L'arca olearia

Una biodiversità genetica ricchissima nell'olivicoltura del Sud Italia

La stessa varietà custodita in due diversi campi collezione si è dimostrata geneticamente diversa. Le qualità chimico-qualitative dell'olio d'oliva sono strettamente correlate al genotipo varietale

13 luglio 2013 | Angela Cicatelli, Italia De Feis, Stefano Castiglione, Tancredi Fortunati

L'olivo (Olea europea L.) è stato probabilmente uno dei primi alberi da frutto addomesticati dall'uomo più di 5500 anni fa. I primi alberi d'olivo selezionati dall'uomo per la produzione di olio sono stati quasi certamente ottenuti da piante di olivo selvatico, noto come olivastro.

Secondo un recente studio, condotto da un team internazionale coordinato dal dottor Guilleume Besnard, l'origine dell'olivo coltivato può essere localizzata ai confini tra Turchia e Siria, nel cosiddetto "Levante Settentrionale". Da lì, molto probabilmente, l'olivo ha seguito poi le rotte migratorie e le comuni vie di civilizzazione del Bacino Mediterraneo, che lo hanno portato sino alla Magna Grecia. A conferma di quanto detto si possono osservare, raffigurati in dipinti ritrovati a Pompei che hanno come sfondo le campagne della Magna Grecia, alberi d'olivo già di notevoli dimensioni.

Una delle più antiche varietà di olivo, la Pisciottana, oggetto del nostro studio e ancora coltivata nell'area di Pisciotta (una ridente cittadina situata a sud di Salerno nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano), da cui appunto prende anche il nome, fu ivi introdotta molto probabilmente dai Focesi circa 2500 anni fa dopo la fondazione della città di Velia. Ancora oggi si possono ritrovare a Pisciotta e Ascea esemplari di incredibili dimensioni (Figura 1) la cui età può essere certamente prossima al migliaio di anni.

Nel corso dei secoli e con il progredire delle tecniche agronomiche di coltivazione, oltre all'opera di selezione operata dall'uomo, si sono prodotte un numero incredibile di varietà d'olivo, ognuna con peculiari caratteristiche in termini di resistenza alle malattie, adattamento ai vari ambienti pedo-climatici dell'areale Mediterraneo e qualità dell'olio. In Campania, una delle regioni Italiane particolarmente vocate, assieme alla Puglia, per la produzione di olio extra vergine d'olivo, si contano circa una quarantina di varietà alcune delle quali di antica origine come la Pisciottana appunto, la Salella o la Frantoiana.

Attualmente la regione Campania può fregiarsi di ben tre oli DOP (Denominazione di Origine Protetta) e altri tre sono in fase di registrazione. L'olio DOP "Cilento" gode di tale riconoscimento già da una quindicina d'anni (agosto 1998) e proprio l'olio e gli uliveti del Parco Nazionale del Cilento sono stati oggetto del nostro studio. Non bisogna infatti dimenticare che l'olio extra vergine d'oliva è parte integrante e fondamentale della "Dieta Mediterranea", inserita dall'UNESCO nel Novembre del 2010 nella lista dei patrimoni intangibili dell'Umanità. Questo grazie anche ai pionieristici studi del dottor Ancel Kyes che visse per alcune decine di anni, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, a Pioppi, un piccolo paese della costa Cilentana, ove oggi è possibile visitare il museo della "Dieta Mediterranea". Il dottor Kyes, grazie ad approfonditi studi epidemiologici, poi confermati da innumerevoli altri, dimostrò come la "Dieta Mediterranea", da lui studiata e descritta durante la sua permanenza in Cilento al seguito delle truppe alleate, fosse, tra tutte quelle seguite dall'uomo, la più equilibrata e salubre.

Dal momento che poco è noto circa le caratteristiche chimico-qualitative degli oli, e molecolari delle varietà d'olivo del Cilento, io e il mio gruppo di ricerca abbiamo deciso di approfondire questo argomento analizzando sia il profilo degli acidi grassi di alcuni oli monovarietali, che quello degli acidi nucleici (DNA) delle corrispondenti piante di olivo, da cui si era prodotto l'olio, ma anche quello degli alberi d'olivo presenti nei giardini del Campus dell'Università di Salerno a Fisciano. I risultati scientifici prodotti dal nostro studio, recentemente pubblicato sulla rivista Plant Science*, hanno evidenziato come il contenuto degli acidi grassi degli oli delle varietà Cilentane, determinato mediante analisi gas cromatografica per tre raccolti consecutivi (2009, 2010 e 2011), si è sempre mantenuto costante in relazione alla varietà e ai frutti degli alberi d'olivo da cui si è spremuto l'olio extra vergine (Tabella 1).

