L'arca olearia
L'olivicoltura andalusa chiede di essere tutelata dall'Unesco
Gli spagnoli sperano di poter festeggiare il riconoscimento in occasione di Expo2015. Nel frattempo Deoleo apre alle richieste Usa: via libera a una revisione delle categorie commerciali dell'olio d'oliva
01 luglio 2014 | T N
Dopo l'acquisizione di Deoleo da parte del gruppo inglese Cvc, la Spagna pensa a come recuperare l'immagine di leader olivicolo mondiale.
Lo fa mettendo in campo la candidatura dell'olivicoltura andalusa quale patrimonio culturale mondiale dell'Unesco.
Un incontro al vertice tra il presidente del Consiglio di Jaen, Francisco Reyes, il rettore dell'Università di Jaén, Manuel Parras, il Presidente del Comitato andaluso per l'Agricoltura Biologica, Francisco Casero e Juan Ramon Guillén, presidente della fondazione che porta il suo nome dedicata ha così formalmente avviato l'iter.
"Non possiamo dimenticare che oltre la sua dimensione paesaggistica, storica artistica, architettonica, archeologica ed etnologica, che questo paesaggio può essere una fonte di sviluppo territoriale" ha sottolineato Reyes “Creeremo una commissione tecnica che sarà formata, inizialmente, dal governo, dall'Università di Jaén, dalla Fondazione Ecovalia e dalla Fondazione Juan Ramon Guillén".
L'obiettivo è far dichiarare patrimonio culturale il territorio che include ben cinque province spagnole: Cordoba, Siviglia, Granada, Malaga e Jaen.
Nel mentre le istituzioni lanciano un progetto per tutelare la biodiversità, le tradizioni e le radici dell'olivicoltura andalusa, Deoleo, presentando il suo report semestrale, apre il settore a un approccio più internazionale e globalizzato.
Gran parte del focus è dedicato alle possibilità di sviluppo commerciale, non tralasciando il mercato di riferimento, ovvero gli Usa, descritto come molto competitivo (“cruel”), dove è possibile che nei prossimi anni, visto l'interesse dei consumatori, nascano nuove imprese di imbottigliamento.
Per farsi trovare pronti, e non perdere quote di mercato, Deoleo propone di tenere in maggiore considerazione le indicazioni e gli indirizzi degli americani per quanto riguarda sia le miscele tra olio d'oliva e di semi sia per quanto riguarda la classificazione commerciale degli oli d'oliva. Il pericolo che si profila all'orizzonte, secondo Deoleo, è che l'industria americana cominci una controffensiva basata sulle proprietà salutistiche di altri oli, come quello di canola, per smorzare la crescita nel consumo di extra vergine che potrebbe perdere appeal. Il mercato statunitense, secondo la tesi di Deoleo, sarebbe estremamente fluido e dinamico, votato quindi alla ricerca di continue novità, specie nel settore della ristorazione, fast food e piatti pronti.
La prospettiva di Deoleo? “Non imporre i nostri sapori e le nostre tradizioni ma essere aperti nel creare nuove categorie e possibilità di innovazione e sviluppo.”