L'arca olearia
30 parlamentari a difesa della legge Salva Olio Italiano

Colomba Mongiello parla di “strane coincidenze”: non solo il ritiro della norma contro le ampolle da parte di Ciolos ma anche il parere dell'Antitrust che invita il parlamento a intervenire su una legge in vigore dal 1 febbraio 2013
15 giugno 2013 | T N
L'annuncio dell'interrogazione parlamentare a favore della legge Salva Olio Italiano è stato dato in occasione del convegno Federdop, il 10 giugno scorso a Roma, ma già da quattro giorni aveva raccolto la firma di 30 parlamentari di ogni colore politico.
“Dobbiamo essere noi a trovare i metodi per proteggere i nostri prodotto – ha dichiarato l'onorevole Colomba Mongiello, prima firmataria dell'interrogazione e relatrice della legge che porta il suo nome – la contraffazione pesa per 60 miliardi sul Pil del nostro paese. E' innammissibile. E' chiaro che sta a noi darci delle regole per proteggerci, come per la Salva Olio Italiano. A questo proposito vedo strane coincidenze ma noi siamo all'erta. Nell'interrogazione parlamentare abbiamo richiesto spiegazioni al Ministro De Girolamo a proposito del merito e del metodo del parere dell'Antitrust (ndr Teatro Naturale ne aveva dato conto la scorsa settimana).”
A difendere la legge anche i consumatori, per bocca del Presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti: “ingaggeremo battaglia con l'Antitrust sul parere contrario alla legge Mongiello. Non può essere che l'Antitrust entri nel merito dell'informazione al consumatore buttando sul tavolo la competitività. Chi se ne frega della competitività quando parliamo di chiarezza e completezza dell'informazione nei confronti del consumatore.”
Di seguito il testo dell'interrogazione a risposta orale 3-00117 del 11 giugno 2013.
MONGIELLO, REALACCI, RUSSO, CATANIA, OLIVERIO, CENNI, BELLANOVA, MARIANO, FIORIO, FERRARI, MARROCU, DECARO, ANZALDI, GINEFRA, COVELLO, TENTORI, CERA, DI GIOIA, CINZIA MARIA FONTANA, TARICCO, VENITTELLI, FAENZI, LUCIANO AGOSTINI, MAZZOLI, SCANU, MATTIELLO, MONTRONI, MORETTI e ANTEZZA.
Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
l'olio extravergine di oliva è uno dei prodotti agroalimentari italiani più esposto a rischio di frode e contraffazione a danno dei consumatori, con la frequente immissione sul mercato, tra l'altro, di oli di oliva deodorati, di bassa qualità, aventi un valore di mercato molto inferiore a quelli di reale provenienza nazionale;
con la legge 14 gennaio 2013, n. 9 è stato approvato un complesso di norme finalizzate ad assicurare la massima trasparenza e legalità nella filiera degli oli di oliva vergini; le norme approvate risultano strategiche anche per garantire la solidità, la competitività e la distintività del Made in Italy e delle imprese agricole italiane;
la tutela dell'identità dei prodotti nazionali contro le frodi alimentari e, nello specifico, degli oli di oliva vergini prodotti da olive nazionali, è uno strumento fondamentale per le imprese agricole italiane al fine di battere la concorrenza sul mercato di olio proveniente da altri Paesi, spesso di qualità inferiore e con minori garanzie di salubrità;
l'olivicoltura italiana è una risorsa importante per la maggior parte delle regioni, svolgendo anche una pregevole funzione paesaggistica oltre a garantire la produzione di oli di oliva vergini di elevata qualità, tanto da rappresentare un settore produttivo strategico per il Made in Italy agroalimentare e per l'economia locale;
con segnalazione AS 1048 del 23 maggio 2013, l'Autorità garante ha formulato osservazioni sulle norme di riforma in materia di qualità e trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini, approvate con legge 14 gennaio 2013, n. 9, recante «Norme sull'indicazione dell'origine e la classificazione degli oli di oliva»;
specificatamente, l'Autorità ha segnalato alcune criticità della legge relative alle modalità di adozione – con riferimento alla violazione della direttiva comunitaria 98/34/CEE che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche – alle limitazioni temporali introdotte per la vendita sottocosto ed all'introduzione di alcune tipologie di pratiche commerciali ingannevoli;
la segnalazione formulata dall'Autorità garante, le cui osservazioni non sembrano condivisibili sotto molteplici aspetti, contrasta con gli obiettivi di trasparenza e tutela della concorrenza e della legalità che la stessa è chiamata istituzionalmente a perseguire;
