L'arca olearia

PER OTTENERE RISULTATI SIGNIFICATIVI BISOGNA SAPERE QUANTO E QUANDO IRRIGARE L’OLIVO, MA NON SOLO: E’ NECESSARIO UN CONTROLLO COSTANTE E CONTINUO DEI PARAMETRI AMBIENTALI E DELL’EVAPOTRASPIRAZIONE DELLE PIANTE

L’irrigazione è una tecnica agronomica delicata e costosa, occorre capire la convenienza prima di effettuare l’investimento. Anche la disponibilità della risorsa idrica in azienda è fondamentale. In caso di scarsità d’acqua si può anche pensare alla possibilità di rendere utilizzabili le acque non convenzionali, in particolare quelle reflue urbane

19 maggio 2007 | Alberto Grimelli

Le ultime piogge hanno sicuramente mitigato la situazione idrica delle maggior parte delle colture agrarie, tra cui l’olivo, che sebbene viva anche in luoghi siccitosi si avvantaggia sensibilmente di un’equilibrata irrigazione.

E’ infatti noto che l’irrigazione in olivicoltura determina un aumento della produzione, anche se non sempre tanto significativo da risultare economicamente conveniente l’investimento per un impianto irriguo.
In aree con piovosità di almeno 800 mm/anno e una durata della stagione siccitosa di non più di due mesi, la convenienza è molto limitata, considerando che l’aumento produttivo medio può non superare il 20%. E’ però opportuno aggiungere che l’anomalia continua delle stagioni e il trend delle temperature, in rialzo, oltre alla riduzione delle piogge la soglia economica di convenienza indicata può non risultare determinante, poiché, in annate molto calde e siccitose, l’irrigazione può rappresentare l’unica tecnica utile a salvare la produzione.

L’obiettivo, come detto, non può essere tuttavia solo evitare una prematura cascola delle olive, ma un aumento del numero di frutti e del peso degli stessi, in particolare a favore del rapporto polpa/nocciolo. Infatti un periodo di deficit idrico tra la quarta e la nona settimana dopo la fioritura, anche nel caso venisse ripresa successivamente l’irrigazione, può portare a una crescita ridotta del mesocarpo (polpa) mentre non si nota alcun effetto significativo sulle dimensioni del nocciolo.

E’ chiaro quindi che non è solo la quantità d’acqua a condizionare lo sviluppo delle drupe ma anche il periodo di inizio dell’irrigazione, i turni irrigui e, naturalmente, il periodo di cessazione degli apporti idrici.
Se infatti, nel caso di caldi prolungati e periodi di potenziale stress idrico, può essere utile iniziare a irrigare ancor prima delle fioritura per aumentare il numero di infiorescenze e favorire una buona allegazione, apporti d’acqua oltre misura in autunno non farebbero altro che incrementare la quantità d’acqua libera all’interno dell’oliva, con possibili negative conseguenze sull’estraibilità tecnologica dell’olio.

Evidente, quindi, che occorre un controllo costante e continuo dei parametri ambientali e dell’evapotraspirazione delle piante per fornire agli olivi quanto necessitano che non necessariamente consiste in una totale reintegrazione di quanto perduto nel corso della giornata o della settimana. La tecnica del deficit idrico controllato, che solo fino a qualche anno fa, era sperimentale e raramente utilizzata, anche in virtù del costo dell’acqua irrigua e della sua scarsità nel pieno dell’estate. Esiste ormai una bibliografia piuttosto nutrita, anche se non certo esaustiva, sul comportamento vegeto produttivo di diverse varietà d’olivo a condizioni di deficit idrico controllato, esperienze che, con le dovute cautele, possono essere riportate anche in campo e nella gestione del proprio impianto d’irrigazione.

Impianto di irrigazione a microportata su olivo. Credit: Netafim Italia

Può anche capitare che le risorse idriche presenti sul territorio siano insufficienti alle necessità della coltura, uno scenario che si ripeterà perché la risorsa idrica è destinata, con l’andare del tempo, a contrarsi sempre più soprattutto a discapito della frazione impiegata in agricoltura.
La possibilità di rendere utilizzabili le acque non convenzionali, in particolare quelle reflue urbane, nei comparto agricolo, può dunque rappresentare una soluzione per incrementare la disponibilità idrica, con l’immediato vantaggio di riservare all’uso potabile le risorse qualitativamente più pregiate.

Anche per acque reflue, gli impianti irrigui a microportata e bassa pressione rappresentano la migliore soluzione: la sua efficienza raggiunge valori del 90-95%, contro il 50-60% dei metodi tradizionali, le perdite per evaporazione sono contenute e quelle per ruscellamento, percolazione e distribuzione annullate, i volumi di adacquamento limitati, il contatto con l’operatore e la vegetazione ridotto, la nebulizzazione dell’acqua, che potrebbe, per effetto deriva, bagnare gli organi eduli delle piante, evitata.
Al momento dell'installazione dell'impianto irriguo è però condizione indispensabile conoscere, per la scelta idonea dei filtri e degli erogatori, le caratteristiche fisiche (temperatura, solidi in sospensione e loro dimensione), chimiche (salinità, pH, macro e micro elementi) e microbiologiche (batteri, alghe, funghi, attinomiceti, ecc.) delle acque reflue depurate. Generalmente esse possono avere un contenuto di solidi in sospensione relativamente elevato, sono ricche in ioni che possono dar luogo a precipitati incrostanti, contengono una certa carica batterica che può produrre melme che agiscono da cemento all'interno delle linee adacquatrici provocando la formazione di aggregati di sabbie fini e/o limo. Un errore nella scelta degli appropriati componenti dell'impianto può rendere l'irrigazione localizzata antieconomica per gli elevati costi di manutenzione, per la durata limitata e per la non uniforme distribuzione dell'acqua nell'ambito dell'appezzamento.

I problemi che si possono verificare a seguito dell’uso di acque reflue non si limita tuttavia alla sola gestione e manutenzione dell’impinato ma anche all’accumulo di sostanze indesiderate nel terreno e di contaminazioni igenico sanitarie nelle o sulle olive.
Nel caso dell’uso di acque reflue, è quindi imperativo evitare apporti di volumi irrigui superflui che potrebbero aumentare il pericolo di accumulo di sostanze indesiderate nel sistema suolo e favorire la lisciviazione dei nitrati e la contaminazione delle acque sotterranee. E’ stato però verificato che l’erogazione di circa 1200 m3 di acque reflue non ha arrecato alcun problema di lisciviazione dei nitrati negli strati più profondi del terreno
Se la qualità del suolo non viene compromessa, analisi effettuate sulle olive hanno messo in evidenza la completa assenza di contaminazione fecale quando il prodotto viene raccolto dalla pianta, mentre si riscontra una leggera e non preoccupante contaminazione per il prodotto raccolto al suolo. Generalmente il tempo che intercorre fra la sospensione dell’erogazione delle acque reflue urbane e la raccolta delle olive va da un mese (varietà a maturazione precoce) a 3-4 mesi (varietà a maturazione tardiva). Si consiglia di effettuare l’ultima irrigazione almeno un mese prima della raccolta al fine di evitare eventuali pericoli di inquinamento microbiologico: è stato dimostrato infatti che questo è il tempo necessario per l’abbattimento della contaminazione nel caso di bacche d’uva. Ulteriori accorgimenti consistono nell’usare per la raccolta reti sospese o/e stendere teloni sul terreno che ne impediscano il diretto contatto con le drupe.