L'arca olearia

L’OLIO D’OLIVA MADE IN ITALY DECOLLA, PIU’ VENTI PER CENTO NEL 2006

Superata la barriera del miliardo di euro, un risultato mai raggiunto prima. Il nostro extravergine invade i mercati di Usa e Canada. Positivi risultati anche in Cina e Giappone. Bene la Calabria che ha quadruplicato le esportazioni

16 dicembre 2006 | Graziano Alderighi

E’ record assoluto per il nostro extravergine sui mercati mondiali. Se il 2005 si era, infatti, chiuso con un export di olio d’oliva per un valore di poco più di 900 milioni di euro, ormai è possibile prevedere che il 2006 si concluderà vicino a 1,1 miliardi di euro, superando il fatidico muro del miliardo mai raggiunto in passato, con un incremento, oltre qualsiasi ottimistica previsione, superiore al 20 per cento. E’ quanto rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori all’indomani della diffusione dei dati Istat e ad una indagine a campione sull’andamento dell’export dell’olio d’oliva, vanto del “made in Italy”, da ottobre ad oggi.

Ciò è stato possibile perché accanto agli ottimi risultati dei più noti marchi oleari dell’industria nazionale, l’attività esportativa di numerosissime aziende agricole ha conosciuto un vero boom, inviando il proprio prodotto extravergine e spesso con origine geografica fin oltre Oceano, Stati Uniti e Canada in testa, ma anche in Cina e Giappone.

Le migliori performances sono state conseguite dalla Calabria che, nei primi nove mesi del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ha quasi quadruplicato il valore delle proprie esportazioni; dall’Emilia Romagna che ha segnato un più 61,7 per cento, dal Friuli Venezia Giulia con un più 50,3 per cento, dalla Toscana con un più 41,7 per cento e dal Lazio con un più 40,2 per cento. Positivi anche i risultati di Sicilia, Piemonte e Basilicata, che segnano ognuna una crescita di oltre il 30 per cento; di Liguria e Campania con incrementi oltre il 20 per cento; Lombardia, Sardegna e Molise con aumenti a due cifre e Umbria con un più 7,7 per cento. Fanalini di coda Trentino Alto Adige, Marche, Puglia, Veneto e Abruzzo che, invece, perdono quote del loro export.

Quanto a valori assoluti Toscana, Lombardia e Umbria, grazie alla localizzazione sul loro territorio dei maggiori marchi storici dell’industria e del commercio oleari italiani, da sole coprono oltre il 60 per cento dell’intero export oleicolo nazionale.


Fonte: Cia