Questo dato assai riproducibile nel tempo ci ha fatto supporre come le qualità chimico-qualitative dell'olio d'oliva siano strettamente correlate al genotipo varietale e non tanto alle condizioni pedo-climatiche e alle pratiche colturali adottate. In particolare si è potuto constatare come la varietà Salella coltivata a Orria, comune del Parco Nazionale del Cilento, sia ricca di acidi grassi poli-insaturi omega-3 e -6 (Tabella 1).

Gli oli extravergini monovarietali di Salella, Frantoina, Leccino-Frantoina e Pisciottana si distinguno l'uno dall'altro per l'unicità del profilo dei propri acidi grassi (Figura 2).

La biodiversità genetica della collezione degli alberi d'olivo da noi indagata, che comprendeva sia alberi di oliveti del Parco Nazionale del Cilento che del Campus Universitario di Salerno, è stata stimata amplificando, mediante PCR** (Polymerase Chain Reaction), otto loci microsatelliti*** altamente polimorfici e confrontata con quella di 10 tra le varietà più comunemente coltivate in Campania e conservate presso il "Centro di Ricerca per l’Olivicoltura e l’Industria Olearia" (Rende-CS). L'elaborazione bioinformatica dei dati molecolari ha rivelato la presenza di circa un centinaio di genotipi distinti tra i 136 alberi della collezione di olivi analizzata e sette omonimie, ovvero varietà dall'identico nome ma dal genotipo differente. In particolare tutte le varietà coltivate negli oliveti del Cilento e da noi sottoposte a indagine molecolare si sono rivelate diverse da quelle forniteci dal Centro Ricerche di Rende (Tabella 2).

Gli olivi del Campus universitario di Fisciano hanno mostrato anch'essi un notevole grado di biodiversità genetica, si è anche però constatato come alcuni alberi d'olivo analizzati presentino il medesimo genotipo probabilmente per moltiplicazione vegetativa, pratica adottata sin dagli albori dell'agricoltura per mantenere inalterate nel tempo sia le caratteristiche genetiche che fenotipiche**** delle varietà d'olivo selezionate dall'uomo per caratteri superiori (resistenza alle malattie e stress, produttività, qualità dell'olio, etc.).

In conclusione questo studio ci ha permesso di caratterizzare alcune antiche e recenti varietà di olivo della Campania sia dal punto di vista chimico-qualitativo degli oli che da quello genetico-molecolare. In particolare, l'olio della varietà Salella, sebbene geneticamente differente dalla varietà conservata presso il Centro Ricerche per l'Olivicoltura di Rende, si distingue dagli altri oli analizzati del Parco Nazionale del Cilento per l'elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi, assai importanti da un punto di vista salutistico-alimentare. L'analisi bio-molecolare del DNA di circa 130 alberi d'olivo sia del Parco Nazionale del Cilento che del Campus Universitario di Fisciano ha evidenziato la presenza di un centinaio di differenti genotipi, da questo momento parte integrante del germoplasma olivicolo Italiano, che andrebbero introdotti e mantenuti presso la collezione nazionale del Centro Ricerche di Rende. L'auspicata introduzione di questi nuovi genotipi nella collezione nazionale di Rende amplierebbe notevolmente la base genetica del germoplasma olivicolo ivi mantenuto, aspetto non di poco conto qualora fossero progettati programmi di miglioramento genetico per la selezione di nuove varietà dai caratteri fenotipici superiori.

Bibliografia

*Cicatelli e collaboratori, Plant Science, 2013- http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0168945213001192
**http://it.wikipedia.org/wiki/Reazione_a_catena_della_polimerasi
***http://it.wikipedia.org/wiki/Microsatelliti
****per fenotipo si intende la manifestazione osservabile dei caratteri genetici di ogni organismo

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Raffaele Pingue

18 luglio 2013 ore 14:02

Cosa sapreste dirmi della cultivar Ortolana e Ortice?