L'arca olearia

IN FIORITURA ATTENZIONE A CARENZE IDRICHE E DI NUTRIENTI E AI PATOGENI

L’olivo sta entrando in una fase critica, da cui dipende il risultato produttivo. Macro, microelementi e acqua possono divenire fattori limitanti. La tignola può compromettere le infiorescenze. Vigilanza, cura e tempestività sono le armi

27 maggio 2006 | Graziano Alderighi

Carenze idriche e nutrizionali fino a sei settimane prima della fioritura possono provocare un abbassamento del numero di fiori per infiorescenza e un aumento della probabilità di aborto del pistillo.
Qualora non sorgano avverse condizioni meteo, tra le quali vanno anche inclusi venti eccezionali o provenienti dal mare, quindi carichi di salsedine, e l’antesi, ovvero l’apertura dei fiori avvenga regolarmente, l’attenzione si sposta verso l’impollinazione e la fecondazione.
La massima emissione di polline si ha tre o quattro giorni dopo l’inizio della fioritura, lo stimma, ovvero l’organo sessuale femminile presenta invece dai cinque ai sette giorni di ricettività dal momento della schiusura. Temperature miti e una leggera brezza favoriscono il processo di impollinazione che invece verrà rallentato dalle piogge.

Un fenomeno tipico dell'olivo è rappresentato dall'aborto dell'ovario che si manifesta in diversa misura nelle diverse cultivar, essendo in parte controllato geneticamente, e in proporzioni diverse da un'annata all'altra. Consiste in una mancata o insufficiente crescita dell'ovario ed è fortemente influenzato dallo stato di nutrizione dell'albero, una carenza di micro o macronutrienti può accentuare notevolmente il problema.
Si può affermare quindi che, tra i fattori direttamente controllabili dall’agricoltore, lo stato nutrizionale ed idrico generale della pianta sono quelli maggiormente rilevanti e da monitorare con maggiore attenzione. Ogni elemento chimico, compresa l’acqua, determina un positivo risultato finale, comunque quantificabile nell’ordine del 2-3% di fiori allegati, valori più alti sono da considerarsi eccezionali.
Nessun elemento in particolare svolge un ruolo prevalente esclusivamente sui processi di fioritura, impollinazione, fecondazione, allegagione, ma anzi eccessi, dovuti a squilibrate concimazioni fogliari, possono provocare scompensi oppure, come nel caso del boro, colature fiorali superiori alla media.
Un trattamento nutrizionale per via fogliare, in particolare a base d’azoto, può sicuramente rivelarsi molto utile per permettere alla pianta di far fronte agli elevati richiami di risorse da parte dei germogli e dei fiori ma le dosi da fornire vanno valutate in funzione di vari parametri tra i quali cito le condizioni climatiche, la concimazione eseguita in primavera, il carico di mignola presente e la vigoria degli alberi.

Prays oleae, questo il nome scientifico della tignola dell’olivo, compie tre generazioni all'anno. La larva matura raggiunge i 7-8mm, è grigio-nocciola e talvolta verdastra, mentre l’adulto è una piccola farfalla lunga meno di 1 centimetro di colore grigio scuro con riflessi argentei.
La temperatura minima necessaria agli adulti per essere attivi è di 12-13°C, a tali valori il numero di uova deposte è minimo. Con umidità inferiore al 60% diminuisce la percentuale di schiusura delle uova.
Per la generazione antofaga si ritiene che il 32% dei fiori colpiti, ovvero ove sia visibile la caratteristica maglia di fili sericei, sia sufficiente per far scattare la necessità di un trattamento.
Nel caso si manifesti la necessità di un intervento si possono usare dei ceppi a base di Bacillus thuringiensis a 24000 u.i.. Tali ceppi, rispetto a quelli tradizionali, risultano essere più specifici e con maggior rapidità d'azione.