L'arca olearia
La California cerca di anticipare tutti e creare un super extra vergine
Mentre sono in corso le discussioni al Coi per abbassare i limiti di alcuni parametri, primo tra tutti l'acidità, e in Italia l'Alta Qualità è ancora al palo, negli States vogliono varare una nuova classificazione commerciale, introducendo anche nuovi limiti e paletti
26 giugno 2014 | T N
In molti in Italia consideravano la neonata Olive Oil Commission of California come uno strumento propagandistico, destinato a non dare nessun risultato nel breve periodo.
Invece, a poche settimane dal suo insediamento, ha già proposto al California Department of Food & Agriculture (ndr il ministero dell'agricoltura californiano) una serie di regole che modificherebbero sensibilmente il quadro legislativo.
Soprattutto la California, e dunque gli Stati Uniti, si porrebbero all'avanguardia nella legislazione oleicola mondiale, con un grande smacco all'Europa e al Coi.
Vi è da dire che il Consiglio oleicolo internazionale ha da tempo, sui propri tavoli di lavoro, delle proposte per abbassare i limiti dei principali parametri chimici. Allo stesso modo la Turchia, proprio in occasione del recente summit di Madrid, ha proposto una semplificazione delle categorie commerciali.
Per non parlare dell'Italia che ha fermo nel cassetto da oltre due anni il progetto dell'Alta Qualità che avrebbe parametri ben più stringenti di quelli posti dagli stessi californiani.
La vecchia Europa è insomma partita per prima ma rischia di essere sopravanzata all'ultimo miglio e di far vincere la California al fotofinish.
Vediamo però come potrebbe cambiare lo scenario oleicolo in California se la proposta della Olive Oil Commission fosse recepita.
In tema di leggibilità e semplificazione dell'etichettatura, l'”olio di oliva” sarebbe sostituito con la dizione di “olio di oliva raffinato” con specificato che si tratta di un blend tra olio raffinato ed extra vergine. Abbandonata anche la definizione di olio lampante, a favore di un “crude olive oil”, ovvero olio di oliva greggio, non destinato quindi al consumo umano diretto. Verrebbero cancellate le definizioni “pure” e “light” che tanto hanno fatto discutere negli anni scorsi.
Stretta anche sui principali parametri chimici, con l'acidità massima dell'extra vergine portata a 0,5% e i perossidi a 15. Introdotti anche due parametri, le pirofeofitine e gli 1,2 diacilgliceroli, su cui è infuriata per qualche anno una polemica. I chimici statunitensi li considerano buoni marker di qualità, mentre quasi tutti i chimici europei li considerano instabili in ragione di tempo, temperatura e ossigeno.
Di seguito la tabella completa con i parametri per ogni categoria commerciale.
I tempi stringono anche perchè la proposta della Olive Oil Commission sarà esaminata in udienza pubblica il 15 luglio prossimo a Sacramento.
E' chiaro che, se questa proposta divenisse legge, avrebbe effetti immediati solo per gli oli californiani ma che potrebbero richiedere, con più di qualche probabilità di successo, l'adozione da parte del Congresso Usa nel volgere di qualche mese.
E' inoltre certo che, fin da subito, la legge potrebbe manifestare i suoi effetti a livello commerciale con gli importatori e i buyer che potrebbero richiedere il rispetto dei limiti previsti dalla legge californiana.
L'Unione europea avrà la forza di fermare o frenare l'iniziativa californiana, chiedendo che la questione possa essere trattata nel corso del negoziato sul trattato di libero scambio? Oppure gli Usa andranno comunque per la loro strada?