L'arca olearia

Olivicoltori contro imbottigliatori. La storia si ripete negli Stati Uniti

California contro New York. Tra protezionismo e ricerca della qualità gli Usa si spaccano in due, anche a livello politico. I repubblicani californiani considerano l'olio europeo “extra rancido”. I repubblicani newyorkesi proteggono un settore che vale “milioni di dollari”

04 marzo 2014 | T N

Istruttivo e interessante il dibattito sull'olio d'oliva sviluppato dall'Associated press il 23 febbraio scorso (U.S. olive oil producers press for stricter import standards).

Apparentemente si tratta dell'ennesima diatriba sulla volontà, da parte dei produttori americani, di imporre un marketing order, ovvero sostanzialmente regole più stringenti rispetto a quelle attuali, anche sull'olio importato. Una misura considerata protezionistica, a tutela della nascente olivicoltura californiana.

In realtà, in base alla ricostruzione dell'Associated press, la questione è ben diversa e si può tradurre nell'ennesimo scontro tra imbottigliatori e olivicoltori.

I primi hanno una forte rappresentanza a New York, dove hanno sede le principali ditte di importazione e di commercializzazione. I secondi hanno una forte rappresentanza in California, dove è concentrata la produzione americana.
I primi si fanno forti dei risultati non solo degli studi dell'Università di Davis ma anche del rapporto dell'US International Trade Commission che ha, di fatto, diviso il mercato americano in oli di alta qualità e oli di bassa qualità. I secondi si basano sulle regole Coi e sui risultati delle indagini interne dell'associazione di categoria degli imbottigliatori (Noaao) che asserisce come le frodi e le sofisticazioni nel settore siano limitate e riconducibili a casi isolati.

Posizioni opposte che si riflettono anche sulla politica, con diatribe che si concentrano tutte nel partito repubblicano che, da una parte vorrebbe battezzare l'olio europeo come “extra rancido” e dall'altre difende le importazioni e un business da “milioni di dollari”.

Lobbisti contro dunque con il primo round che è andato, senza ombra di dubbio, a favore degli imbottigliatori che sono riusciti a far togliere dalla Farm Bill (l'equivalente della Pac europea) ogni riferimento all'olio d'oliva.

Qualità contro quantità, l'eterno dilemma.

Infatti Eryn Balch della North American Olive Oil Association, l'associazione degli imbottigliatori, ritiene che non sia il momento di imporre regole più stringenti, considerando le potenzialità, ancora inespresse, del mercato. Solo il 40 per cento dei consumatori americani usa l'olio d'oliva e questo ha solo il 15% della quota di mercato degli oli vegetali. “L'industria olearia – ha dichiarato Eryn Balch – ha investito molto per promozionare le virtù salutistiche dell'olio d'oliva. Il potenziale di crescita è illimitato.”

Patricia Darragh, direttrice del California Olive Oil Council (voce della produzione), afferma: “siamo dove era il settore vitivinicolo 20 o 30 anni fa”, auspicando una spinta sul fronte della qualità. Proprio il California Olive Oil Council ha promosso degustazioni guidate per i membri del Congresso al fine di far percepire la differenza tra il prodotto d'importazione europea e quello di alta qualità californiano.
La risposta? Il repubblicano Michael Grimm di Staten Island, New York, ha dichiarato che i suoi elettori sono greco-americani e italo-americani che dunque conoscono bene l'olio e non hanno mai lamentato la qualità di quello d'importazione.

L'eterna diatriba tra imbottigliatori e produttori si apre dunque anche negli Stati Uniti, dopo aver lacerato il settore in tutt'Europa.

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ferdinando de marte

08 marzo 2014 ore 11:43

I paesi del mediterraneo hanno una cultura millenaria dell'olio di oliva radicata nei territori e la diversità delle cultivar presenti il tutto il bacino ne sono la prova.
In questo e lo dico con presunzione, non accettiamo lezioni da nessuno, tanto meno dai californiani che producono un buon olio lampantino anche se di acidità allo 0.2%...
Coltivare gli ulivi, produrre l'olio per noi mediterranei è una passione prima che una questione di affari......

ferdinando de marte

08 marzo 2014 ore 09:34

I repubblicani californiani imparino prima che cos'è la cucina e poi facciano abolire la margherina e tutte quelle porcherie che usano per cucinare