con specifico riferimento alla procedura di adozione della legge n. 9 del 2013 le Autorità italiane, hanno notificato alla Commissione, oltre alle disposizioni qualificabili come tecniche, l'intero progetto di legge per mera completezza di lettura e di informazione e, nell'ambito della procedura avviata il 21 novembre 2012 con la notifica da parte dell'Italia del progetto di legge, la Commissione ha formulato osservazioni soltanto su due disposizioni, senza nulla rilevare sul resto del testo;
il semplice fatto di portare a conoscenza della Commissione il complesso delle disposizioni contenute nella legge non impedisce di mettere in vigore immediatamente e quindi senza attendere i risultati della procedura d'esame prevista dalla direttiva, le disposizioni che non costituiscono regole tecniche (così Corte di Giustizia, punto 42, sentenza 16 settembre 1997, nella causa C-279/94);
con specifico riferimento alle vendite sottocosto, tali operazioni commerciali, seppure, nella normalità, legittime e utili strumenti concorrenziali, nel settore dell'olio extravergine di oliva rischiano di legittimare pratiche commerciali scorrette ed hanno l'unico effetto di pregiudicare le imprese nazionali virtuose, operanti nel pieno rispetto delle norme di legge e che, per questa ragione, hanno costi di produzione maggiori;
rispetto alla ingannevolezza delle pratiche commerciali in cui risultino omesse o falsate le indicazioni relative alla zona geografica degli oli vergini di oliva, consolidato indirizzo giurisprudenziale nazionale più volte ha confermato la decettività di marchi che richiamino caratteristiche rilevanti dell'olio da località rinomate per la produzione (cfr, a titolo di esempio, Consiglio di Stato, sezione VI, 6 marzo 2001, n. 1254) e la stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato in numerose delibere ha evidenziato la necessità di rafforzare il contrasto a pratiche commerciali ingannevoli per quanto riguarda l'origine geografica degli oli;
la richiamata segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato pubblicata a distanza di cinque mesi dall'approvazione della legge 14 gennaio 2013 n. 9 appare agli interroganti intempestiva oltre che priva di incidenza in ordine alla valutazione della eventuale natura di regola tecnica delle disposizioni evidenziate;
appare altresì fuorviante che la stessa autorità abbia sollevato critiche, argomentando sulla pretesa violazione della clausola standstill in ordine a precise disposizioni – come la vendita sotto costo – neppure osservate dalla Commissione europea come risulta dalla richiesta di informazioni del 28 febbraio 2013 (EU – PILOT/4632 137AGRI);
l'Autorità ha omesso inoltre di valutare, e quindi di evidenziare, che tra le finalità precipue della legge vi siano quelle di assicurare il corretto funzionamento del mercato degli olii di oliva vergini ed al contempo di introdurre strumenti di controllo giustificati da esigenze di interesse generale concernenti, in particolare, la tutela della collettività da fenomeni di criminalità organizzata nel settore agroalimentare –:
quale sia la posizione del Governo in merito alla segnalazione dell'Autorità;
se, alla luce delle considerazioni esposte in premessa, il Ministro interrogato non ritenga opportuno ignorare la segnalazione dell'Autorità;
quali controlli e verifiche siano stati posti in essere in merito all'attuazione della nuova legge n. 9 del 2013 e se non intenda in ogni caso assumere iniziative per assicurare la piena attuazione della legge citata. (3-00117)
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Accedi o RegistratiLuigi Tega
16 giugno 2013 ore 15:33Mi permetto, a distanza di alcuni giorni, di porre mie nuove considerazioni sul proliferare di leggi finalizzate a salvare l’Olio italiano
Prima di tutto volevo ringraziare il dott Giovanni Breccolenti per le parole che ha usato nel definire le mie produzioni, tanto inaspettate quanto immeritate.
Comunque è innegabile che faccia piacere aver dei simili attestati di stima da un esperto del settore.
Ciò premesso, visto che la polemica si è un po' affievolita è bene rinfocolare, ovviamente sempre rimanendo nell'alveo del rispetto per le posizioni altrui come ho sempre fatto in questi anni.
Il titolo che vorrei dare a questo mio intervento è : "il grande inganno".
