L'arca olearia
Una campagna olearia povera che vede emergere nuove potenze dell'olio d'oliva
Le previsioni di produzione olivicolo/olearie per il 2017/18 vedono tutti i principali Paesi produttori, ad eccezione della Grecia, in grande difficoltà. In Italia e Spagna produzione dimezzata rispetto al potenziale produttivo. Tunisia in forte crescita ma altre nazioni mostrano trend interessanti
15 settembre 2017 | Alberto Grimelli, Marcello Scoccia
Sarà un'annata povera, che si concluderà, probabilmente con una produzione deficitaria rispetto ai consumi medi degli ultimi anni.
Italia e Spagna sono le nazioni che hanno risentito di più dell'andamento stagionale anomalo, mentre la Grecia mantiene il suo solito livello produttivo. La Tunisia torna ai livelli dell'exploit di due anni fa. A sorprendere però sono la crescita di Marocco e Portogallo, nonché la progressione costante della Turchia.
Vediamo in dettaglio le previsioni di produzione.
In Italia è il centro nord Italia ad aver sofferto maggiormente le condizioni climatiche negative, soprattutto le alte temperature in fioritura e d'estate e la forte siccità. Il sud ha invece risentito meno. L'unica regione a sud che registra una lieve flessione è la Puglia, calo dovuto soprattutto alla scarsa produzione salentina e della leggera flessione dell'area subito a sud di Bari. La Puglia, comunque, produrrà circa la metà dell'intera produzione nazionale, ovvero 120 mila tonnellate. Ottima performance in Sicilia, in particolare quella centro orientale. Dopo la scorsa annata difficile la ripresa è netta con una produzione di 40 mila tonnellate. Simile produzione anche per la Calabria, anch'essa in netta ripresa, eccezion fatta per l'area catanzarese. Male e molto male tutto il centro Italia con le flessioni produttive più importanti sulle regioni tirreniche: Toscana, Lazio e Campania. Lieve ripresa, dopo l'annata disastrosa, per l'Abruzzo, mentre sarà ancora difficile l'annata nelle Marche. Situazione complicata anche sull'altro versante per la Sardegna che dovrebbe essere in flessione dopo l'exploit dell'anno scorso. Situazione discreta in Liguria, con una produzione in lieve crescita rispetto all'anno scorso mentre è scarsa sul lago di Garda.
Nel complesso la produzione italiana oscillerà tra le 230 e le 250 mila tonnellate.
Ricordiamo che il potenziale produttivo dell'Italia, esplicitato due anni fa, è circa 500 mila tonnellate (474 mila la produzione nel 2015/16), quindi la produzione di quest'anno dovrebbe essere la metà del potenziale.
Situazione simile in Spagna. Dopo il record a oltre 1,7 milioni di tonnellate e con un potenziale, confermato da tutti gli analisti, di 2 milioni di tonnellate, la produzione quest'anno si fermerà tra 950 mila e 1,05 milioni di tonnellate, quindi la metà del potenziale.
Il risultato finale dipenderà dalla quantità di piogge che cadranno a fine settembre e a ottobre, nonché dalle rese che si avranno in frantoio a dicembre.
Sicuramente l'area che ha risentito maggiormente della siccità e dei colpi di calore è stata quella di Jaen, mentre in controtendenza dovrebbero essere quelle di Cordoba e Siviglia. Discrete produzioni, anche se il calo ci sarà, anche in Catalogna.
L'unica delle potenze tradizionali del mondo oleario che sorriderà sarà la Grecia, con una produzione di 260-270 mila tonnellate. Non però grazie a Creta, storico bacino oleario greco dove domina la Koroneiki, ma soprattutto grazie alla buona performance del Peloponneso.
Nell'ambito dell'Unione europea il Paese che sorriderà maggiormente sarà il Portogallo che vedrà la sua produzione salire a 120-130 mila tonnellate, grazie alla progressiva entrata in produzione di sempre maggiori impianti. E' lecito attendersi crescite produttive anche per i prossimi anni.
Fuori dall'Unione europea, la sponda nord africana festeggia una campagna olearia molto ricca.
La Tunisia ritorna ai livelli produttivi del 2015/16, con una previsione di 270-300 mila tonnellate.
Ottima produzione, per 120 mila tonnellate, anche in Marocco.
Trend molto positivo anche per la Turchia. Da produzioni di 170-180 mila tonnellate di qualche anno fa sta crescendo costantemente e quest'anno dovrebbe segnare un record produttivo a 220 mila tonnellate.
Anche considerando i massimali di produzione previsti, tutti i principali paesi produttori del bacino del Mediterraneo arriveranno a 2,34 milioni di tonnellate. A questi andrebbe aggiunta la produzione siriana, difficile da quantificare stante lo stato di guerra in corso.
Possiamo approssimare, per eccesso, che l'intero bacino del Mediterraneo possa produrre 2,5 milioni di tonnellate di olio. E' noto che il bacino del Mediterraneo rappresenta circa l'85% della produzione mondiale di olio di oliva. Aggiungendo quindi le 375 mila tonnellate di produzione del resto del mondo, arriviamo a una produzione mondiale da 2,875 milioni di tonnellate, comunque deficitaria rispetto alle 2,9-3 milioni di tonnellate di consumi.
E' lecito attendersi che il prossimo anno sarà il primo in cui la produzione sarà più bassa dei consumi, senza le giacenze, praticamente a zero in tutti i paesi, a poter fare da camera di compensazione.
Sergio Enrietta
19 settembre 2017 ore 09:35I'articolo mi sembra suoni distintamente, per chi ha orecchie per intendere, la campana dell'ultimo giro per le produzioni che non saranno di qualità ben visibile con numeri di analisi seri e completi, anche delle voci sgradite, e ancor più ben gustabile.
Per non scontentare nessuno, la barra è stata per troppo tempo, posta troppo in basso.
Solo una pronta revisione verso il molto più restrittivo dei parametri dell'Extravergine e Vergine potranno al contempo valorizzare con qualità certa il mondo dell'olio di oliva.
Soffrirebbero quelli che non vogliono adeguarsi, però alla lunga migliorerebbero tutti.
Il mercato di qualità vera e sopratutto i suoi consumatori ringrazierebbero.
Buon lavoro a tutti e sopratutto a quelli che ormai scaldano i muscoli per la prossima raccolta.