivi. “Neanche il Consorzio Dop Garda – ha affermato Alessandra di Canossa, produttrice e membro del CDA – sa se sarà possibile avere olio dagli oliveti superintensivi in ottemperanza al disciplinare. Non chiudiamo alcuna strada e pertanto ci proveremo. Sperimentare è doveroso.”

“Bisogna però sapere che è molto più facile vendere un olio territoriale, da varietà italiane, tipico piuttosto che un olio a prezzo minore ma con un profilo internazionale – ha affermato Massimiliano Consolo (Business Developer Mark Up) – sulla base della mia esperienza, con contatti con 40 Paesi e moltissimi buyers e retailers, occorre tutelare e dare valore alla territorialità più che al prezzo.”

"E' anche sbagliato percorrere la strada dell'olio migliore del mondo a tutti i costi, perchè poi a chi lo si vende? - ha affermato Duccio Morozzo (Olive Bureau) - poichè si parte dal mercato, dagli sbocchi potenziali per arrivare a costruire l'olio extravergine di oliva perfetto per le capacità manageriali, finanziarie, tecniche e tecnologiche dell'azienda. Non necessariamente un olio carissimo fa guadagnare di più."

Innovare, per recuperare produzione e produttività, è doveroso per il mondo agricolo nazionale ma attenzione a percorrere la strada del nuovismo, ovvero della ricerca del nuovo a tutti i costi. La soluzione, o presunta tale, potrebbe essere ancora peggiore del male.