Non trovo titolo più adatto per descrivere la situazione in cui il mondo dell'olio è precipitato con soddisfazione ed autocompiacimento.
30 Parlamentari a difesa della legge salva olio italiano; innanzi tutto una maggior prudenza nel definire le proprie proposte di legge sarebbe auspicabile : senza entrare nel merito abbiamo già assistito a leggi “Salva Italia” che, visti gli ultimi dati sull’economia italiana, si sarebbero dovute presentare con minor enfasi….
A parte questo ,la notizia si sposa bene con l’articolo successivo che descrive una furiosa Elia Fiorillo accusare di "schizofrenia istituzionale l'aver bloccato l'iter del regolamento europeo, da parte del Commissario Ciolos, che doveva fare chiarezza sul fronte dell'etichettatura delle confezioni di olio d'oliva e sul divieto del rabbocco per quanto concerne la ristorazione”.
I due articoli si legano perché evidentemente entrambi vedono come unica causa delle difficoltà in cui si trova il mondo oleico italiano la carenza di una legislazione più rigida e severa.
Il grande inganno è questo. Pensare che le problematiche del comparto derivino da una carenza di legislazione è null’altro che un grande inganno perpetuato da enti, istituzioni, associazioni di categoria parlamentari ecc……. nei confronti del mondo oleico tutto.
Basti ricordare le lacrime di commozione del dott Sergio Marini all’approvazione della legge che sanciva l’obbligatorietà dell’introduzione in etichetta della provenienza Italiana, Comunitaria, Extracomunitaria.
Anche allora si attendeva un effetto salvifico della norma ed anche allora esprimevo alcune mie perplessità sugli effetti reali che tale norma avrebbe portato.
Ricordo di aver discusso con alcuni esponenti di Coldiretti assolutamente convinti che il prezzo dell’olio italiano sarebbe esploso dopo l’introduzione di questa norma.
Oggi se leggo il borsino dell’olio vedo che Andria quota poco più di 30 cent della Grecia e poco più di 40 cent dell’olio andaluso, cioè la stessa identica differenza di quotazione di 4/5/10 anni fa.
Oggi vediamo nuovi colpevoli, nella distribuzione che vende sotto costo nei millimetri della scritta sull’etichetta o addirittura nella ristorazione!!!!!!!!INCREDIBILE!!!
Solo quando inizierà a fare una vera , ma anche dura e cruda , operazione verità, potrà iniziare una, seppur problematica, rinascita.
Luigi Tega
giovanni breccolenti
16 giugno 2013 ore 18:31Visto che difficilmente(ma non bisogna demordere) si realizzerà il sogno che un qualsiasi cittadino Italiano(e non solo) sappia riconoscere un buon olio (e per buono intendo un olio fatto con tutti i crismi, con un bel fruttato fresco pulito, piccante e giustamente amaro), da uno mediocre (fruttato stramaturo, tendente al dolce e poco piccante, insomma vicino alla piattezza addirittura spesso preferito per totale ignoranza verso il prodotto olio) bisogna dotare di armi sempre piu' affilate gli organismi di controllo per garantire almeno la provenienza. Quella piu' temibile, per chi ha in mente furbate varie, è quella del DNA-test nell'olio che fa risalire alle varietà di olive usate per l'ottenimento dell'olio o all' aggiunta anche di quantità minime di oli estranei all'oliva. Sicuramente ogni dubbio(perchè ce ne sono) di aggiunta di piqual nell'olio Italiano verrebbe azzerato(difficilmente dimostrabili davanti a un giudice solo col panel test, anche se non dovrebbe essere cosi’ visto il valore di prova assunto dal test). .
Leggevo un commento del sign Delogu su un altro articolo di teatro naturale che sostiene che il mondo oleicolo non ha bisogni di tecnici ed esperti di marketing. Io invece penso che il bene del nostro prodotto di qualità abbia bisogno di queste due figure ma solo se altamente qualificate, in perfetto connubio e se soprattutto usati per far conoscere il prodotto olio in tutte le sue sfaccettature. Il tecnico ed esperto di olio che insegna e l'altro che divulga la vera sostanza e non solo l'immagine. Perchè si affermi la qualità, tutta la linea deve essere di qualità, dal campo alla trasformazione per finire alla valorizzazione e al marketing.
Le parole d’ordine sono: produrre sempre meglio, far conoscere questo meglio, esaltazione delle proprietà salutiste e edoniste di questa magnificenza.