L'arca olearia

SECONDO LE STATISTICHE UFFICIALI SOLO IL 22% DELLE AZIENDE OLIVICOLE ESEGUE TRATTAMENTI

L’Istat ha reso noto i principali risultati dell’indagine campionaria sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari nella coltivazione dell’olivo. Rispetto al 2000 diminuisce la superficie coltivata ma soprattutto quella dove vengono eseguiti interventi fungicidi, insetticidi e erbicidi. Una bufala?

15 settembre 2007 | Graziano Alderighi

Nell’annata agraria 2005-2006 la superficie agricola olivetta ammontava, secondo l’Istat, a 996,6 mila ettari di cui solo il 32% risulta soggetta a trattamenti con prodotti fitosanitari.
Tra le 794 mila aziende olivicole, solo il 22% ricorre all’impiego di prodotti fitosanitari, mentre il restante 78% non effettua alcun intervento di difesa.

Interessante notare che la superficie media delle aziende che eseguono trattamenti è superiore a quella delle aziende che non li effettuano.

Il totale degli interventi nell’annata agraria sono stati pari a 360 mila interventi, con l’utilizzo di poco più di mille tonnellate di principi attivi contenuti nei fitofarmaci impiegati.
Il 14% delle aziende ha condotto trattamenti fungicidi, il 9,5% interventi insetticidi e acaricidi, il 3% interventi misti. Solo il 2% delle aziende usa erbicidi.

Rispetto a dati analoghi di cinque anni prima, mentre la superficie agraria coltivata a olivo si è contratta di 153 mila ettari (-13%), la superficie che utilizza prodotti fitosanitari è diminuita del 30%.
In particolare sono aumentati gli interventi fungicidi e quelli erbicidi, mentre sono diminuiti fortemente (-50%) quelli insetticidi e acaricidi.
Tali variazioni, rileva la stessa Istat, sono dovute sia alle più favorevoli condizioni climatiche sia al più frequente utilizzo di fitofarmaci innovativi o con concentrazioni di principi attivi più elevate, sia a una difesa più scadenzata.

Per ettaro di superficie olivicola complessivamente tratta vengono mediamente eseguiti 2 trattamenti fungicidi, 1,4 trattamenti insetticidi, 1,7 trattamenti erbicidi e 2,2 trattamenti misti.

I principi attivi più utilizzati contro le principali avversità fungine (occhio di pavone e lebbra) sono inorganici rameici, inorganici a base di zolfo e azoto solforganici (mancozeb, metiram…).

I principi attivi più utilizzati contro i principali litofagi (mosca delle olive, tripide, cocciniglie, tignola) sono i fosforganici, gli olii e i carbammati.

Alcune riflessioni
Dati così significativi non possono certo sotto silenzio e senza alcun commento.
Un certo scetticismo nei confronti dei numeri presentati è doveroso, non per sfiducia nei confronti dei rilevatori, ma perché, per chi conosce il settore, è ben difficile credere che solo il 22% delle aziende esegua trattamenti.
Spesso, infatti, i proprietari dei piccoli appezzamenti olivetati, pur eseguendo trattamenti fitosanitari non li denunciano, non tengono un quaderno di campagna e acquistano i fitofarmaci con scontrino fiscale.
L’annata agraria 2005-2006 fu inoltre, come sottolineato dalla stessa Istat, particolarmente felice e non si rilevò la necessità di frequenti trattamenti fitosanitari ed è pur vero che nelle piccole proprietà la scarsità dei controlli e la scarsa preparazione dei conduttori favorisce la convinzione che meno si tratti e più genuino sia l’olio prodotto.
Nel complesso, al di là del legittimo scetticismo per i metodi del rilevamento statistico e i risultati forniti, è possibile affermare che l’olivicoltura è una delle colture agrarie più “pulite”.