L'arca olearia
L'influenza di temperatura e umidità sulla fioritura dell'olivo
Per fortuna è arrivata l'alta pressione sul nostro paese ad aiutare l'olivicoltura. Ma ora spunta la paura per le ondate di caldo. Qual'è la capacità dell'olivo ad adattarsi a difficili condizioni meteo?
08 giugno 2013 | R. T.
Caldo ma anche possibili ritorni di freddo. Mignola ancora chiusa o appena aperta in molte aree del centro nord Italia. Allegagione appena avvenuta nel Sud. E' un periodo critico per l'olivo in cui è determinante il fattore meteo.
Una ricerca greca, di pochi anni fa, ci permette di meglio comprendere la dinamica dell'impollinazione rispetto a differenti condizioni di temperatura e umidità. Quattro le varietà d'olivo prese in esame: 'Koroneiki', 'Kalamata', 'Mastoidis' e 'Amigdalolia' durante tre anni di prove.
La germinabilità del polline e la crescita del tubetto pollinico è quindi stata valutata dopo periodi di pre-incubazione a temperature di 10, 20, 30 e 40 gradi e con tassi di umidità, in combinazione, del 80, 40, 30 e 20% rispettivamente.
Il trattamento con la più alta temperatura di pre-incubazione (40 °C) ha impedito la germinazione del polline in 'Koroneiki' e 'Mastoidis', mentre meno colpite sono state 'Amigdalolia' e 'Kalamata' con percentuali medie di germinazione comunque molto basse (7,6 e 2% rispettivamente) .
Nel caso di pre-incubazione a 30 °C vi è stato un impatto negativo sulla germinazione del polline per la 'Koroneiki' (-65%), 'Kalamata' (-20%) e 'Amigdalolia' (-72%) rispetto alla temperatura ottimale di 20 °C.
Con temperature molto elevate non è stata sola la germinabilità a essere compromessa. A 40 °C è infatti diminuita significativamente anche la lunghezza del tubo pollinico in 'Kalamata' (-50%) e 'Amigdalolia' (-52%). Si tratta di percentuali sempre riferite alla temperatura ottimale di 20 °C.
Al di là dei singoli dati è interessante notare come lo stress da temperatura influisca in maniera sensibilmente diversa in ragione della varietà tanto da considerare alcune cultivar come tolleranti al caldo in fase di fioritura e altre molto sensibili.
Il fattore genetico, tuttavia, non influisce solo sulla risposta a stress abiotici ma anche in ragione di fattori, anche meccanici, che possono ridurre il numero di fiori. Una seconda ricerca, questa volta israeliana, infatti mostra l'alta flessibilità dell'olivo in ragione di diversi interventi operati in fioritura. Ad esempio la rimozione, in pre-fioritura, fino al 50% dei fiori non ha inciso sull'allegagione e la produttività. La rimozione della metà delle infiorescenze ha provocato un raddoppio della percentuale di allegagione. Ma non tutti i fiori e le infiorescenze dell'olivo sono uguali, essendo quelle distali, generalmente più fertili e la loro eliminazione generalemnte comportando perdite più significative della produzione. Anche in questo caso la varietà gioca un ruolo fondamentale. Nella cultivar Santa Caterina, per esempio, è stato riscontrato un aumento dell'allegagione quando l'80% dei fiori per infiorescenza sono stati rimossi. In questa cultivar i fiori laterali erano significativamente più fecondi di quelli centrali. L'opposto, invece, si è verificato per la varietà Manzanillo.
Bibliografia
Georgios C. Koubouris, Ioannis T. Metzidakis, Miltiadis D. Vasilakakis, Impact of temperature on olive (Olea europaea L.) pollen performance in relation to relative humidity and genotype, Environmental and Experimental Botany, Volume 67, Issue 1, November 2009, Pages 209-214
S. Lavee, L. Rallo, H.F. Rapoport, A. Troncoso, The floral biology of the olive: effect of flower number, type and distribution on fruitset, Scientia Horticulturae, Volume 66, Issues 3–4, October 1996, Pages 149-158
Laura Maria Berti
08 giugno 2013 ore 07:23sarebbero più utili dati sulle varietà autoctone italiane che su quelle greche o isrealiane: i nostri ricercatori sarebbero ,forse anche in modo indiretto, un po' gratificati sapendo che dalla divulgazione della loro attività quotidiana,così poco remunerata e stimata, gli ulivicontori ne traggono comunque beneficio.