L'arca olearia

FALSO, FALSO, FALSO. IL DNA NON GARANTISCE ORIGINE E PROVENIENZA. IL CODICE GENETICO NON È UN ELEMENTO DI TRACCIABILITÀ O RINTRACCIABILITÀ

È falso che i produttori “grazie alla certificazione del Dna potranno garantire la provenienza delle proprie olive”. È falso che i consumatori “inviando un campione d’olio potranno grazie all’analisi del Dna scoprire l’origine dell’olio di oliva che stanno consumando”. È falso che “l’analisi del Dna apre una nuova frontiera nella tutela e nella certificazione della tracciabilità dell’olio d’oliva italiano”

23 luglio 2005 | Alberto Grimelli

Cos’è il Dna? L’acido desossiribonucleico, questa la traduzione della sigla, è il mattone fondante di ogni essere vivente sulla terra. La doppia elica che rappresenta il Dna conserva i geni, ovvero la memoria dei caratteri anatomici, fisiologici e morfologici di ogni singolo individuo, animale o vegetale che sia.
È per questa ragione che il Dna è esclusivo, ovvero caratteristico e specifico per ogni specie, razza e varietà.
Già da qualche anno alcuni Istituti e Enti di ricerca hanno approfondito le conoscenze sul patrimonio varietale di una o più regioni attraverso lo studio del Dna. In questo modo è stato possibile svelare come, in alcuni casi, cultivar chiamate diversamente e che presentavano caratteri morfologici diversi in realtà erano, su base genetica, la stessa varietà.
Nessuno, fino ad ora, aveva mai pensato di attribuire al codice genetico altre valenze se non la certificazione della cultivar o razza originaria di appartenenza.
Nè il legislatore nè il mondo accademico nè i tecnici hanno pensato al Dna come a elemento che possa garantire l’origine, la provenienza e la tracciabilità di alcun alimento.
Non si tratta nè di disattenzione nè di distrazione nè di mancanza dei mezzi tecnici nè, tanto meno, di mancanza di volontà. Molto più semplicemente il Dna non può ricondurre a un territorio, a un ambiente, a un preciso luogo di origine e provenienza. Il Dna non permette di identificare l’azienda produttrice nè le tecniche agronomiche o di estrazione adottate.
Come d’altronde potrebbe?
Una stessa varietà può essere diffusa in un’intera regione, oppure in una nazione oppure anche a livello internazionale.
Esempi?
La varietà Taggiasca è diffusa in tutta la Liguria.
La varietà Moriaiolo è diffusa in molte regioni del Centro-Nord.
Le varietà Frantoio e Leccino sono diffuse in tutta Italia ma anche in Cile, Argentina, Australia, Sud Africa...
Attraverso l’analisi del Dna è possibile quindi certificare, con ragionevole certezza, che un olio extra vergine d’oliva è prodotto esclusivamente da olive di determinate varietà, ma il consumatore non può sapere da quali oliveti queste provengono.

Le dichiarazioni della Olioro Srl, contenute in una loro mail pubblicitaria giuntaci di recente, sono quindi imprecise, non veritiere, se non addirittura ingannevoli.
È infatti falso che i produttori “grazie alla certificazione del Dna potranno garantire la provenienza delle proprie olive”.
È infatti falso che i consumatori “inviando un campione d’olio potranno grazie all’analisi del Dna scoprire l’origine dell’olio di oliva che stanno consumando”.
L’intera frase: “La tanto sentita e quanto mai opportuna esigenza dei produttori olivicoli di certificare inequivocabilmente la qualità e l’origine delle produzioni, può oggi trovare adeguata risposta attraverso il ricorso ad innovative proposte analitiche, elaborate su basi rigorosamente scientifiche e fondate sulla ricerca del Dna vegetale nell’olio e nell’identificazione della sua natura.” è fondata su presupposti errati.
Ripeto, l’analisi del Dna non può certificare altro che l’appartenenza a una determinata razza o varietà, indipendentemente dall’origine geografica.
Ecco perchè è tanto più assurda la dichiarazione “L’analisi del Dna apre una nuova frontiera nella tutela e nella certificazione della tracciabilità dell’olio d’ oliva Italiano.”
Queste affermazioni della Olioro Srl possono però generare notevole confusione nel consumatore, possono creare false aspettative, errate credenze che vanno a discapito del settore oleario del nostro Paese.